2021-01-13
Conte cammina sul filo del voto
Matteo Renzi ci ha abituato a molte capriole. L'uomo è un giocatore d'azzardo, avvezzo ai bluff e a dire il contrario di ciò che pensa di fare. Su di lui esiste ormai una copiosa letteratura, che parte non dall'episodio che molti ricordano, ovvero dal famoso hashtag #enricostaisereno, ma da quando giurò e spergiurò che avrebbe concluso il proprio mandato di sindaco a Palazzo Vecchio. Dunque, visti i precedenti, è difficile immaginare che cosa farà da oggi, se cioè ritirerà l'appoggio al governo Conte, aprendo la crisi, o si accontenterà dei soliti giochi di Palazzo, delle dimissioni dei suoi ministri, ma senza che questo significhi il venir meno della maggioranza. Il suo obiettivo rimane l'uscita di scena di Giuseppe Conte, che nei suoi sogni dovrebbe tornare a fare il professore per poi sparire. Ma se il desiderio di far cadere il presidente del Consiglio per sostituirlo con qualcun altro esponente politico è forte, altrettanto forte è la paura delle elezioni. Se per un qualsiasi imprevisto la partita della verifica dovesse sfuggirgli di mano e si andasse dritti al voto, per l'ex segretario del Pd sarebbe la fine. A Italia viva le uniche urne che si aprirebbero sarebbero quelle cimiteriali, in quanto in una competizione elettorale, il partito di Renzi non riuscirebbe probabilmente neppure a entrare in Parlamento. Con l'attuale legge, il centrodestra farebbe blocco e a sinistra si sommerebbero i partiti dell'attuale maggioranza, con Conte al comando. È evidente che i guastatori del senatore semplice di Scandicci finirebbero schiacciati dai due schieramenti. E i primi a godere nel vedere stritolati i transfughi sarebbero ovviamente gli ex compagni del Pd, che da un anno e più considerano il gruppuscolo una spina nel fianco di cui farebbero volentieri a meno. Sì, Renzi e i suoi rischiano grosso, ma come i giocatori di poker che sanno di poter perdere tutto, fino all'ultimo l'ex presidente del Consiglio prova a bluffare, sperando che a cedere sia l'altro giocatore. E qui entra in campo Conte, che nonostante la sua aria cheta ha i nervi d'acciaio e, al pari del suo rivale, sa fare il contrario di quello che dice. L'avvocato di Volturara Appula tutto vuole fare tranne che cedere a Renzi e dunque, dietro il tono tranquillo che manifesta in pubblico, prepara l'offensiva. Quando Matteo Salvini gli annunciò il benservito, pronto a rimandarlo in cattedra a Firenze, il vice dei suoi vicepremier (così lo definiva Repubblica) si dimostrò remissivo, ma nelle mani guantate la pochette con le unghie (così l'ha soprannominato Dagospia) nascondeva un pugnale e il capo della Lega se ne accorse solo quando gli girò le spalle. Dunque, nonostante Renzi sia abituato ad alzare la posta e confidi in un capitombolo del premier, non è detto che le cose finiscano come l'ex Rottamatore si augura. Per Renzi, il massimo del trionfo sarebbe costituito da una brutta caduta di Conte che consegnasse il presidente del Consiglio ai posteri. Dopo di che, tolto di mezzo il professore, il fondatore di Italia viva punterebbe a sostituirlo con Dario Franceschini o con Luigi Di Maio, certo di poterli condizionare entrambi con un trio di ministri italovivi piazzati nei punti strategici del governo. Difficile però che i 5 stelle accettino che il governo sia guidato da un esponente del Pd, cioè da un partito che nel 2018 ha perso le elezioni e che in Parlamento ha la metà degli onorevoli grillini. Difficile però anche che Zingaretti accetti di reggere il moccolo all'attuale ministro degli Esteri, ovvero a Giggino 'o cammelliere (meravigliosa la foto con Mohammed bin Salman in una tenda nel deserto). Ma visto che né un esponente grillino né uno piddino rappresenterebbero la soluzione, in caso di dimissioni del governo qualcuno ventila l'ipotesi Cartabia, dal nome dell'ex presidente della Corte costituzionale. La professoressa ovviamente non vede l'ora di accomodarsi sulla poltrona di Palazzo Chigi e di trascurare i suoi amati studi, tuttavia la guida tecnica di un governo politico, per di più in un momento di pandemia e di crisi economica, è più facile a dirsi che a farsi. Conte ci ha messo oltre un anno a imparare come fregare gli alleati e dunque la prima premier italiana avrebbe giusto il tempo di ambientarsi che già sarebbe ora di fare le valigie. Un governo della professoressa poi non piacerebbe neppure a Renzi il quale, liquidato un docente, se ne troverebbe un altro pronto a bacchettarlo, senza cioè lasciargli fare i giochi che gli riescono meglio, ovvero occupare le poltrone. E poi chi dice che Conte leverebbe le tende senza provare a rovesciare il tavolo, si farebbe cioè da parte rinunciando a tutto? Se perdesse Palazzo Chigi, potrebbe essere tentato di mobilitare i suoi per andare dritto filato alle elezioni, magari come leader di una coalizione di cui facciano parte grillini e piddini. Insomma, come avrete capito, i calcoli sono complicati e anche le soluzioni. La più facile (per tutti i protagonisti), è un'intesa all'italiana, dove tutti possano dire di avere vinto, ovvero un pastrocchio chiamato Conte ter. In pratica, l'avvocato di Volturara Appula succede a sé stesso, si cambia qualche ministro e Renzi da due che ne aveva se ne prende tre. Il premier potrà cantare vittoria, perché sarà sempre lui a dare le carte, l'ex premier potrà fare altrettanto perché avrà piazzato una pedina dove gli serve. Gli unici che di sicuro avranno perso saranno gli italiani, sulla cui pelle si è giocata la partita. Ps. Una speranza ci rimane: che alla fine qualche cosa scappi di mano e si finisca alle elezioni. Teniamo le dita incrociate.