Nuova modifica alla direttiva grazie all’asse fra Spagna e Paesi del Nord. Per l’ortofrutta si potrà usare il cartone, che dovremo importare da Svezia, Finlandia e Norvegia. Beffa: aumenterà lo spreco alimentare.
Nuova modifica alla direttiva grazie all’asse fra Spagna e Paesi del Nord. Per l’ortofrutta si potrà usare il cartone, che dovremo importare da Svezia, Finlandia e Norvegia. Beffa: aumenterà lo spreco alimentare.Altre cattive notizie in arrivo da Bruxelles. Ieri, la presidenza spagnola, a trazione socialista e su input di Pedro Sánchez, ha predisposto un nuovo testo sulla normativa degli imballaggi. Peggiorativo rispetto a quello steso la scorsa settimana fa, che era a sua volta una botta per il nostro Paese. Il Consiglio ha infatti cancellato più della metà delle modifiche che l’Europarlamento era riuscito a votare rispetto alla proposta iniziale della Commissione all’epoca a trazione Frans Timmermans. La scorsa settimana era stato infatti chiuso un accordo con Berlino per rivedere la direttiva sul packaging. Innanzitutto smontando le esenzioni sulle bioplastiche e sull’obbligo di riuso per il vino. Ma anche ripristinando il divieto di immissione sul mercato dei micro imballaggi monouso per i prodotti ortofrutticoli e per il confezionamento di cibi e bevande. Con il risultato che secondo questa versione si favorisce il riuso e si penalizza riciclo, nel quale l’Italia è leader. E del resto le posizioni sono assai composite. È trapelato per esempio che Germania e Danimarca non sono d’accordo con l’esenzione per il vino. Così come dieci Paesi membri (tra questi anche Polonia, Lituania, Finlandia e Romania) hanno chiesto di ripristinare le deroghe al cartone, trovandosi di fronte il no sempre dei rappresentanti di Berlino e Copenaghen.L’Italia invece ha trovato alleanze variabili sulla plastica compostabile (la Slovenia), e gli imballaggi riciclabili (Irlanda e Romania). Va detto che venerdì scorso la partita già si avviava verso un percorso in salita per noi. Si tratta di ampliare le alleanze in vista della riunione del Coreper di venerdì e di saldarle il prossimo 18 quando si riunirà il Consiglio Ambiente. Lì sarà un testa a testa e per bloccare l’iniziativa spagnola bisogna creare un blocco di minoranza. Servono Paesi al nostro fianco e un numero minimo di rappresentanza a livello di quote di popolazione. Ecco che si inserisce la novità di ieri. I tre Paesi scandinavi nelle ultime ore di trattative hanno mostrato dissenso rispetto alle modifiche apportate dal Parlamento meno di due mesi fa. Svezia, Finlandia, soprattutto, ma anche Norvegia finirebbero per vedere penalizzate le loro industrie. Così la Spagna ha trovato solo per loro un punto di caduta. Gli imballaggi di carta da usare nel settore dell’ortofrutta sono stati riesumati e considerati idonei in vista del Coreper di venerdì. Perché? Motivo molto semplice: le tre nazioni sono grandi produttrici di carta per imballaggi e così non si troverebbero penalizzate. Esattamente il contrario di quanto accadrebbe a noi. Le plastiche e le bioplastiche restano infatti vietate. Ne segue un paradosso. Per spedire oltre confine zucchine o pomodori Pachino le nostre aziende trasformatrici dovrebbero usare la carta, dopo aver importato la materia prima. Al tempo stesso dovrebbero accettare di mettere in cantina un business che funziona molto bene, soprattutto in Emilia-Romagna. Senza contare che la carta è meno sicura da un punto di vista sanitario e non garantisce la salvaguardia dei prodotti nonostante la catena del freddo. Danni economici e nessuna tutela per l’ambiente. Vale la pena ricordare quanto hanno già spiegato alla Verità di esperti del settore. Mauro Salini, presidente di Pro food, aveva messo le mani avanti. «Ancora una volta si guarda al singolo prodotto e non all’insieme: vietare gli imballaggi in plastica (riciclata al 70%) per prodotti ortofrutticoli con l’obiettivo di ridurre l’inquinamento, determinerebbe un aumento dello spreco alimentare che, a sua volta, genera emissioni. Questa analisi d’insieme non è stata fatta in maniera accurata». Secondo Massimiliano Del Core, presidente di Ortofrutta Italia, sentito dal collega Carlo Cambi, «l’ortofrutta per sua natura ha bisogno di un packaging efficace per garantire qualità, igiene e la conservabilità, evitando così lo spreco alimentare. In pratica, si prefigurerebbe uno scenario in cui ci sarebbero maggiori costi oltre a un vertiginoso aumento dello spreco alimentare e minori consumi di ortofrutta». Non serve aggiungere commenti ulteriori se non uno di natura prettamente politica. Le mosse della Spagna di Sánchez sono chiaramente spinte da un circuito economico che vuole perimetrare nuovi sistemi di business penalizzando e impoverendo le nazioni che hanno diverse tradizioni industriali. Dall’altro lato i blocchi sono esclusivamente ideologici. Socialisti contro il centrodestra. L’aspetto ambientale se aveva qualche senso all’inizio si è perso totalmente. Come dimostrano le ultime scelte. In oltre un anno di lavori, la Commissione non ha mai fatto uno studio ex ante sullo spreco alimentare. Solo idee o stime di quanta CO2 si possa risparmiare. Nulla su quanto cibo finirà al macero e su quante persone saranno di colpo più povere. Non solo i lavoratori che perderanno il lavoro, ma cittadini che saranno costretti a pagare di più frutta e verdura.
Il toro iconico di Wall Street a New York (iStock)
Democratici spaccati sul via libera alla ripresa delle attività Usa. E i mercati ringraziano. In evidenza Piazza Affari: + 2,28%.
Il più lungo shutdown della storia americana - oltre 40 giorni - si sta avviando a conclusione. O almeno così sembra. Domenica sera, il Senato statunitense ha approvato, con 60 voti a favore e 40 contrari, una mozione procedurale volta a spianare la strada a un accordo di compromesso che, se confermato, dovrebbe prorogare il finanziamento delle agenzie governative fino al 30 gennaio. A schierarsi con i repubblicani sono stati sette senatori dem e un indipendente affiliato all’Asinello. In base all’intesa, verranno riattivati vari programmi sociali (tra cui l’assistenza alimentare per le persone a basso reddito), saranno bloccati i licenziamenti del personale federale e saranno garantiti gli arretrati ai dipendenti che erano stati lasciati a casa a causa del congelamento delle agenzie governative. Resta tuttavia sul tavolo il nodo dei sussidi previsti ai sensi dell’Obamacare. L’accordo prevede infatti che se ne discuterà a dicembre, ma non garantisce che la loro estensione sarà approvata: un’estensione che, ricordiamolo, era considerata un punto cruciale per gran parte del Partito democratico.
2025-11-10
Indivia belga, l’insalata ideale nei mesi freddi per integrare acqua e fibre e combattere lo stress
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In autunno e in inverno siamo portati (sbagliando) a bere di meno: questa verdura è ottima per idratarsi. E per chi ha l’intestino un po’ pigro è un toccasana.
Si chiama indivia belga, ma ormai potremmo conferirle la cittadinanza italiana onoraria visto che è una delle insalate immancabili nel banco del fresco del supermercato e presente 365 giorni su 365, essendo una verdura a foglie di stagione tutto l’anno. Il nome non è un non senso: è stata coltivata e commercializzata per la prima volta in Belgio, nel XIX secolo, partendo dalla cicoria di Magdeburgo. Per questo motivo è anche chiamata lattuga belga, radicchio belga oppure cicoria di Bruxelles, essendo Bruxelles in Belgio, oltre che cicoria witloof: witloof in fiammingo significa foglia bianca e tale specificazione fa riferimento al colore estremamente chiaro delle sue foglie, un giallino così delicato da sfociare nel bianco, dovuto a un procedimento che si chiama forzatura. Cos’è questa forzatura?
Zohran Mamdani (Ansa)
Nella religione musulmana, la «taqiyya» è una menzogna rivolta agli infedeli per conquistare il potere. Il neosindaco di New York ne ha fatto buon uso, associandosi al mondo Lgbt che, pur incompatibile col suo credo, mina dall’interno la società occidentale.
Le «promesse da marinaio» sono impegni che non vengono mantenuti. Il detto nasce dalle numerose promesse fatte da marinai ad altrettanto numerose donne: «Sì, certo, sei l’unica donna della mia vita; Sì, certo, ti sposo», salvo poi salire su una nave e sparire all’orizzonte. Ma anche promesse di infiniti Rosari, voti di castità, almeno di non bestemmiare, perlomeno non troppo, fatte durante uragani, tempeste e fortunali in cambio della salvezza, per essere subito dimenticate appena il mare si cheta. Anche le promesse elettorali fanno parte di questa categoria, per esempio le promesse con cui si diventa sindaco.
Ecco #DimmiLaVerità del 10 novembre 2025. Il deputato di Sud chiama Nord Francesco Gallo ci parla del progetto del Ponte sullo Stretto e di elezioni regionali.






