2025-10-24
Il Consiglio europeo non bada a spese: 1 miliardo per la sede. Tanto paghiamo noi
Palazzo Justus Lipsius a Bruxelles, sede del Consiglio europeo (Ansa)
I burocrati dell’Unione pianificano la ricostruzione del palazzo Lipsius. Per rispettare le norme energetiche scritte da loro.L’Unione europea ha deciso di adottare il Superbonus. Se lo attribuisce, se lo pianifica e non ha bisogno di votarlo: spenderà 1,1 miliardi dei contribuenti per ristrutturare gli uffici di una delle tre sedi istituzionali di Bruxelles, palazzo Justus Lipsius, che ospita il segretariato generale del Consiglio e viene definito fra quelli «con le peggiori prestazioni energetiche». L’edificio di nove piani ha numeri da paura (215.000 metri quadri, 24 chilometri di corridoi) ed è uno dei simboli del gigantismo dell’Unione, che vive e prolifera con i suoi 60.000 dipendenti sulle spalle dei cittadini dei 27 Stati membri.Secondo documenti riservati esaminati dal network Euractiv, la profonda ristrutturazione - praticamente un abbattimento con ricostruzione - sarebbe indispensabile per allineare il palazzo (che ha solo 30 anni) agli standard energetici richiesti dall’Ue negli ultimi tempi, sull’onda del delirio verde. Praticamente il Green deal sta tornando come un boomerang in testa anche a chi lo ha lanciato. Ci sarebbe pure un secondo motivo, la necessità di alzare il livello di sicurezza della sede, «con una maggiore protezione da eventuali esplosioni perché le minacce sono aumentare dagli anni Novanta», rivela un anonimo funzionario. Il miliardo abbondante riguarda solo un palazzo e tremano i polsi al pensiero dei costi di ammodernamento degli altri due, non ancora entrati nel mirino dei manager: l’imponente Palazzo Europa sede del Consiglio Europeo e Palazzo Berlaymont sede della Commissione.La decisione di scorporare dal bilancio 1,1 miliardi è sorprendente perché arriva proprio mentre la Commissione di Ursula Von der Leyen ha deciso di dedicarsi al riarmo militare e di riallocare parte dei fondi di coesione destinati ai territori meno sviluppati. Non solo, una dolorosa sforbiciata viene imposta anche all’agricoltura: 20% in meno di finanziamenti, con un impatto sull’Italia di 8,7 miliardi dei 31 complessivi. A fronte di vincoli di borsa stretti in tutto il continente, con negoziati sempre più tesi sul prossimo bilancio settennale, ecco che i tubi innocenti attorno a palazzo Justus Lipsius (dal nome del filosofo e umanista fiammingo del ’500 finito dentro un capolavoro di Peter Paul Rubens) diventano una surreale priorità.L’operazione è già definita anche dal punto di vista economico. Il costo dei lavori ammonta a 868 milioni di euro, che scenderebbero a 803 se i tecnici Ue riuscissero a recuperarne 65 dalla vendita di palazzo Lex, la sede del Consiglio che ospita il servizio traduzioni in tutte le lingue dell’Unione. Il quarto edificio dei faraoni ha una superficie di 82.000 metri quadri e si sviluppa su 14 piani. Un riassunto da mal di testa, presso quegli uffici le parole «accorpamento» e «risparmio» sono considerate bestemmie. Il Consiglio non ha ancora deciso come finalizzare il progetto; sembra scontato che - in assenza di extrabudget - dovrà chiedere un mutuo, con costi aggiuntivi di 300 milioni, che ufficializzano il numero della vergogna di 1,1 miliardi.Il nuovo record conferma l’Unione europea come secondo regno di sprechi e privilegi al mondo dopo le Nazioni Unite. È ormai leggendaria la ricerca dell’ex vicepresidente tedesco Gunther Verheugen, che 15 anni fa decise di fissare i costi dell’elefantiaca burocrazia per inchiodarla alle proprie responsabilità: lo studio costò 20 milioni e il moralizzatore fu seppellito dalle critiche. Pozzo senza fondo irriformabile, la Ue policentrica vanta un primato negativo che tutti conosciamo: la tripla sede, con mausolei a Bruxelles (li abbiamo descritti), in Lussemburgo dove insistono la Corte di Giustizia, la Corte dei Conti e la Banca europea degli investimenti, e a Strasburgo. Nella città alsaziana hanno sede il Parlamento europeo e il Consiglio d’Europa. Con un palazzo di 21 piani (comprensivo di emiciclo da 785 posti, 2.650 uffici, 47 sale conferenze) abitato solo quattro giorni al mese, quelli della sessione plenaria. Nonostante sia deserto per 300 giorni all’anno, ha costi di gestione spaventosi. È uno spettacolo assistere al trasloco una volta al mese dei 785 europarlamentari più 3.000 impiegati al seguito, 1.500 portaborse e 1.745 funzionari da Bruxelles con 200 tonnellate di documenti trasportati da 20 Tir. Il costo del circo è top secret ma i calcoli spannometrici danno numeri attorno ai 300 milioni all’anno. Per operare una spending review bisognerebbe modificare i trattati ma Francia e Germania si sono sempre rifiutate di rinunciare a Strasburgo. In questo contesto generale ecco arrivare come una coltellata nella schiena degli abitanti dell’Unione la spesuccia di 1,1 miliardi per il nuovo Justus Lipsius nella Capitale belga. L’iter prevede che il progetto venga presentato all’inizio del 2026, con uno stanziamento preliminare che dovrà coprire le spese per la gara d’appalto, lo studio di fattibilità e il permesso di costruzione alle autorità di Bruxelles. Ci sarebbe già anche una road map: inizio lavori 2029, fine 2035. Uno dei documenti visionati da Euractiv riporta che «nessuna obiezione importante è stata sollevata dai Paesi membri». Anche perché finora i contribuenti che pagheranno tutto questo non ne sapevano niente.
Silvia Salis (Imagoeconomica)
Il vicepresidente americano J.D. Vance durante la visita al Santo Sepolcro di Gerusalemme (Getty Images)