2020-12-09
«Conflitto d’interessi per il capo renziano dell’agenzia che eroga fondi agli agricoltori»
Interrogazione contro il direttore dell'Agea, diventato socio di un'impresa vicina a Coldiretti che beneficia dei contributi.Si profila un conflitto di interessi per Gabriele Papa Pagliardini, direttore dell'Agea, l'ente che eroga ogni anno più di 5 miliardi di euro di contributi pubblici agli agricoltori, diventato socio di un'impresa riconducibile alla Coldiretti, che di quei fondi beneficia e che, anzi, è la maggiore associazione di rappresentanza e assistenza del settore con 1,5 milioni di iscritti. Papa Pagliardini in queste ore è finito nell'occhio del ciclone anche per aver promosso una riforma che agevolerebbe i centri di assistenza in agricoltura, tra cui spicca proprio quello della Coldiretti, che - ricordiamolo -è stata a lungo sponsor di Matteo Renzi.Ma andiamo con ordine. Papa Pagliardini (come abbiamo raccontato sulla Verità dello scorso 25 novembre), dopo il suo mandato triennale di nomina renziana a direttore dell'Agea, viene sostituito, ad agosto 2019, dall'allora ministro per le Politiche agricole e forestali, Gian Marco Centinaio, con Andrea Comacchio. Poche ore dopo quella nomina, però, cade il governo gialloblù e il nuovo ministro, Teresa Bellanova, appena insediata, impugna il decreto di nomina di Comacchio e rimette alla guida di Agea, per un altro triennio, il commercialista dalla provincia di Lecce, Papa Pagliardini.Ma riconquistare la guida di Agea evidentemente a Papa Pagliardini non è bastato e, come denunciano in una interrogazione parlamentare un gruppo di senatori del gruppo misto, primo firmatario il segretario della IX commissione agricoltura del Senato, Saverio De Bonis, dal 3 dicembre 2019 è entrato nel capitale di Agrirevi spa, una società di revisione e certificazione di bilanci, vicina alla Coldiretti, in quanto il suo presidente, Raffaele Grandolini, è consigliere delegato del centro assistenza agricola di Coldiretti. Secondo De Bonis si palesa un clamoroso conflitto di interessi, perché - si legge nell'atto depositato al Senato - «contrasta con l'imparzialità richiesta» per la funzione di direttore dell'Agea, «che potrebbe venire pregiudicata proprio dalla coesistenza di ulteriori, personali interessi in causa».L'Agea, infatti, non solo è il principale soggetto erogatore di contributi pubblici al sistema delle imprese agricole, ma coordina l'attività degli organismi pagatori regionali e rappresenta l'Italia nei rapporti con l'Unione europea.Secondo i senatori del gruppo misto, Papa Pagliardini avrebbe dovuto chiedere all'Anac (l'Autorità nazionale anticorruzione) la sussistenza o meno della compatibilità del suo incarico in Agea con quella di azionista di una società collegata alla Coldiretti. Non solo. Papa Pagliardini avrebbe dovuto comunicarlo tempestivamente all'Agea, trattandosi di dati relativi alle modifiche degli interessi (finanziari e non finanziari) in grado di interferire con i doveri e le responsabilità del ruolo, e che l'Agea avrebbe dovuto pubblicare la notizia sul suo sito Internet (che a oggi non riporta nulla).Questo ruolo parallelo, secondo De Bonis, potrebbe spiegare una decisione presa da Pagliardini e confluita nella convenzione annuale con i Caa, i centri di assistenza agricola, che ha provocato un vero e proprio terremoto nel settore. Il direttore di Agea ha infatti escluso dal 1° aprile 2021 gli agronomi, i periti agrari e gli agrotecnici liberi professionisti dai Caa, consentendo l'operatività all'interno dei centri solo ai lavoratori dipendenti. La data ultima per adeguarsi è il 30 settembre 2021. I centri di assistenza che non lo faranno verranno «radiati».I centri di assistenza agricola hanno un ruolo nevralgico nella gestione dei fondi a nove zeri che arrivano al settore in quanto supportano gli agricoltori a presentare le domande di ammissione ai benefici comunitari, nazionali e regionali, seguendone tutto l'iter; si occupano di tenere le scritture contabili e sono responsabili della veridicità di tutte le informazioni che confluiscono nel «fascicolo aziendale» di ciascun imprenditore. Per questa attività i centri di assistenza agricola prendono un compenso dall'Agea che lo scorso anno è stato complessivamente pari a 9,5 milioni di euro. Il meccanismo è simile a quello dei Caf, i centri di assistenza fiscale, per la trasmissione delle nostre dichiarazioni dei redditi.La decisione di Papa Pagliardini di escludere dai Caa tutti i liberi professionisti ha provocato una forte levata di scudi e una dozzina di interrogazioni parlamentari di ogni colore politico, maggioranza inclusa, tra Camera e Senato, perché rischia di lasciare senza lavoro 2.500 professionisti che hanno rapporti di consulenza con i centri di assistenza agricola, e non sono quindi lavoratori dipendenti. Inoltre, in questo modo rimarranno sul mercato solo i Caa con più dipendenti e più forza economica. Coldiretti in testa.I senatori rimproverano a Papa Pagliardini di aver sottoposto la convenzione annuale all'Autorità garante della concorrenza e del mercato, omettendo però la sua partecipazione alla Agrirevi spa.La situazione per i senatori è quindi tale da danneggiare l'Agea: «Un rischio importante in quanto, se anche solo uno dei dirigenti Agea si trovasse in una situazione di conflitto d'interesse non gestita, i soggetti esterni potrebbero ritenere che l'intera organizzazione sia indulgente rispetto a tali pratiche». E concludono: «Al direttore di Agea veniva richiesto di agire in modo indipendente, senza interferenze, ma l'interesse secondario (finanziario e non) ha interferito con quello primario (trasparenza e imparzialità), e per questo sarebbe opportuno che rassegnasse le proprie dimissioni».Nel frattempo, nell'altro ramo del Parlamento, il presidente della commissione Agricoltura, il 5 stelle Filippo Gallinella, oggi ha convocato in audizione i centri di assistenza agricola proprio sulla convenzione.
Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida (Ansa)
Lo stabilimento Stellantis di Melfi (Imagoeconomica)
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