2021-10-12
Confindustria tenta il dietrofront. «Preferivamo l’obbligo vaccinale»
Carlo Bonomi (Getty images)
Il panico tra le aziende agita Carlo Bonomi, che prima esaltava la «mano ferma» di ChigiA settembre il presidente di Confindustria Carlo Bonomi elogiava «la mano ferma con cui il governo ha assunto la decisione di introdurre l'obbligo del green pass per tutto il lavoro pubblico e privato». Oggi, però, quasi alla vigilia dell'entrata in vigore, tra caos e preoccupazione, il mondo delle imprese è sul piede di guerra e il presidente, pentito, ha cambiato idea. Ieri, infatti, Bonomi ha sottolineato: «Noi siamo sempre stati favorevoli all'obbligo vaccinale, poi il governo di fronte a milioni di italiani che hanno scelto di non vaccinarsi, ha valutato che l'obbligo fosse troppo dirompente e che la politica non poteva reggere. A quel punto il green pass sul posto di lavoro era l'unica alternativa. La nostra è una posizione di responsabilità. Se ci saranno difficoltà organizzative le affronteremo, ma queste non potranno far venire meno l'obbligo di dare sicurezza sul lavoro che abbiamo nei confronti della comunità». Preoccupato che qualcuno possa dire che «Confindustria ha fatto male ad appoggiare l'obbligo del green pass nei luoghi di lavoro», Bonomi precisa: «Non vorremmo che un giorno qualche campagna mediatica derisoria che flirta con i no vax possa dire che siamo stati noi a non far lavorare i dipendenti». Insomma, meglio il vaccino obbligatorio che il lasciapassare obbligatorio e così, malgrado gli allarmi lanciati, soprattutto sulle contraddizioni e i nodi, soltanto ora il certificato verde voluto da tanti «padri» rischia di restare «orfano». Comunque obbligatorio per tutti i lavoratori, pubblici e privati, dipendenti, professionisti e autonomi: la disposizione scatterà dal 15 ottobre e durerà almeno fino al 31 dicembre, quando dovrebbe lo stato di emergenza, ma nel frattempo rischia di paralizzare il mondo del lavoro, considerato che 3 milioni di dipendenti (su 23 milioni in totale) ne sono sprovvisti. Infatti, l'ideona di ministro Roberto Speranza & c. si trasforma, da limitazione per i no vax, in rallentamento per la produzione, anche grazie al nodo irrisolto dei controlli da parte dei datori di lavoro. Tant'è che, tra le aziende che chiedono di posticipare l'entrata in vigore e chi si attrezza per fare test gratis ai dipendenti, Confindustria, dopo aver invitato gli imprenditori a non spendere una lira in tamponi, ora ipotizza che assumersi il costo sia, purtroppo, l'unica strada praticabile. Diverse organizzazioni, da Confapi alle rappresentanze degli artigiani e del commercio, chiedono chiarimenti e mentre, in Emilia Romagna, il numero uno di Confindustria, Valter Caiumi, propone di ridurre la spesa tamponi attraverso accordi specifici, il vicepresidente di Confindustria con delega alle Relazioni industriali, Maurizio Stirpe, ribadisce che l'impianto normativo del green pass nei luoghi di lavoro nel complesso è solido, ma «l'applicazione nelle singole realtà produttive può evidenziare questioni particolari. Ma queste vanno affrontate caso per caso, prima di tutto con il buon senso». Caso per caso, azienda per azienda e intanto si fermano le macchine… Proposta di buon senso quella del governatore della Regione Veneto, Luca Zaia, che rilancia l'idea dei tamponi fai da te, mentre il leader della Lega, Matteo Salvini insiste sul prolungare da 48 a 72 ore la validità del pass post tampone. Infatti quei dipendenti che lavorano una settimana intera dovranno sottoporsi alla verifica ogni due-tre giorni. La spesa, in termini economici e di tempo, sarebbe cospicua. È per questa ragione che alcune aziende, su proposta delle Regioni, stanno valutando l'ipotesi di organizzarsi autonomamente, con il supporto delle farmacie.
Nucleare sì, nucleare no? Ne parliamo con Giovanni Brussato, ingegnere esperto di energia e materiali critici che ci spiega come il nucleare risolverebbe tutti i problemi dell'approvvigionamento energetico. Ma adesso serve la volontà politica per ripartire.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 18 settembre con Carlo Cambi