2022-03-31
Con le restrizioni persi 5,6 miliardi nel settore del turismo sportivo
Il museo di Secondigliano dedicato a Diego Armando Maradona (Ansa)
I dati dell’Osservatorio di Banca Ifis: con le gare a porte chiuse giro d’affari giù del 74%.«Durante la crisi derivata dalla pandemia del biennio 2020-2021 lo sport system italiano è stato impattato più della media del sistema economico nel suo complesso. Inoltre la ripresa del 2021 risente ancora delle restrizioni alla partecipazione dal vivo». È l’Osservatorio sullo sport system in Italia condotto da Banca Ifis a dimostrarlo con un report presentato al Coni dal presidente Giovanni Malagò e dal vice presidente di Banca Ifis, Ernesto Fürstenberg Fassio. Il dato più rilevante si ha in termini di turismo sportivo. Ovvero il turismo legato al giro degli eventi, che con la pandemia in gran parte si sono svolti a porte chiuse. Si parla di una contrazione importante: nel 2019 l’indotto generato dal turismo sportivo legato agli eventi si attestava intorno ai 7,6 miliardi, ma nel 2020 è crollato a circa 2 miliardi bruciando di fatto 5,6 miliardi di euro. Un -74% dovuto al fatto che gli eventi sono stati sospesi nel mese di marzo 2020 ripartendo, ma solo a porte chiuse, nel giugno successivo.«Il turismo sportivo è un volano importantissimo che vale quasi 8 miliardi di ricavi con oltre 30 milioni di presenze l’anno e che quindi è un valore su cui bisogna assolutamente investire». Carmelo Carbotti che ha condotto lo studio insiste molto su questo punto e aggiunge che «il 2020 è stato sicuramente critico. Ricordiamo tutti i vincoli legati alla mobilità delle persone e alla partecipazione degli eventi sportivi. Nel 2021 ricomincia l’attivazione, ma sappiamo che la maggior parte dell’anno tutti i vincoli sono rimasti soprattutto per quanto riguarda le attività sportive».Già il ministro del Turismo Massimo Garavaglia ha dichiarato che chiederà a Roberto Speranza di ripagare i danni delle restrizioni prolungate soprattutto in relazione al periodo in cui nel resto d’Europa e del mondo i divieti si allentavano ovunque. «I dati per chiedere i danni anche nel settore dello sport ci sono» ha commentato Carbotti sollecitato da La Verità, «ma naturalmente sono le autorità a dover prendere una decisione su questo». Giovanni Malagò, presidente del Coni, intervenendo su questo punto ha commentato: «Noi non possiamo far altro che attenerci alle disposizioni di Stato». Un’amara realtà questa, una contrazione economica che poteva essere di minore entità se le restrizioni fossero state gestite con più realismo. Oltre al turismo sportivo, che ha subito i danni maggiori, tutto lo sport system ha pagato il caro prezzo delle misure anti Covid. Il giro d’affari del comparto dell’impiantistica sportiva è sceso dai 6,2 miliardi del 2019 ai 2,3 miliardi del 2020, con una flessione di 3,9 miliardi (-63%). Gli impianti inoltre adesso hanno a che fare anche con i grossi rincari delle bollette che soprattutto per le piscine rappresentano una voce di spesa già di per sé enorme. In termini assoluti la flessione più grande l’hanno avuta le associazioni e le società sportive, che hanno visto il proprio fatturato passare dai 40,2 miliardi del 2019 ai 32,5 miliardi del 2020, con un calo di 7,7 miliardi, pari al 19% in meno. Questa flessione ha fatto calare l’occupazione di 30.000 unità (dai 189.000 posti del 2019 ai 159.000 del 2020). La ripresa si potrà avere solo grazie agli investimenti pubblici che secondo l’Osservatorio avrebbero un effetto moltiplicatore: sull’anno medio di riferimento (il 2019), 1 milione di investimenti pubblici attiva quasi 9 milioni di risorse private che generano un fatturato annuo di 20 milioni, 2,3 volte superiore agli investimenti privati. Puntare sullo sport significa poi ridurre l’impatto sulla spesa sanitaria, la criminalità e il fenomeno dei giovani Neet (né lavoratori, né studenti). E anche questo è dimostrato dall’Osservatorio di Banca Ifis.
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.