2018-09-07
Con l’austerità imposta dalla Troika la Grecia ha smesso di fare figli
Dal 2011 le stime sulla crescita della popolazione sono crollate: nel 2080 i cittadini saranno un terzo in meno. Per tornare al livello delle proiezioni pre crisi per le persone in età lavorativa si dovrà aspettare il 2050.Che le sofferenze della Grecia non fossero finite all'indomani del piano di aiuti, terminato ufficialmente il 20 agosto scorso, si era capito sin da subito. Ma le conseguenze della crisi, e delle relative misure di austerità imposte dalla Troika, potrebbero quasi cancellare la penisola ellenica dalla carte geografiche. A lanciare l'allarme domenica dalle pagine del quotidiano greco Kathimerini è stato Bob Traa, economista americano con 32 anni di esperienza all'Fmi.C'è da dire che a riportare con i piedi per terra i burocrati europei, che avevano salutato la scadenza come l'inizio di un «nuovo capitolo» della storia ellenica, ci hanno già pensato in molti. Primo fra tutti, Klaus Regling, capo di quel Meccanismo europeo di stabilità che oggi si vanta di essere il maggiore creditore di Atene. «Dopo la fine del piano di aiuti», ammoniva Regling, «la Grecia subirà un monitoraggio ancora più pressante», annunciando severe ispezioni trimestrali per verificare l'andamento dei conti e l'attuazione delle riforme. Venerdì scorso, poi, è toccato a Jens Weidmann (presidente della Bundesbank) girare il coltello nella piaga. Nel corso di una conferenza svoltasi nella capitale greca, Weidmann ha spiegato che «affermare che la missione è compiuta sarebbe prematuro: il lavoro non è ancora terminato». «Molti osservatori», ha proseguito il banchiere, «spingono per un'agenda riformatrice ancora più ambiziosa». L'era post bail out si preannuncia dunque molto dura per Atene. Per il momento il «tesoretto» formato dalla liquidità accumulata nel corso del piano di aiuti durerà secondo gli analisti circa 22 mesi. Solo tra un paio d'anni, dunque, si potrà capire se la Grecia è in grado di camminare con le sue gambe. Senza contare che l'anno prossimo si svolgeranno le elezioni politiche e un avvicendamento al governo è dato quasi per scontato. Syriza, la formazione del premier Alexis Tsipras, ha seguito alla lettera le indicazioni della Troika, introducendo negli ultimi tre anni misure lacrime e sangue. Come conseguenza, gli ultimi sondaggi danno il partito di governo sotto di ben otto punti rispetto a Nuova democrazia (24% contro 36%), mentre vengono dati in crescita i nazionalisti di Alba dorata.L'analisi di Bob Traa, che ha messo nero su bianco gli effetti demografici della crisi, mette i brividi. Lo studio prende in considerazione due fattori, la popolazione nel suo complesso e quella in età lavorativa. Le proiezioni ottenute con i dati a disposizione oggi e con quelli del 2011 sono state quindi incrociate. Per quanto riguarda il numero di abitanti, le stime del 2011 (che si fermano intorno al 2060) parlano di una popolazione relativamente stabile, con un numero di individui compreso tra i 10,8 e gli 11,3 milioni. È sovrapponendo le previsioni del 2018 che la curva mostra una ripidissima discesa. Se l'andamento dovesse rimanere quello attuale, il numero dei greci è destinato a crollare dagli attuali 11 milioni a poco più di 7 milioni nel 2080. Praticamente, tra 60 anni, un terzo degli abitanti della penisola ellenica semplicemente non esisterà più. La curva si biforca nel 2011, proprio nel mezzo della crisi greca, considerata da Traa responsabile del terribile spopolamento. «I nuovi dati indicano che, dopo il picco del 2011, la popolazione ha iniziato a diminuire», scrive l'economista. «Ciò coincide con la recessione economica», che ha spinto i greci «a cercare fortuna al di fuori del Paese, emigrando verso Paesi europei e non, causando il relativo declino della popolazione domestica». A pesare non è solo l'emigrazione, ma anche il calo delle nascite. Come scrive lo studioso, «la macroeconomia è ancorata alle dimensioni e alle dinamiche della popolazione. C'è anche un importante effetto di feedback che va dalla gestione economica alle dimensioni della popolazione e ai suoi sviluppi demografici. Quando un'economia è ben gestita e la condizione dei cittadini migliora in modo adeguato, le dinamiche della popolazione tendono a essere stabili e le famiglie hanno la fiducia finanziaria necessaria per avere figli. Nelle società sottoposte a forte stress economico, le dinamiche della popolazione possono essere interrotte e le famiglie possono avere la tendenza ad andarsene o ad avere meno figli».«Una tale riduzione comporta anche una contrazione dell'economia. Con meno persone», continua Traa, «ci saranno meno consumi e minori investimenti e un più basso livello di occupazione». Una spirale che rischia di trascinare la Grecia nell'abisso. Passando all'analisi della popolazione in età lavorativa, l'economista americano mette in evidenza che, con le proiezioni più recenti, la fascia tra i 15 e i 64 anni dovrebbe scendere dagli attuali 7 milioni a meno di 4 milioni nel 2080. Un gap che, confrontando le due serie, già nel 2060 dovrebbe tradursi in circa un milione di persone in età lavorativa in meno. Ma il dato che impressiona di più è, forse, quello relativo alla crescita della fascia di età presa in esame. Ebbene, paragonando i dati, dopo essersi divise nel 2011 le curve si incontrano nuovamente solo dopo il 2050. Tradotto in termini più semplici, per smaltire gli effetti della crisi sulla forza lavoro greca ci vorranno 40 anni. Nella terra del fato, una profezia nefasta che rischia di spazzare via anche le ultime speranze.
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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Francesco Nicodemo (Imagoeconomica)