2019-01-14
Con la fecondazione assistita sono precipitate le adozioni
L'allarme: sempre meno italiani si fanno carico degli orfani. Calo del 35% in undici anni. La causa? Lungaggini e diffusione di utero in affitto e procreazione in vitro.Roberto Volpi - uno dei più stimati statistici italiani (il suo ultimo libro è Il mondo denso, Lindau) - assieme al collega Enrico Moretti ha scritto per la rivista Vita e Pensiero un articolo ovviamente ricco di numeri, ma soprattutto di spunti di riflessione importanti. Si intitola C'era una volta l'adozione internazionale, e svela un dato abbastanza sconcertante. Tra il 2004 e il 2015 (ultimo anno di disponibilità dei dati) le adozioni internazionali hanno subito un calo spaventoso. Stiamo parlando - per farla semplice - dei bambini provenienti da Paesi che vivono difficoltà economiche e problemi sociali. Bambini e bambine asiatici, africani, latinoamericani, Est europei adottati da coppie che vivono nell'Occidente benestante (Canada, Stati Uniti, Centro e Nord Europa). Bene, nel 2004 questi bambini adottati erano 45.483. Nel 2015 sono scesi a 12.201. Significa, spiegano i due studiosi, che c'è stata una perdita «in undici anni, di oltre 33.000 adottati, pari a un 73% in meno: in pratica, di quattro adottati con adozioni internazionali nel 2400, nel 2015 ne era rimasto soltanto uno». La grande maggioranza di queste adozioni è concentrata in Nord America ed Europa occidentale. Nel 2004, nei soli Stati Uniti si adottavano quasi 23.000 bambini, mentre un altro 30% delle adozioni (13.000) riguardava solo tre Paesi europei: Spagna, Francia e Italia. In tutti questi Stati, i dati mostrano una diminuzione gigantesca. In Italia c'è stato un calo del 35%. Negli Usa siamo a -75%, in Francia -80%, in Spagna addirittura -85%.La questione è senz'altro rilevante a livello globale, ma tocca particolarmente il nostro Paese, che è sempre stato sensibile al tema. Attualmente, in seguito al calo, «l'Italia è il secondo Paese per numero assoluto di adozioni internazionali dopo gli Stati Uniti (2.216 contro 5.648) e il primo per numero di adozioni in rapporto agli abitanti (37 adozioni internazionali annue per milione di abitanti contro le 17 degli Usa)». A quanto pare, dunque, gli italiani sono particolarmente generosi, o comunque molto disposti a prendere con sé e amare bambini che arrivano dall'altra parte del globo. Come notano i due statistici, si tratta di un aspetto positivo della tanto (e giustamente) vituperata globalizzazione. C'è una meravigliosa dimostrazione di umanità nell'adozione internazionale. Non è una scelta facile, ma le coppie che sono disposte ad affrontarla non possono che suscitare ammirazione. Il problema è che tali coppie (o, meglio, famiglie) rischiano di scomparire. Senz'altro sul calo delle adozioni influisce la precarietà delle famiglie di oggi: sono più fragili, si spezzano facilmente. Sono sempre meno quelle intenzionate ad avere figli, figuriamoci quelle disposte ad adottare. Poi, come è facile immaginare, ci sono i problemi pratici legati all'adozione. I tempi sono lunghissimi: da quando si presenta la domanda a quando si possono finalmente far entrare in Italia i bambini passano in media tra i 4 e i 4 anni e mezzo. Un tempo infinito da trascorrere in una situazione estenuante. Per altro, i costi sono piuttosto elevati: tra i 5.000 e i 10.000 euro. E qui sorge la prima riflessione. Perché associazioni e attivisti assortiti non si dedicano piuttosto a sostenere la cause delle famiglie adottive, invece di battersi a favore di mille altri diritti piuttosto discutibili? Ci sono associazioni (non soltanto omosessuali) che battagliano perché venga riconosciuta la legittimità dell'utero in affitto, una pratica che prevede lo sfruttamento di donne povere. Non sarebbe meglio che costoro adottassero? Non hanno più diritto a semplificarsi la vita le coppie che intendono farsi carico di un bimbo già nato e in difficoltà?Infine, l'ultimo punto dolente. Le pratiche di procreazione medicalmente assistita - compreso dunque l'utero in affitto, ma pure la fecondazione eterologa - contribuiscono in maniera decisiva al calo delle adozioni. «Con riferimento all'Italia», scrivono Volpi e Moretti, «la caduta delle adozioni comincia soltanto nel 2012, l'anno in cui più pesantemente si fa sentire la crisi economico-finanziaria, ma altresì quello del grande boom della Pma, alla quale si sottopongono, nel 2016, quasi 78 mila coppie. Numeri così importanti già suggeriscono, da soli, come il terreno dell'adozione, nazionale e internazionale, finisca per essere occupato dalle nuove possibilità di avere un bambino, e un bambino proprio, con tecniche sempre più sofisticate di Pma che già oggi forniscono un numero annuo di bambini (più di 12.000) pari a sei volte quelli ottenuti con l'adozione internazionale». Chi difende le coppie - omosessuali o eterosessuali - che fanno ricorso alla surrogazione o alla procreazione assistita parla spesso di «amore». Beh, nell'adozione ci sono un'amore e un coraggio rari. L'adozione è una fonte di felicità: forse converrebbe tentare di preservarla.