2024-11-22
Con il ricatto dell’ordine si censura la destra
No al corteo dei giovani di CasaPound a Milano e alla presentazione di un libro della Totolo in Toscana con la scusa dei possibili scontri. Una deriva pericolosa: basta che gli antifascisti minaccino rappresaglie per negare il diritto di parola a chi non è gradito.Quando c’è da esercitare la censura la sinistra italiana dà il meglio di sé e profonde tutte le sue energie mentali per escogitare soluzioni sempre nuove e creative. Uno degli ultimi stratagemmi individuati è in effetti molto efficace e va di gran moda. Consiste nell’invocare presunti rischi per l’ordine pubblico al fine di impedire eventi sgraditi. È successo a Milano, dove un corteo del gruppo giovanile di CasaPound è stato impedito dalla questura con la scusa che sarebbe «suscettibile di infiammare ulteriormente un clima di contrapposizione politica già di per sé particolarmente acceso con prevedibili risvolti negativi sulla gestione dell’ordine pubblico». È un po’ la stessa tesi avanzata da Pd e altri giorni fa a Bologna per osteggiare (senza troppo successo, per fortuna) un corteo organizzato sempre da CasaPound e da Rete dei patrioti. Il fatto è che, all’apparenza, quelle sui rischi per la sicurezza potrebbero persino risultare argomentazioni sensate. La realtà è che esse nascondono una logica aberrante e, nei fatti, coprono un ricatto. Se un movimento di destra organizza una iniziativa, basta che un gruppo di antagonisti o di sinistrorsi metta in piedi una contromanifestazione o annunci proteste e il gioco è fatto: l’ordine pubblico è minacciato e l’evento di destra si può sopprimere. È esattamente ciò che è accaduto a Campi Bisenzio, in provincia di Firenze. Il Comune ha censurato una iniziativa contro la violenza sulle donne soltanto perché era prevista la presentazione del libro di Francesca Totolo, considerata «vicina a CasaPound». La vicenda è apparentemente periferica, ma a osservarla bene si rivela di fondamentale importanza, poiché mostra quanto la libertà di espressione sia a rischio dalle nostre parti. Breve riepilogo dei fatti. Domenica alle 16, nella sala consiliare Sandro Pertini del Comune toscano, avrebbe dovuto tenersi un incontro dedicato al libro della Totolo pubblicato dalla casa editrice Altaforte e intitolato Le vite delle donne contano. Il volume elenca casi di violenza sulle donne compiuti da immigrati, e racconta storie mostruose come quelle di Pamela Mastropietro e Desirée Mariottini. Come ha dimostrato la polemica sorta in settimana attorno alle dichiarazioni del ministro Giuseppe Valditara sui reati sessuali commessi da stranieri, l’argomento è sgradito alla sinistra e più in generale agli amanti della correttezza politica. Di violenza sulle donne si può discutere soltanto all’interno del perimetro stabilito dai progressisti, cioè evocando il patriarcato o accusando i maschi nel complesso. Chi tocca la questione migranti, al contrario, si rende colpevole di «femonazionalismo», ovvero di sfruttamento di una causa femminista a fini di propaganda destrorsa. Il risultato è che di un certo tipo di aggressioni non si deve parlare. E infatti a Campi Bisenzio non se ne parlerà. A Francesca Totolo è stata negata la sala per - appunto - ragioni di ordine pubblico. Il problema è che a esercitare materialmente la censura - su mandato di Pd e sinistra - è stato Antonio Montelatici, presidente del consiglio comunale in quota centrodestra. «Alla riunione della conferenza dei capigruppo, che ho provveduto a riunire, tutti i gruppi consiliari, eccetto quello di Fratelli d’Italia, mi hanno rappresentato la loro preoccupazione rispetto all’opportunità di concedere la sala consiliare per motivi di ordine pubblico - unica previsione per negare autorizzazione - e quindi mi hanno chiesto di dare diniego ai sensi dell’art. 30 comma 4 del regolamento», ha scritto Montelatici in un comunicato. «Anche alla luce degli approfondimenti emersi nelle ultime ore in merito ai contenuti dell’iniziativa, ho ritenuto, altresì, di negare l’autorizzazione all’utilizzo della sala». Montelatici ci ha tenuto a specificare che «la libertà di espressione è un principio costituzionale che tutti siamo chiamati a rispettare e salvaguardare». E, chissà perché, ha voluto ribadire che la sua «storia politica e personale è sempre stata improntata ai valori e alla difesa della nostra Costituzione e dell’antifascismo». Già: la libertà di espressione è importante, intanto però si censurano i libri. A schierarsi a favore della mordacchia è stato anche Paolo Gandola, consigliere comunale e candidato di una lista civica sostenuta da Lega e Forza Italia: «Nessuno neghi la libertà di espressione», ha detto, «ma serve la responsabilità da parte di tutti. Le perplessità circa il contenuto e il taglio dell’evento in ragione degli ospiti presenti sono elevatissime. Il rischio è che non sia garantito l’ordine pubblico». Le sue richieste sono state esaudite ma restano allucinanti, oltre che in contraddizione con i valori (a questo punto presunti) della destra. Quale rischio per l’ordine pubblico può mai costituire la presentazione di un libro? Si temeva forse che la sala venisse assaltata da antagonisti e contestatori? Beh, in quel caso sarebbe stato compito della forza pubblica garantire il sereno svolgimento dell’evento. Invece si è scelto di cancellare un momento di approfondimento e pubblica discussione e dunque di offendere la democrazia. Le autorità devono fare in modo che tutti i cittadini possano esprimere le proprie idee, se non violano la legge. La Totolo non l’ha violata, e non si capisce perché non dovrebbe esserle concesso di parlare. Perché è «vicina a CasaPound»? Posto che la vicinanza è una categoria politica discutibile e un filo ridicola, non risulta che Cpi sia una organizzazione fuorilegge. La sinistra e la destra - di Campi Bisenzio o di qualsiasi altro Comune - non hanno alcun diritto di impedire manifestazioni culturali solo perché a loro non piacciono, per di più raccontando balle sulla sicurezza. Aggiungiamo una considerazione. Con la scusa del pericolo sociale, nella cittadina toscana sono state zittite due donne: la già citata Totolo e Alessandra Verni, madre di Pamela Mastropietro. Due donne che volevano parlare di violenza sulle donne e sono state imbavagliate da maschi potenti: se avessero un briciolo di dignità residua, le neo femministe italiane dovrebbero insorgere. Sappiamo già che non lo faranno: quando si tratta di compiacere il potere, tacciono più che volentieri.
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