2018-11-28
Con il reddito e quota 100 dopo la primavera più risorse per strade e investimenti
Il governo ha confermato che le due misure cardine della manovra debutteranno in primavera. L'obiettivo è spostare i miliardi risparmiati anche sulla manutenzione post alluvioni. Ma senza conteggiarli nel deficit.Delusione in vista, pagine dei giornaloni da cestinare, e stessa sorte per i comunicati furenti di opposizioni spaesate. Come La Verità racconta da giorni, in totale controtendenza rispetto alla quasi totalità dei media scritti e audiovisivi, governo e maggioranza non hanno alcuna intenzione di cedere a Bruxelles, arretrare, calare le braghe, o riscrivere del tutto la manovra e il documento programmatico. Ci saranno solo gli aggiustamenti e gli accorgimenti strettamente necessari, la limatura di uno 0,2% sul deficit, un timing «tattico» della partenza delle misure più costose, e un eventuale dirottamento delle risorse risparmiate verso gli investimenti produttivi. Ieri sono venute tre conferme dirette di quanto avevamo anticipato. La prima, da parte dello stesso Matteo Salvini, che già nei giorni scorsi aveva a chiare lettere evocato solo un'ordinaria azione emendativa della legge di bilancio: «Non ci sarà nessun nuovo documento, il Parlamento è sovrano e i “numerini" arriveranno alla fine». La seconda conferma è venuta dalle dichiarazioni a Radio Rai di Alberto Bagnai, presidente della commissione Finanze del Senato: «Abbiamo in corso un dibattito che è di natura squisitamente politica: dal punto di vista economico è un dibattito surreale. C'è un Paese guidato da un governo con un orientamento politico diverso dagli orientamenti politici prevalenti quando l'attuale commissione Ue prese il suo incarico, e quindi questa Commissione cerca di combatterlo con gli strumenti che ha a disposizione». «Il problema», ha aggiunto Bagnai, «è che quel vecchio orientamento politico sta portando l'intero progetto europeo, e ha già portato interi Paesi, al fallimento, e noi vorremmo evitare ai nostri concittadini questo triste destino». Conclusione: «Non esiste effettivamente alcun motivo né economico né secondo me politico per deflettere dall'impianto della manovra».La terza conferma è venuta dal suo collega Claudio Borghi, presidente della commissione Bilancio della Camera, dapprima con un tweet notturno («Anche il mio cane sa che non si parte il primo gennaio a pagare pensioni e reddito. Fare i conti di quanto si spende in meno alla realistica data di inizio dell'erogazione dei soldi non è piegarsi a nessuno, ma fare un conto minimamente realistico e liberare risorse per gli investimenti»), e poi con una dichiarazione altrettanto esplicita a Radio 24: «La Commissione Ue è politicamente morta, ma vorrei aggiungere che il punto di partenza della Commissione era lo 0,8% di deficit. Se noi diremo che faremo più investimenti e loro approveranno, resterà una sconfitta di Bruxelles, non nostra. Non vale la pena per una Commissione morente arrivare a uno scontro del genere». E ancora: «Nessuno è così cretino da pensare che si possa utilizzare il metodo Grecia con l'Italia. La verità è che avrebbero già voluto provare a metterci in ginocchio con spread e cose di questo tipo, perché invece di piegarci alle loro logiche noi siamo facendo vedere a tanti che l'Italia dei Padoan e dei responsabili nelle manovre scriveva dei numeri, poi se ne sbatteva e faceva quello che voleva». Ricapitolando, ecco cosa può accadere.1 Per ciò che riguarda quota 100 e la revisione della legge Fornero, gli stanziamenti iniziali (7 miliardi per il primo anno) appaiono non solo capienti, ma sovradimensionati. Basteranno meno soldi, grazie alle «finestre» che razionalizzeranno i flussi dei lavoratori in uscita. 2 Per il reddito di cittadinanza, si punta a una partenza differita, comunque nella primavera del 2019. Ancora ieri Luigi Di Maio, che ha incontrato il vicecancelliere tedesco Olaf Scholz, ha confermato l'idea di adottare un decreto già intorno a Natale: ma l'erogazione sarebbe a marzo/aprile. E se i 5 stelle accettassero il (saggio) suggerimento dei loro alleati leghisti, la misura potrebbe anche cambiare volto. Il Carroccio suggerisce che, una volta accettata l'offerta di lavoro, la misura muti la sua natura originaria: non più un sussidio assistenziale, ma una defiscalizzazione per l'impresa che assume. Costo inferiore, e anche maggiore presentabilità del provvedimento. 3 Le risorse risparmiate porterebbero a un taglio secco del rapporto deficit/Pil, oppure potrebbero essere (anche parzialmente) dirottate sul capitolo degli investimenti, in particolare la manutenzione delle infrastrutture stradali e gli interventi di ricostruzione post inondazioni ed eventi meteorologici. In ogni caso, prepariamoci a un aggiornamento della «narrazione» di opposizioni e mainstream media per dire che le nuove proposte di M5s e Lega non basteranno alla Commissione Ue. Staremo a vedere. Intanto ieri lo spread si è mantenuto attorno a quota 290 (294), e la Borsa ha chiuso in lieve calo a -0,5%.Forse governo e maggioranza farebbero meglio - a nostro avviso - a considerare un altro problema, legato alle esigenze di crescita dell'Italia: nella cubatura complessiva della manovra, i tagli di tasse appaiono estremamente sacrificati: c'è solo un intervento - positivo ma assai limitato - per le partite Iva. Sarebbe una sorpresa positiva se, nell'azione emendativa, i tagli di tasse fossero sensibilmente irrobustiti.
content.jwplatform.com
Scioperi a oltranza e lotta politica: dopo aver tubato con Conte e Draghi, il segretario della Cgil è più scatenato che mai.
Emmanuel Macron (Getty Images). Nel riquadro Virginie Joron
L'evento organizzato dal quotidiano La Verità per fare il punto sulle prospettive della transizione energetica. Sul palco con il direttore Maurizio Belpietro e il vicedirettore Giuliano Zulin, il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, il presidente di Ascopiave Nicola Cecconato, il direttore Ingegneria e realizzazione di Progetto Terna Maria Rosaria Guarniere, l'Head of Esg Stakeholders & Just Transition Enel Maria Cristina Papetti, il Group Head of Soutainability Business Integration Generali Leonardo Meoli, il Project Engineering Director Barilla Nicola Perizzolo, il Group Quality & Soutainability Director BF Spa Marzia Ravanelli, il direttore generale di Renexia Riccardo Toto e il presidente di Generalfinance, Boconi University Professor of Corporate Finance Maurizio Dallocchio.