2021-08-15
Comunque vada, dagli al «no vax». Hanno trovato il colpevole perfetto
Agitare lo spettro di chi non si è vaccinato serve a individuare un capro espiatorio per ogni evenienza. Anche se, secondo i dati, non c'è evidenza che chi non ha fatto l'iniezione sia più «pericoloso» degli altri.I no vax sono ancora più temibili di quanto credessimo. Dalla lettura dei quotidiani, infatti, apprendiamo che essi contagiano non soltanto fisicamente, ma pure mentalmente. Basta «lambire» le loro posizioni - cioè enunciare anche soltanto una tesi che essi condividano - per essere infettati a livello ideologico. Persino Maurizio Landini, segretario della Cgil, solitamente apprezzato a sinistra, negli ultimi giorni viene accusato di essere un traditore della causa poiché si è opposto al green pass obbligatorio per i lavoratori. Nemmeno la lettera che ha inviato a Repubblica un paio di giorni fa (significativamente intitolata «La Cgil non è mai stata no vax») è bastata per allontanare i sospetti di intelligenza con l'untore. Il fatto è che il no vax è il reprobo perfetto, se non ci fosse bisognerebbe inventarlo. Se la campagna vaccinale fallisce, è colpa sua. Se i contagi continuano a salire, è colpa sua di nuovo. Insomma, è facilissimo individuare nel non vaccinato il responsabile della diffusione del Covid, e ciò consente ai governanti di sgravarsi da ogni responsabilità. Il green pass è ormai stato introdotto da una decina di giorni, e i contagi non sono scesi: se questo trend dovesse continuare anche prossimamente, avremmo la prova matematica che il lasciapassare è inutile. Ma sappiamo già come i politici risponderanno a eventuali critiche, e cioè utilizzando la formuletta di rito: finché ci sarà chi non si vaccina, l'epidemia continuerà. Nel frattempo, sui no vax si può infierire a piacimento. Si invocano aperte discriminazioni, si pretende addirittura che costoro si scusino per essersi ammalati. Massimo Girardis, direttore della terapia intensiva del Policlinico di Modena, dichiara compiaciuto al Resto del Carlino che i no vax ricoverati «lungo la strada si convertono e chiedono scusa». Siamo tornati alla malattia come colpa. Anzi, peggio: non solo il (presunto) no vax è colpevole, egli è anche pericoloso. Emblematica di questa tendenza a indicare come untore chi non si è sottoposto a iniezione è una lettera inviata a Repubblica da una «tesserata della Cgil» arrabbiata con Landini. «Perché i non vaccinati per scelta devono entrare in ufficio e mettere a rischio gli altri?», scrive la signora. «Perché Landini dà la precedenza alla tutela del loro libero arbitrio e non ai vaccinati che sono la maggioranza?». Agghiacciante la risposta dell'editorialista Francesco Merlo: «Anche io penso che la libertà di contagiare (uccidere?) non sia una libertà che il sindacato possa permettersi di corteggiare, accarezzare, tollerare». Chiaro: il non vaccinato rappresenta una minaccia, può uccidere, dunque va cancellato dalla scena, perseguitato. I toni utilizzati per inveire contro i refrattari alla puntura sarebbero sconcertanti anche se dimostrassimo oltre ogni ragionevole dubbio che un no vax è realmente più pericoloso di un vaccinato. Allo stato attuale, però, questa certezza manca o risulta estremamente friabile. Secondo i dati diffusi dall'Istituto superiore di sanità, nel periodo tra il 2 luglio e il primo agosto ci sono state 90.020 diagnosi di Covid. Di queste, 60.267 riguardavano non vaccinati; 17.420 vaccinati con una sola dose; 12.333 vaccinati con due dosi. Significa che, su un totale di circa 90.000 positivi, quasi 30.000 si erano sottoposti ad almeno una dose di vaccino. A voler essere pignoli, potremmo persino notare che un non vaccinato ha più probabilità di sottoporsi a tampone rispetto a un vaccinato (gli serve per attivare il green pass), dunque è possibile che siano individuati più facilmente i positivi non vaccinati rispetto ai positivi vaccinati. Rimaniamo però sui numeri ufficiali. Ebbene, con il green pass vigente, le 30.000 persone vaccinate (con una o due dosi) e positive, se asintomatiche, avrebbero potuto circolare liberamente, entrare nei luoghi chiusi, in alcuni casi levarsi la mascherina. Secondo l'autorevole Cdc americano, gli ultimi studi effettuati portano a credere che vaccinati e non vaccinati abbiano «la stessa carica virale e la stessa probabilità di trasmettere le loro infezioni». Ciò significa, in teoria, che non si può ritenere il non vaccinato responsabile esclusivo della diffusione del morbo. Certo, secondo altri studi i non vaccinati possono trasmettere il virus per un periodo di tempo leggermente più lungo, il che li renderebbe, sulla carta, più pericolosi. Risulta altrettanto vero però (basandosi su un rapido esame dei dati dell'Iss rapportati alla percentuale di immunizzati in Italia) che i vaccinati hanno meno possibilità di essere contagiati, cioè sono più protetti. Chi rischia di più, a queste condizioni? Beh, probabilmente il più vulnerabile resta il non vaccinato, il quale - stando a ciò che viene riferito dagli esperti - ha più possibilità di finire in ospedale se contrae il virus, magari da un vaccinato che non sa di essere positivo. A rigor di logica, dunque, il presunto no vax non è socialmente più pericoloso di un vaccinato. Semmai è il contrario: un positivo vaccinato che non si sottopone a tampone perché ha il green pass può infettare gli altri, soprattutto se pervaso da un ingannevole senso di sicurezza. A queste condizioni, l'unica - pur vaga - sicurezza viene fornita dal tampone. Ma c'è chi, come Lisa Noja di Italia Viva, insiste a chiedere discriminazioni: «Se un insegnante non è vaccinato (salvo motivi di salute) è per sua scelta», scrive la signora. «Non esiste alcun motivo per il quale, a queste persone, debba essere pagato, con soldi pubblici, il tampone per consentirgli di avere il green pass». Tradotto: il no vax che esercita un diritto costituzionale, rispetta la legge (poiché il governo rifiuta di imporre l'obbligo vaccinale) ed è più vulnerabile, merita una penalizzazione economica. A questo punto, tanto vale discriminare per bene: tampone gratis, ma solo a chi risulta negativo. Il positivo, che paghi il prezzo della colpa.
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Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
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