2019-08-29
Commissione per (non) indagare su Bibbiano
Sono iniziati i lavori del gruppo di esperti chiamato dalla Regione Emilia Romagna a verificare il funzionamento del sistema degli affidi. Ma il coordinatore dichiara: «Non ci hanno chiesto un focus sulla Val d'Enza». Così non approfondiranno nulla. Ovviamente tutto sta andando come previsto. Sul caso Bibbiano - inesorabile e nemmeno troppo lenta - continua a colare la sabbia. In effetti, il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini del Pd, lo aveva annunciato lo scorso 11 agosto: «Dopo tante strumentalizzazioni politiche, i fatti che hanno sconvolto la Val d'Enza e Bibbiano potranno trovare (...) una risposta solo dalle indagini della magistratura e dal lavoro della Regione Emilia-Romagna». Voleva dire: ora che cade il governo legastellato, scordatevi le indagini condotte dal Parlamento, a occuparci della faccenda restiamo soltanto noi. A dirla tutta, il governatore rosso aveva anche promesso che chiarezza sarebbe stata fatta: «Sia la commissione tecnica che abbiamo istituito, sia la commissione d'inchiesta insediata dalla Regione proseguiranno i propri lavori e ci aiuteranno a capire cos'è successo e a cambiare quel che è necessario per rafforzare le tutele dei minori», disse. «E se qualcuno ha sbagliato pretendiamo paghi fino in fondo e ci costituiremo parte civile in eventuali processi, in quanto parte lesa».Marchio precisoIl fatto, però, è che sia la commissione d'inchiesta sia quella tecnica, sin dalla loro costituzione, si portano addosso un marchio ben preciso. La prima commissione, quella diciamo politica, è guidata dal consigliere regionale del Pd Giuseppe Boschini, mentre nel ruolo di vice ci sono Igor Taruffi di Sinistra Italiana e Raffaella Sensoli del M5s. La destra? Completamente esclusa. In Emilia Romagna Pd e 5 stelle - almeno sui temi riguardanti minori, famiglie e «diritti Lgbt» - vanno d'amore e d'accordo da parecchio tempo. Anzi, sugli argomenti arcobaleno i pentastellati sono molto più schierati dei democratici. Ora che a livello nazionale si sta consumando il rapporto incestuoso fra democratici e grillini, è evidente che anche in Regione l'intesa sia destinata a crescere. Senza contare, poi, che da giorni vari esponenti del Pd continuano a pretendere scuse e chiarimenti rispetto alla vicenda degli affidi illeciti. Insomma, avere una commissione interamente guidata da partiti coinvolti più o meno direttamente nello scandalo non è che faccia stare tranquilli. Ma c'è di più. La commissione tecnica a cui facevamo cenno è coordinata da Giuliano Limonta, neuropsichiatra infantile, già direttore del dipartimento di Salute mentale e delle dipendenze patologiche dell'Azienda sanitaria di Piacenza. Gli altri membri sono Susi Pelotti, professoressa ordinaria e direttrice della Scuola di specializzazione di Medicina legale dell'Università di Bologna; Francesca Mantovani, ricercatrice dell'Università di Bologna; Filippo Dario Vinci, avvocato, responsabile dell'Ufficio metropolitano tutele del Comune di Bologna; Stefano Costa, neuropsichiatra infantile nell'Azienda sanitaria di Bologna; Pietro Pellegrini, psichiatria e psicoterapeuta direttore di Unità operativa complessa del Centro di salute mentale e di Neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza dell'Azienda sanitaria di Parma. E poi Maura Forni, responsabile del Servizio politiche sociali emiliano e Mila Ferri, responsabile del Servizio salute mentale. Insomma, tutti esperti che lavorano o hanno lavorato per la Regione. Davvero ci si può aspettare che costoro vadano a ficcare il naso in luoghi sgraditi ai vertici regionali? E infatti basta leggere le dichiarazioni di Giuliano Limonta per mettersi le mani nei capelli. Inaugurando i lavori della commissione, il coordinatore ha detto: «Non ci è stato chiesto un zoom su Reggio Emilia e i Comuni della Val d'Enza per evitare il rischio di avere sovrapposizioni confuse con l'inchiesta giudiziaria e con gli altri piani».A tutto campoPoi ha aggiunto: «Non faccio finta che non esistano i fatti di Reggio Emilia, valuteremo certamente anche il sistema della Val d'Enza. Ma non piantiamo la tenda a Bibbiano: andremo da Piacenza a Rimini». Ma scusate: se la commissione nasce per indagare sui fatti emersi a Bibbiano, per quale motivo non dovrebbe concentrarsi su Bibbiano? Sembra proprio che l'idea degli esperti della Regione sia quella di effettuare una verifica generica su varie città, senza approfondire più di tanto. Viene da chiedersi: che diamine li hanno chiamati a fare? Indagheranno su tutto per non indagare su niente. Esattamente come avevamo previsto. E intanto, giorno dopo giorno, la sabbia continua a scendere sui fatti della Val d'Enza, grazie all'inciucio 5 stelle-Pd.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/commissione-per-non-indagare-su-bibbiano-2640099066.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-tribunale-emiliano-sostituisce-il-giudice-amico-della-anghinolfi" data-post-id="2640099066" data-published-at="1758139370" data-use-pagination="False"> Il tribunale emiliano sostituisce il giudice amico della Anghinolfi Il Tribunale per i minorenni di Bologna ha deciso di riassegnare i procedimenti già affidati al giudice onorario Elena Buccoliero, direttrice della Fondazione vittime dei reati della Regione Emilia-Romagna, il cui nome è stato accostato più volte ai responsabili dell'associazione Hansel e Gretel, al centro dell'inchiesta «Angeli e Demoni» sui fatti di Bibbiano. Ma chi è Elena Buccoliero? È bene specificare che l'ex direttrice non risulta iscritta nel registro degli indagati e che a suo carico non sono stati emessi provvedimenti di natura cautelare. A tratteggiare un suo coinvolgimento nelle trame dell'inchiesta «Angeli e Demoni» è il giudice per le indagini preliminari Luca Ramponi. Secondo quanto emerge dagli atti, la Buccoliero sarebbe stata il tramite tra Federica Anghinolfi, responsabile dei servizi sociali Val d'Enza e alcuni «giudici amici», contattati e utilizzati dagli indagati perché contribuissero a coprire il «sistema Bibbiano». Il legame tra Anghinolfi, ritenuta la mente del business dei minori, e la reggente della Fondazione per le vittime di reato è descritto nell'ordinanza con cui il gip Ramponi ha confermato le misure cautelari per il sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti, riconoscendogli «la possibilità di influire sull'andamento delle indagini», anche attraverso «contatti con un giudice minorile di Bologna». Dalle intercettazioni, telefoniche e ambientali, emerge che il giudice onorario Buccoliero avrebbe ricoperto il ruolo di «gancio» con la parte giudiziaria. Nei confronti della Anghinolfi, si legge ancora nelle carte dell'inchiesta, la «Buccoliero manifesta sicura amicizia e pieno sostegno nelle Camere di consiglio rinnovando la stima per la Anghinolfi e il suo operato». A seguito di una comunicazione inviata il 2 agosto scorso dalla stessa Buccoliero, il 12 agosto il Tribunale dei minori ha nominato Massimo Maini come proprio nuovo giudice referente e ha disposto che tutti i procedimenti affidati in istruttoria a Buccoliero siano da oggi delegati a un'altra figura, la dottoressa Claudia Martoni. Dal Tribunale la decisione è però passata anche in Regione, dove nelle prossime ore verranno dichiarati aperti i lavori della commissione d'inchiesta sugli affidi. La Buccoliero si difende respingendo fermamente le accuse: «Non ho commesso illeciti né come giudice né come direttrice della Fondazione», ha dichiarato al Resto del Carlino. «Lo conferma il fatto che non sono tra gli indagati. Ho avuto rapporti con alcuni soggetti coinvolti nell'inchiesta, ma non ho commesso reati. Sono a posto con la coscienza e non ho motivo di lasciare la Fondazione». Con la vicenda di Bibbiano, ha aggiunto, «non c'è alcuna connessione». Lo ha messo in chiaro con una dichiarazione all'agenzia Dire spiegando che «la riassegnazione ha altre cause e non intendo dimettermi dalla Fondazione regionale, come chiesto da Fratelli d'Italia». Estranea, dunque, a ogni sospetto. Eppure dalle intercettazioni contenute nell'ordinanza dell'inchiesta «Angeli e Demoni» si evince chiaramente che Buccoliero e Anghinolfi erano in confidenza e che, probabilmente, si frequentavano saltuariamente anche fuori dagli orari di lavoro, tanto che Buccoliero al telefono con un assistente sociale (finito poi ai domiciliari) dice: «Un bacio salutami la Fede», con chiaro riferimento alla Anghinolfi. Le due, poi, incontratesi in veste di relatrici ad uno dei convegni oggetto dell'inchiesta si troveranno a commentare i «tanti guai» degli operatori del servizio querelati da una famiglia, uno per calunnia uno per violenza privata e uno per abuso d'ufficio, giustificando la situazione con il fatto che «gli organi non si parlano abbastanza». Era l'ottobre del 2018 e le due donne non sapevano di essere intercettate. Se è vero che la Buccoliero non compare tra gli indagati è altrettanto vero che non è un personaggio di secondo piano, ma una figura di spicco della Fondazione, il cui presidente è Carlo Lucarelli, fiore all'occhiello della Regione guidata dal presidente Stefano Bonaccini. La Fondazione venne creata 14 anni fa, prima in tutta Italia, per dare sostegno alle vittime di reati; a quanto risulta, l'Unione dei Comuni della Val d'Enza ha aderito ufficialmente alla Fondazione per le vittime in qualità di socio, fornendo anche un contributo economico. La stessa Unione dei Comuni, poi, avrebbe girato un contributo ricevuto da parte della Fondazione a favore del Servizio sociale integrato, oggi sotto inchiesta.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)