2020-09-29
Come previsto, Bentivogli si fa il partito (ma lo nega)
L'ex sindacalista vara Base per aggregare i «competenti» (e Carlo Calenda) al suo progetto. Però giura di non voler entrare in politica...Guai a scrivere che Marco Bentivogli scende in politica. La Verità l'ha scritto con largo anticipo e ha ricevuto furibonde smentite e messaggi pieni di rabbia ingiustificata. Senza contare gli insulti dei fan di twitter. E ora guai a chiamare la Base un partito. L'ex capo delle tute blu della Fim-Cisl, il sindacalista apprezzato dai fighetti liberal-chic e da Confindustria, ha riunito un gruppo di intellettuali e insieme al filosofo-professore (a Oxford) Luciano Floridi ha creato appunto Base Italia. Un'associazione che - recita testuale, la presentazione - «persegue finalità culturali attraverso la promozione e la realizzazione di iniziative di studio e di ricerca in materie economiche, giuridiche, sociali e ambientali a livello nazionale, in materia di lavoro, assistenza, sicurezza, salute, istruzione e formazione, ambiente, finanza ed economia, al fine di sviluppare e promuovere le varie potenzialità del Paese con l'intento di sviluppare connessioni in una logica di squadra e di sistema». Ma, insomma, quale sarebbe la missione? Fungere da polo aggregatore di realtà e movimenti oggi frammentati come +Europa della Bonino o Azione di Calenda o Italia viva di Renzi o gli orfani di Fare? Giammai. «Costruire un rapporto sistematico e articolato con le forze sociali, i corpi intermedi, e tutte le organizzazioni portatrici di significato sociale», si legge sul sito dell'associazione. Perché, ed ecco lo slogan, «non esiste una casa comune senza una solida Base». Per ora manca l'altezza, ma potrebbe esserci Azione. Nel senso del movimento di Carlo Calenda, con cui Bentivogli aveva firmato a quattro mani nel 2018 (quando il primo era ministro), un piano industriale «per l'Italia delle competenze». E da cui per altro proviene Valentina Canalini, avvocato e già consigliere giuridico dell'ex presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, che spunta nel comitato scientifico della Base accanto ad altri nomi assai stimati dai think tank liberali. Tra questi, Carlo Cottarelli (direttore dell'Osservatorio sui conti pubblici Italiani all'università Cattolica), Leonardo Becchetti (economista e professore ordinario di Economia all'università di Roma Tor Vergata), il rettore del Politecnico di Milano, Ferruccio Resta e Stefano Zamagni, l'economista prodiano nominato nel 2019 da papa Francesco come presidente della Pontificia accademia delle scienze sociali. Tra l'altro, a luglio, lo stesso Zamagni ha rilasciato un'intervista apparsa sul sito del Master in giornalismo dell'Università di Bologna, auspicando «una formazione di centro autonomo» composta da soggetti che «si riconoscono nel moderatismo». Perfetto, dunque, per il salottino arredato dalla strana coppia Bentivogli-Floridi. Grazie anche al confronto con questo team di «competenti», la Base promuoverà tutta una serie di attività: dalla formazione a convegni, seminari, manifestazioni, eventi di studio. Resta da capire come verrà finanziata, e da chi. Ve lo racconteremo. Nel giugno scorso Bentivogli ha lasciato il sindacato a metà del secondo mandato: «Dimissioni irrevocabili ma nessuna dietrologia: c'è un tempo per ogni cosa e per me è giunto il momento di lasciare spazio ad altri», scriveva in una lettera inviata al segretario generale Annamaria Furlan. La realtà è che i rapporti lì erano agli sgoccioli e Bentivogli aveva tirato un po' troppo la corda nello stare a metà tra sindacato e politica, indispettendo praticamente tutti i colleghi. Oggi si definisce «attivista ed esperto di innovazione e politiche del lavoro». Tecnicamente, per ora, è disoccupato. Vedremo che cosa farà per fermare il declino. Dell'Italia.