2025-02-08
«I colori della Sicilia ispirano il mio lavoro»
Lo stilista: «Sono cresciuto in una famiglia che lavorava nel settore, respirando questo ambiente fin da piccolo. Punto molto sull’Italia, ma stiamo crescendo anche all’estero. Non ho mai cercato l’esclusività, i miei capi devono poter arrivare a tutti».La Sicilia, Palermo, i colori, le atmosfere di una terra straordinaria finiscono nel frullatore di Alessandro Enriquez e ne esce la sua moda, allegra e gioiosa come lui. «La Sicilia c’è sempre stata e sempre ci sarà -racconta lo stilista alla Verità-È la mia terra d’origine e mi ha influenzato sin dal primo respiro. Il senso di casa, di famiglia e di amore che ho ricevuto sono la spina dorsale di ciò che sono oggi. Esteticamente entra realmente nelle ultime collezioni, ma mai come unica protagonista. L’Italia è la vera protagonista, nella sua integrità. Non esiste un nord e un sud. La prima e l’ultima regione del nostro Paese è ricca di cultura, storia e amore e la Sicilia ne fa parte». Luoghi che ammaliano e che finiscono nella creatività di Enriquez. «Un Italia, la mia, influenzata da mille culture e modi di essere così come la mia famiglia non del tutto italiana ma mista, un po’ francese, un po’ tunisina, un po’ spagnola, ho vissuto vedendo sempre una delle nonne sgranare il cous cous e l’altra sgranare il rosario e mi sento così fortunato nell’aver vissuto e visto questi mix. E da queste ricette, dove la mia Sicilia è uno degli ingredienti, traggo tante ispirazioni. Bisogna però specificare che la Sicilia non è solo maioliche e carretto come spesso raccontano, è tanto altro. È fatta di profumi, sapori, colori, forme, talenti e disegni infiniti e non mi basterebbe una vita per raccontarli». Quando inizia l’avventura nella moda? «Sono nato nella moda, la mia famiglia aveva dei negozi di abbigliamento a Palermo e spesso trascorrevo lunghi pomeriggi osservando i tessuti, le forme ma soprattutto ascoltando le descrizioni dei capi dei clienti. Il negozio aveva una grande parte dedicata al mondo maschile ed io ero attratto dai grandi cassetti stracolmi di cravatte di seta tutte colorate, fitte di quei disegni che fanno sognare i bambini. Vederle abbinate ai completi più seri da uomo mi faceva ridere come se «i grandi» in qualche modo giocassero nonostante i loro impegni lavorativi indossando piccole favole a forma di cravatta. Il negozio era la passione di mio padre e sicuramente questo mi ha influenzato tanto». Il percorso? «Dopo il liceo scientifico mi sono laureato in Lettere moderne in Italia e in Storia dell’arte in Spagna e seguito due master in fashion design uno a Londra presso la Central Saint Martin e l’altro a Milano presso l’Istituto Marangoni, poi ho iniziato a lavorare immediatamente con Ennio Capasa per Costume National, un mondo che mi ha rispettato e che ho rispettato tanto, forse minimal per la mia visione. Nel 2021 affiancato da Giusi Ferrè - che ricordo con affetto - scrissi un libro di cucina e moda che reputo ancora oggi il mio porta fortuna. Da questo momento inizia la mia carriera da “solista”. Inizio a collaborare con Vogue, Elle e Marie Claire e apro il mio brand che trattavo e tratto ancora come un giornale nel quale racconto, di stagione in stagione, la mia visione a colori dell’Italia. Un tricolore di emozioni da far vivere e rivivere attraverso i miei abiti». Lei ha insegnato in varie scuole di moda. Com’è stato il rapporto con i ragazzi? «Ho insegnato tanti anni presso lo Ied e anche allo Iulm e presso l’Istituto Marangoni. Insegnare è bellissimo ma purtroppo non ho tanto tempo e spesso mi pento. I ragazzi hanno milioni di idee, sono dei piccoli vulcani creativi da coltivare e tenere in continua eruzione, aiutandoli a trovare la loro strada. Mi sono divertito molto quando insegnavo, i ragazzi ridevano e io correggevo i disegni con le canzoni di Mina, Ornella e Raffaella a tutto volume». Fino alla nascita dell’omonimo brand. «Per avere successo ci vuole coraggio e se cadi ti rialzi! ll brand prima si chiamava An Italian Theory - dal titolo del libro - e poi per diverse esigenze e richieste di mercato, stampa, e clienti ho deciso di battezzarlo definitivamente con il mio nome e a distanza di anni credo di aver preso la giusta decisione. Il brand sono io con miei pregi e difetti. Un brand che parla un linguaggio ben specifico, fatto di illustrazioni, stampe, ricami, jacquard, ma soprattutto cultura. Nonostante sia un progetto coloratissimo, allegrissimo racconta sempre argomenti da non dimenticare. La prossima collezione che presenterò il 26 Febbraio al Museo Bagatti Valsecchi di Milano sarà dedicata al Cinema Italiano partendo dall’iconico capolavoro Pane, Amore e Fantasia». Quali i mercati di maggiore espansione?«Il primo mercato di riferimento è ovviamente l’Italia ma sin dalle prime stagioni il brand ha attratto l’attenzione di altri Paesi europei ed extraeuropei. Siamo presenti in Germania, Svizzera, Olanda, Francia, Spagna, Grecia, Turchia, Asia e Stati Uniti». Sicilia Love Express, il treno a colori di Alessandro Enriquez. Un’idea che ha riscosso un enorme successo. C’è ancora qualcosa nel futuro?«Non sono mai voluto essere per pochi, non mi piace, anche con le collezioni lotto sempre per arrivare a un pubblico più ampio. Sono tante le attività che costellano il brand Alessandro Enriquez e il “Sicilia Love Express” - ci tengo a specificare che l’aggiunta di “love” l’ho voluto fortemente io - è stato un progetto voluto e creato con amore e per amore. Per far rientrare dei giovani delle loro mamme e papà per Natale e anche se un viaggio di 25 ore da Milano a Palermo poteva sembrare stancante ho cercato con tutte le mie forze di renderlo il più divertente possibile. C’è un futuro? Sì, ci stiamo lavorando. Prepariamoci per altri viaggi!».
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