2018-10-09
Colloqui di lavoro sui social e con i robot
Le più avanzate forme di selezione del personale mandano in soffitta i vecchi sistemi. L'impiego si ottiene vincendo un «talent» o superando una «stress interview». Politicamente corretto in agguato: scartare una musulmana può essere un'offesa alla fede. Oggi i tycoon del Web presiedono società fantamilionarie indossando camicia hawaiana e infradito (anziché giacca e cravatta) e Sergio Marchionne è entrato alla Casa Bianca in maglione nero.Tempi grami anche per i temibili selezionatori del personale: una giovane musulmana svedese, rifiutando di dar la mano al proprio recruiter alla fine di un colloquio (colloquio dov'era stata prima assunta e dopo il diniego scartata), ha ottenuto dal giudice un risarcimento di ben 4.000 euro per discriminazione. Secondo il giudice, il reclutatore avrebbe dovuto sapere che alle donne islamiche non è permesso alcun contatto con uomini estranei, nemmeno per un civilissimo e asessuato saluto: dunque la non assunzione è stata un'offesa alla sua fede religiosa. I selezionatori dovranno cominciare ad aggiornarsi su ogni tematica politically correct - dalla religione a Me too - per evitare simili ricorsi e batoste. È solo una delle ultime trasformazioni in ambito di selezione del personale. Infatti, le più avanzate forme di recruiting sembrano voler spedire in soffitta i tipici colloqui. Il reclutatore, per esempio, scompare con il robot Vera (usato da Ikea all'estero) in grado d'intervistare e scremare telefonicamente sino a 1.500 persone al giorno con questionari di 8 minuti ciascuno. A scomparire è invece il candidato quando, prima ancora del colloquio, si preferisce valutare, non lui, bensì il suo avatar digitale sui social. I talent game e gli hackathon simulano, come in un gioco di ruolo, la realtà aziendale: vince l'assunzione chi risolve un vero problema o produce veri utili per l'azienda, anche standosene a casa o in gruppo. Nuovi selezionatori, a metà tra lo psicologo e il torturatore, occorrono invece per la stress interview, in cui vale ogni sorta di sgarberia per saggiare l'autocontrollo del candidato; altrettanto estremo è il test del silenzio (il selezionatore guarda fisso senza proferire parola). Particolarmente subdola è la selezione in incognito: chi riceve il candidato e si intrattiene con lui, parlando del più e del meno in attesa del colloquio, è in realtà il vero selezionatore, non il tizio che s'incontra alla fine.L'ironia è che tali modalità di recruiting aspirano a superare il vecchio curriculum per titoli, il modo artato di porsi del candidato, per illuminare l'autentica personalità e le soft skills (ovvero le caratteristiche personali, uniche rispetto alle hard skills che sono le generiche competenze). Forti dell'intelligenza artificiale combinata con la psicologia, le aziende hanno ora la pretesa di cogliere la quintessenza di ognuno, di snudare l'anima, e il selezionatore si crede un altro Socrate, maestro nell'arte maieutica di rivelare l'uomo a sé stesso. A far scuola sono state le aziende della Silicon valley con i loro metodi d'assunzione eterodossi, fatti di quesiti al limite della bizzarria: in realtà test psicologici concepiti per enucleare il vero io del candidato, un io tanto recondito da riuscire insospettabile persino allo stesso candidato.Oggi i tycoon del Web presiedono società fantamilionarie indossando camicia hawaiana e infradito (anziché giacca e cravatta) e Sergio Marchionne è entrato alla Casa Bianca in maglione nero, pertanto le aziende riconsiderano il vecchio adagio dell'abito che non fa il monaco, anzi per loro ormai è quasi un truismo: sotto un rasta tatuato potrebbe celarsi un genio, come nel fango si nasconde la pepita. I nerd di Silicon valley lo insegnano.Sicché, a breve, quelle pile di manuali su cosa dire o fare durante il colloquio di lavoro, su come presentarsi o redigere curricoli ben pettinati, diverranno pire buone per il fuoco, sostituite da un più immediato e informe «sii te stesso». L'aspetto inquietante di tale rivoluzione è che l'essere assunti o scartati nei nuovi colloqui non avrà più soltanto una valenza professionale, esteriore, ma anche privata ed esistenziale, diverrà cioè una sorta di responso delfico su tutto ciò che siamo, senza possibilità di scampo.Sempre in tema di colloqui e recruiter, vien da chiedersi con quale di questi metodi il Pd selezionerà la sua nuova classe dirigente? Matteo Renzi ama la stress interview dove può sfogare impunemente il suo estro di bullo e sostituire al funesto «le faremo sapere» un altrettanto funesto «stai sereno». Mentre l'aziendalista Carlo Calenda opta per il classico metodo Fracchia: il selezionatore seduto alla scrivania, senza mai guardare né salutare il candidato, gli rivolge solo un imperativo «si segga», indicando però il vuoto. Ebbene se il candidato, anziché andarsene con dignità, finge di sedersi comodo e beato sul nulla, come fa appunto Fracchia, allora è perfetto per il nuovo Pd.