2023-07-18
Stanno replicando col clima il metodo usato per il Covid. Sempre sulla pelle dell’Italia
I giornali stranieri, ispirati da nostri connazionali, dipingono Roma come «infernale». Un danno per il turismo e per l’intero Paese, stremato da pandemia e crisi energetica.Il Times se ne è uscito con un titolo del seguente tenore: «Rome infernal city», giocando come dei ragazzini, mettendo al posto di eternal, infernal. Non Roma città eterna, ma Roma città infernale. Ora, è pur vero che Roma è sede del papato e che anche l’inferno, in qualche misura, appartiene all’aldilà, cioè all’eternità, ma di questo ci occuperemo il giorno in cui passeremo a miglior vita e capiremo tutte le questioni che riguardano anche l’inferno. In bocca al lupo ai colleghi del Times.Sull’onda della maggior parte dei giornaloni italiani, il Times non ha fatto altro che inzuppare il biscotto in una brodaglia di idee, ideologie, dati non verificati che gli ha fornito la stampa italiana. Del resto, è noto che soprattutto alcuni italiani, come giochino preferito, non hanno né il Monopoli né il Risiko, ma il Rosiko: un demone che li attanaglia e che li porta, non si sa bene perché, a parlare comunque male dell’Italia, anche all’estero, soprattutto all’estero. Poi non ci dobbiamo stupire che il settimanale inglese titoli così il suo ultimo numero. Nel suo articolo di oggi, l’ottimo Carlo Tarallo spiega, qui su La Verità, perché non si può parlare di estate eccezionale ma di un’estate con forti picchi di caldo smontando pezzo per pezzo le ovvietà, gli strafalcioni, gli errori compiuti da molti e pubblicizzati ovunque sulla situazione del caldo di questa estate. Dall’articolo di Tarallo emergono due fatti praticamente incontestabili, una scarsa informazione con equivalente ignoranza e una malafede che liscia il pelo, non alla scienza del clima, ma al clima ecologico-terroristico nel quale ormai siamo immersi. È estate. Fa caldo. In certi momenti fa molto caldo, caldissimo, ma chi ha più di sessant’anni non può non ricordare che questo è avvenuto anche in estati scorse e, per ricordo personale, anche negli anni Sessanta. I picchi di caldo ci sono sempre stati. Montarci su una commedia ha lo stesso valore della geniale scoperta che l’acqua è bagnata. Nessuno nega problemi di tipo ambientale, ma non è certo con questo terrore che andiamo diffondendo, anzi, che andate diffondendo, che si aiuta in qualche modo una transizione ecologica non dittatoriale ma democraticamente decisa. Le conseguenze di questo clima da terrore non fanno bene a nessuno, a partire dal turismo, perché quelli del Times lo sanno che, se scrivono «Roma città infernale», significa che non conviene ai turisti andarci. Esteso a tutta Italia significa dire: occhio che in Italia morirete dal caldo e, siccome è un caldo infernale, può darsi anche che dopo la morte discendiate nel regno di Lucifero. A me questi mi sembrano scemi. Pensano forse di favorire il turismo inglese e penalizzare quello italiano con un titolo del Times? Ma chi si credono di essere? Certamente un titolo così non fa bene al turismo internazionale, ma coloro che sono già stati a Roma, o che ne hanno sentito parlare, certamente non decideranno in base al caldo ma alle bellezze che l’Italia offre. Quello che ci stupisce è che una rivista così importante scenda a livello dell’ultimo ragazzo dell’ultima generazione e si faccia cassa di risonanza di idee che non stanno né in cielo né in terra. Questo terrore diffuso a proposito del caldo non fa male solo al turismo, fa male a tutti, a tutti noi. Un po’ di buon senso dovrebbe far pensare che dopo il Covid, dopo la guerra, dopo la crisi economica ed energetica, si dovrebbe usare una certa prudenza prima di lanciare profezie tanto false quanto dannose. Gli italiani sono oggettivamente stanchi. Hanno passato anni difficili. C’è qualcuno che, forse dopo aver bevuto un po’ troppo, ha paragonato quest’estate calda al Covid. Forse lo ha fatto perché su di lui il Covid ha prodotto qualche effetto anche nella parte superiore del corpo che contiene il cervello e la capacità di ragionare. Altro discorso è quello che riguarda gli anziani che magari vivono in una casa popolare e non hanno neanche un ventilatore. Mi fa schifo quasi quanto il titolo del Times perché quel titolo è una carognata, mentre l’assenza di adeguati sistemi di refrigerio nelle case degli anziani – che non possono acquistarli da soli – è uno scandalo nazionale che riguarda la refrigerazione in estate e il riscaldamento in inverno all’interno degli alloggi popolari pubblici e privati. Ma questo discorso non riguarda il diritto a un ambiente pulito, sano, riguarda un altro diritto: il diritto sociale, per chi non può, di essere messo nelle condizioni minime, almeno per affrontare il caldo d’estate e il freddo d’inverno. Qui la colpa è solo di chi non ha fatto provvedimenti o leggi appropriate ed è uno scandalo.