2023-08-01
«Troppe centraline meteo al caldo. Ecco come si sballano le rilevazioni»
Claudio Borghi (Getty Images)
Il senatore leghista Claudio Borghi: «Vicino alle piste di rullaggio a Linate o in mezzo a uno scalo ferroviario a Brescia. Basta la collocazione sbagliata per sballare le misure e fare il gioco degli ecoansiosi. In pieno stile Covid».C’è un detective del clima che fa impazzire i fanatici social più dell’aria fresca e della pioggia nel pineto. È Claudio Borghi, senatore della Lega, che nell’impazzimento generale per le temperature pseudo-sahariane ha preso la lente di Sherlock Holmes e guarda dentro un fenomeno più mediatico che climatico. Con rivelazioni surreali: numeri gonfiati, centraline di rilevazione sotto gli scarichi degli aerei, condizionamento dei condizionatori. Una partita quotidiana a colpi di post mentre l’estate raffredda le medie ma non gli animi.Senatore Borghi, cosa le è venuto in mente? «Sono partito dal festival del numero nelle due settimane in cui faceva caldo. Con una strumentalizzazione permanente anche all’estero: la Bbc si inventava temperature infernali in Italia e le tabelle diventavano rosso fuoco per impressionare le persone». L’estate più calda di sempre. Che fa, contesta?«Certo. Se la massima è di 40 gradi per cinque minuti, quel dato non può valere per tutto il giorno. Allora ho cominciato a curiosare, a cercare dove venivano prese le temperature e come sono cambiate nel tempo quelle delle città italiane. Ho approfondito le indagini in due direzioni: le cifre sparate in aria e i luoghi in cui venivano raccolti i dati. Mi ha messo la pulce nell’orecchio uno studio scientifico americano del 2014, Il surriscaldamento di origine umana dell’ambiente cittadino dovuto all’aria condizionata, firmato dal professor Francisco Salamanca dell’Arizona State University».Che lezione ha tratto? «Nelle ore notturne, l’impatto era di 1,5 o 2 gradi in più. Mi sono chiesto se questo fattore nuovo viene tenuto in considerazione oppure no. L’installazione dei condizionatori negli ultimi dieci anni in Italia è stata intensiva come quella delle parabole televisive 40 anni fa. Il discorso sta anche nella diversa distribuzione del calore: prima c’erano 30 gradi ovunque, oggi 25 all’interno delle abitazioni e 35 fuori. Secondo gli statistici la media rimane 30, ma il termometro che misura il calore in città è all’esterno. E non è la stessa cosa».L’accusano di negazionismo, tanto per cambiare.«Io non contesto i cambiamenti climatici, che ci siano è perfettamente plausibile. Ho casa a Como, se avessi aperto le finestre 1,8 milioni di anni fa avrei visto un ghiacciaio al posto del lago. A me interessano i dati utilizzati per condizionare il pensiero delle persone, per spaventarle. Esattamente come accadde nella stagione del Covid. E se l’impennata fosse addizionata con dati non corretti?».Come ha indagato? «Sono partito dalle centraline storiche. Anche perché tutti gli strumenti di rilevazione (sistema Copernicus, rilevazione del ritiro dei ghiacciai) riguardano gli ultimi 20 anni e al massimo ci possono dire, di questi, qual è stato l’anno più caldo. Troppo poco, per un confronto strutturato di anni ne servirebbero almeno 200. Le serie storiche più lunghe derivano dalle rilevazioni delle stazioni meteo urbane. Ho cercato le più vecchie, con qualche sorpresa».Che tipo di sorpresa?«Quella di Milano, a Linate, è lì da prima della guerra. Per anni ha sovrastimato i dati perché attorno al locale era stata posizionata una siepe che non faceva correre l’aria. Alcuni appassionati di meteorologia hanno scoperto il problema paragonando i dati della stazione con i loro: erano sempre più alti. Di conseguenza il record del 2003 è dopato». Tolta la siepe, problema risolto? «No, perché adesso in quei campi è stato edificato un centro di logistica, azienda dotata di frigoriferi potentissimi per conservare le merci deperibili, tecnologie che scaldano parecchio. Ma c’è una discriminante peggiore: la stazione è alla fine della pista di rullaggio degli aerei, che nel girare per decollare inviano sul locale gli scarichi dei motori. L’obiezione dei miei contestatori è: lo scarico dura un breve momento. Proviamo a moltiplicarlo per il numero degli aerei in decollo e troviamo risultati ben diversi. A Trieste, Bari, Brindisi, Firenze è uguale».Altre anomalie?«A Brescia la stazione meteo è piazzata in mezzo ai binari dello scalo ferroviario, con convogli bollenti che la sfiorano h24. Allora dico: è sufficiente che un dato sia falsato per mettere in dubbio gli altri. Non dimentichiamo che proprio di 0,5° o di 1° di innalzamento della temperatura stiamo parlando. Basterebbe aver studiato il caso Sydney». Siamo ignoranti.«È avvenuta una vicenda molto interessante. La città si stava avviando a battere il record di giorni consecutivi sotto i 30 gradi. All’approssimarsi del primato storico, ecco un giorno con 30,2°, niente record. Un approfondimento ha consentito di scoprire che, appoggiato a terra accanto alla centralina, era stato installato un pannello solare che rifletteva sulla stazione meteo. Non sul tetto, ma lì accanto, indirizzato verso la stazione come da foto di un cittadino. Il giorno dopo il pannello è sparito, ma anche il record».Qual è la morale della sua battaglia di luglio?«Durante la pandemia sono stati messi in circolo sulla mortalità dati che suonavano male fin da subito. E poi escamotage come i morti “con” o i morti “per” il Covid. Chiunque li confutava veniva accusato di negazionismo. Oggi ci risiamo, stesso sistema». A chi giova tutto questo?«Fra auto elettriche e abitazioni incappottate per ordine dell’Ue, l’industria del cambiamento climatico è una delle più floride e potenti del pianeta. Serve attenzione. Per chi vuole imporre un dogma è più facile truccare un termometro che truccare la Scienza».
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