2022-10-28
Il reddito ai clandestini appena sbarcati
Maxi inchiesta della squadra mobile di Cagliari: scoperti 300 migranti che hanno ottenuto la card gialla falsificando le carte su permesso di soggiorno e residenza. Molti sono già irreperibili: altri 200 sotto osservazione. Raggiro da 8 milioni di euro.Appena scesi dal barcone correvano al Caf per presentare la domanda e solo dopo andavano in Questura per chiedere il permesso di soggiorno.Con il solito giochetto delle autocertificazioni fasulle 300 stranieri furbetti del reddito di cittadinanza hanno incassato 8 milioni di euro. E ce ne sono altri 200 «sotto osservazione», fanno sapere gli investigatori della squadra mobile di Cagliari che ieri, proprio mentre l’Inps Sardegna presentava il suo bilancio sociale, ammettendo di aver erogato il reddito di cittadinanza a ben 128.941, hanno denunciato gli arraffoni che avrebbero truffato lo Stato. Gli indagati, tutti provenienti da nord Africa, Africa sub-sahariana, Sud America e Paesi balcanici, «hanno dichiarato falsamente di avere i requisiti per ottenere il beneficio e, tramite i centri di assistenza fiscale o le Poste italiane, hanno trasmesso all’Inps la relativa domanda», spiegano dalla Questura.Dove hanno acceso un faro anche sui mancati controlli incrociati prima dell’erogazione dell’aiuto di Stato. Gli stranieri appena arrivati in Italia, molti tramite imbarcazioni di fortuna nella tratta Algeria-Sardegna, hanno scoperto gli investigatori guidati dal vice questore aggiunto Fabrizio Mustaro, si presentavano, il più delle volte, prima ai Caf per presentare domanda per il reddito di cittadinanza e solo dopo all’ufficio immigrazione per richiedere il permesso di soggiorno. Una volta ottenuto il benefit pagato con i soldi dei cittadini italiani, però, se ne tornavano a casa loro con la carta di credito delle Poste sulla quale veniva caricato mensilmente il denaro e si godevano i 600 euro (gli investigatori hanno stimato che in media percepivano circa 570 euro al mese). I più accorti invece incaricavano parenti o conoscenti rimasti in Italia per il prelievo del denaro e poi se lo facevano spedire.Tra gli indagati ci sono anche alcuni discendenti di italiani emigrati nel Sud America che, in base allo ius sanguinis, hanno richiesto e ottenuto la cittadinanza e subito hanno presentato istanza per ottenere il reddito, poi, però, sono tornati a casa dall’altra parte dell’Oceano senza possedere un requisito fondamentale: la residenza. E proprio in casi come questi sarà difficile notificare loro il decreto penale. E sarà ancora più complicato recuperare quanto percepito illecitamente (aspetto questo che ora tocca all’Inps, che dovrà prima anche bloccare l’emissione dei prossimi bonifici), «perché», spiegano gli investigatori, «o sono irreperibili o risultano nullatenenti». E anche gli accordi bilaterali internazionali, in alcuni casi, non prevedono la procedibilità dell’azione penale. Insomma, quella del reddito di cittadinanza si rivela una truffa facile da mettere a segno e con scarse conseguenze anche quando si viene scoperti.Le indagini cagliaritane sono partite circa otto mesi fa, da una segnalazione dell’ufficio immigrazione della Questura. I funzionari addetti alla valutazione delle domande di coloro che avevano presentato l’istanza per ottenere il permesso di soggiorno in Italia hanno notato che molti richiedenti risultavano già percettori del reddito di cittadinanza. Strane coincidenze su cui è caduta l’attenzione degli investigatori. Dopo una prima segnalazione interna, negli uffici della squadra mobile si sono quindi accumulate montagne di documenti per l’incrocio dei dati. Un pool di investigatori si è dedicato quotidianamente a un’attività che andrebbe fatta prima di erogare a pioggia. E si è scoperto che alla fine bastava dichiarare «falsamente di essere in possesso del permesso di soggiorno di lungo periodo o di avere la residenza in Italia da almeno dieci anni, di cui gli ultimi due continuativi (ovvero l’ennesima replica di quasi tutte le truffe legate al reddito di cittadinanza, ndr)». Controlli a monte insufficienti fra le banche dati pubbliche hanno favorito la truffa, dato che Caf e Poste si limitano a trasmettere richieste e autocertificazioni senza verifiche documentali. E i Comuni, inoltre, ci mettono alcuni mesi per accertare l’effettiva residenza. Gli investigatori escludono l’esistenza di un’organizzazione, ma hanno scoperto che «il sistema» si reggerebbe sul passaparola nelle comunità di immigrati. Quando arrivano in Italia i furbetti sembrano già conoscere tutto l’iter. E molti di loro si affidano allo stesso Caf, presentando anche documenti precompilati. Finora la truffa ammonta a 12 milioni di euro, perché già a maggio c’era stata una prima tranche di denunce, con 140 furbetti stanati e un danno stimato in 4 milioni. Ma, stando alle valutazioni degli investigatori, sarebbe solo la punta dell’iceberg. Stando alle ultime statistiche disponibili, tra l’1 gennaio 2021 e il 31 maggio 2022 su scala nazionale sono stati scoperti illeciti relativi al reddito di cittadinanza per 288 milioni di euro, di cui 171 milioni indebitamente percepiti e 117 milioni fraudolentemente richiesti e non ancora riscossi. Le persone denunciate ammontano a oltre 29.000. E gli stranieri sono una bella fetta.
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