2022-12-16
Città blindate? Flop del «multiculti»
Se militarizziamo i centri urbani è perché siamo invasi da minoranze che ci odiano. A Montpellier, un quattordicenne è morto per i disordini causati dai nordafricani.Che vinca o che perda, il Marocco resta una bella pratica per le forze dell’ordine di tutta Europa. I lettori, infatti, avranno ancora fresca la memoria delle devastazioni che i tifosi magrebini hanno compiuto a Bruxelles dopo la vittoria contro il Belgio: immagini crude e inquietanti che hanno fatto il giro del mondo, mostrando all’intero pianeta che cosa vuol dire «multiculturalismo» all’europea. Roghi appiccati, automobili ribaltate, suolo pubblico messo a ferro e fuoco, pietre e petardi contro gli agenti in assetto antisommossa. Ecco, le autorità belghe, in vista della semifinale tra Francia e Marocco di mercoledì sera, sono arrivate più preparate all’appuntamento. La polizia brussellese, per timore del peggio, ha sbarrato alcune strade con filo spinato e barriere di metallo, proprio come fa la Nato nelle zone di guerra. Solo che dall’altra parte della barricata non c’erano i carri armati russi o l’artiglieria di Vladimir Putin, ma una torma di marocchini inferociti per una partita di calcio. Ovviamente, malgrado tutte le contromisure prese dalla polizia, i sostenitori dei «leoni dell’Atlante» hanno comunque tentato di forzare i blocchi. Se in Belgio, stavolta, i danni sono stati contenuti, è andata decisamente peggio in Francia. Non che i nostri cugini d’Oltralpe se ne fossero rimasti con le mani in mano. Anzi: per l’occasione avevano mobilitato la bellezza di 5.000 agenti, di cui 2.200 nella sola Parigi. Nonostante tutto, però, alla fine c’è scappato il morto. È successo a Montpellier, dove a rimetterci la vita è stato un ragazzino di 14 anni, investito da un’auto a causa dei disordini provocati dai tifosi marocchini. La tragedia si è consumata nel quartiere popolare di Mosson (chiamato ancora La Paillade dai cittadini), situato nella zona Nord Ovest del centro occitano. Un quartiere che, già a partire dagli anni Sessanta, è popolato prevalentemente da comunità di algerini e, appunto, marocchini.Stando alle ricostruzioni dei media locali, un’auto è passata nel quartiere sventolando una bandiera francese, imbattendosi in un folto gruppo di sostenitori del Marocco. A quel punto, come proverebbero i video dell’accaduto, i magrebini hanno tentato di strappare il tricolore al conducente che, preso dal panico, ha effettuato un’inversione a U in mezzo alla folla. A rimetterci, quindi, è stato un quattordicenne, che ha subìto un arresto cardiocircolatorio ed è morto poco dopo essere stato ricoverato. Il veicolo è stato rinvenuto dagli agenti nei pressi dell’incidente, ma l’automobilista si era ormai dileguato. La polizia ha fatto sapere di essere sulle sue tracce.Al di là del fatto di cronaca nudo e crudo, è chiaro che i talebani della società multietnica qualche domanda se la devono porre. Magari dandosi anche una risposta diversa dal classico e autoconsolatorio «l’integrazione non funziona perché noi europei siamo ancora troppo xenofobi». Nel biennio terribile 2015-2016, sia la Francia sia il Belgio sono stati vittime di attacchi terroristici spietati a opera di immigrati di seconda e terza generazione. Persone che odiano la cultura ospitante malgrado siano stati messi in condizione di integrarsi senza problemi. Basti pensare al profilo di Salah Abdeslam, uno dei killer del Bataclan. Insomma, a suo tempo la sinistra pensò di risolvere una problematica così grave e urgente con i gessetti colorati e Imagine suonata nelle piazze. Non è ovviamente bastato e la criminalità immigrata continua tutt’oggi a riempire le pagine di cronaca nera. Forse, è arrivato il momento di guardarsi in faccia e dire finalmente «basta» a questa invasione legalizzata che la sinistra al caviale si ostina a chiamare «accoglienza».
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)