2022-08-17
La Cirinnà delusa corre per rivalsa
Monica Cirinnà (Imagoeconomica)
La senatrice arcobaleno critica il segretario e accetta di gareggiare «da gladiatore» in un «territorio inadatto». Derby nel mondo Lgbt: tappeto rosso steso solo per Alessandro Zan.Alle tre del pomeriggio non si coglie l’uva e quando ho saputo che Monica Cirinnà avrebbe tenuto una conferenza stampa presso la sala del Senato «Nassirya», l’impulso balzachiano ha avuto la meglio e devo dire di non essere stato deluso. Sono giorni veramente duri per l’onorevole Cirinnà: non solo perché il Pd non l’ha candidata in un seggio sicuro, non solo perché non gliel’hanno detto prima, non solo perché a Roma i posti buoni sono andati tutti agli alleati, ma anche, forse, per il fatto di dover fare la conferenza stampa in una sala intitolata ai martiri di Nassirya. Alla fine quello che resta, sopra ogni altra cosa, è quest’aria di professionismo esasperato e di coltivazione maniacale della centralità della propria nicchia. Vengono in mente certi collezionisti che ti spiegano che la maniglia Impero deve essere così e non così e tu ascolti con interesse perché sai che poi si cambierà argomento, invece con Monica l’impressione è che l’argomento non cambi mai. L’esordio ci parla di una «notte terribile», tanto che pensavo le fosse successo qualcosa di grave e in effetti le è successo qualcosa di grave ma di una gravità rarefatta, una gravità che può essere compresa solo da chi è in politica da 30 anni e per questo pensa che il sogno non finirà mai, che sia un «diritto acquisito». La notte è stata terribile («teribbile») perché ha appreso di non aver ricevuto, come chiesto, un posto sicuro nel listino proporzionale ma un collegio «difficile», non blindato, non sicuro, il tremendo Roma 4 («territori per cui io non sono adatta»), un collegio di fascisti «già vinto da Fratelli d’Italia» e che quindi proporlo a lei significa «un vero e proprio schiaffo» (invece Alessandro Zan, quello del ddl, sarà diciamo più sicuro di non prendere schiaffi, in quel di Padova e Rovigo). E qui parte la sezione centrale in cui la paladina parla di sé in terza persona come Giulio Cesare o Maradona elencando tutto quello che lei rappresenta «per i diritti» e tutti i rischi che lei si è presa per il Pd in tutti questi anni di coraggiosa testimonianza, addirittura andando a parlare a Cisterna, «nella provincia più fascista d’Italia». Nemmeno parlando con i più nostalgici si respira un’aria di passato così viva come con Monica: per lei sì che «il fascismo è qui», altroché Almirante. Di Letta non ha un giudizio estremamente positivo e stenta a trattenere le velate critiche quando parla di «gestione a dir poco pessima». Naturalmente il problema non è la sua ricandidatura in sé ma il fatto che non ricandidando lei, responsabile nazionale «Diritti», il Pd dimostra di non avere a cuore i diritti. Sillogismo di primo grado o, come ricorderà chi ha studiato la Scolastica, sillogismo «in Barbara», ma non vorrei sembrare troppo patriarcale. Per tutta la notte sono arrivate le mail e proprio da queste mail la Cirinnà trae i motivi che l’hanno spinta, alla fine, ad accettare il collegio in un primo momento sdegnosamente rifiutato. Ebbene sì, con una mossa da Alberto Sordi, la Cirinnà, dopo averci pensato tutta la terribile notte e dopo aver letto le mail degli attivisti lgbt+ («ellegibitiplàs»), ritorna sui suoi passi e accetta di candidarsi «come un gladiatore» nel collegio difficile «senza paracadute». Ora, malgrado il fatto che lei si candiderà comunque «per non far vincere i fascisti», per colpa del Pd vinceranno comunque, leveranno i diritti ai gay e «non si potrà più abortire né divorziare». Qui per un attimo ho visto il miraggio di un mondo meraviglioso che però so che non si realizzerà a breve, ma ringrazio comunque Monica per la visione arcadica che mi ha donato. Giunti al finale, il passaggio che più ha colpito è stato l’ultimo attacco al Pd, il quale «ha ritenuto che temi quali l’inflazione fossero più importanti dei bambini-libellula». Ora, non voglio sapere cosa siano i bambini-libellula e spero che grazie alle scelte di Letta non mi debba informare ulteriormente, invece so cos’è l’inflazione e credo che anteporla a questioni oggettivamente marginali si basi sul residuo buonsenso rimasto. Alla fine nulla, nemmeno una parola sulla questione per la quale ho assistito con interesse alla conferenza: nemmeno un accenno al cane, ai soldi del cane, alla cuccia, alla richiesta di restituzione che il tribunale le ha negato e all’eventuale proseguimento dell’impegno politico da parte del cane. Perché se è vero che la Cirinnà ci ha ripensato «per dimostrare che bisogna avere coraggio di avere coraggio» [sic], il cane ha aleggiato per tutta la conferenza stampa come lo spettro di Banquo e sospettiamo che abbia avuto il suo piccolo ruolo anche nelle scelte della segreteria nazionale del Partito democratico.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)