2023-07-26
Cina scavalca Italia: seconda produttrice di pomodori. «Dumping e schiavismo»
Superata l’Italia che adesso è in terza posizione nella classifica dei produttori di passata. Denuncia di Luigi Scordamaglia a Bruxelles: «Aumentano le frodi. Dumping per via della scarsa attenzione ai diritti umani nello Xinjang. Vietiamo le importazioni».Il World processing tomato council, l’associazione internazionale che raccoglie i Paesi produttori di pomodoro e di passata ha reso pubblici i dati del 2022 e le stime per l’anno in corso. La California, che da sola vale quasi quanto gli interi Stati Uniti, resta al primo posto con 9,5 milioni di tonnellate di concentrato di salsa rossa e si proietta a chiudere il 2023 a quota 10,9. Un record assoluto. Il problema è che l’Italia scende dal secondo al terzo posto scalzata dalla Cina. La nostra passata valeva nel 2021 6 milioni di tonnellate, nel 2022 5,4 e forse chiuderemo l’anno con 5,6 milioni di tonnellate. Il Dragone, invece, è passato dai 4,8 del 2021, ai 6,2 del 2022 e si stima che terminerà il 2023 con ben 7,3 milioni di tonnellate. Al di là della classifica, la notizia è un problema su più punti di vista. Basti pensare che il prezzo del pomodoro italiano viaggia sui 150 euro alla tonnellata e quello del concentrato sui 2.000 euro. Il prezzo del pomodoro cinese sia fresco che lavorato è esattamente la metà. Una concorrenza insostenibile che causa effetti negativi a catena. Primo fra tutti l’aumento delle truffe e delle contraffazioni. «Abbiamo intensificato le denunce», spiega a La Verità Luigi Scordamaglia, presidente di Filiera Italia, «e ottenuto interventi di polizia e condanne penali. Chiaro il divario di prezzo facilita le attività illegali, ma ciò che preoccupa è anche il drastico aumento dell’utilizzo del concentrato cinese in filiere legali». Il riferimento è all’uso del prodotto del Dragone nei cibi che non richiedono l’etichetta di origine. Cibi serviti al ristorante o nelle pizzerie. Per di più tramite un sistema di perfezionamento attivo è sempre più difficile identificare le percentuali esatte di diluizione del concentrato. Ma c’è dell’altro. «Il fenomeno più grave», prosegue Scordamaglia, «lo stiamo riscontrando tra quelle multinazionali che per anni avevano bandito il prodotto cinese considerandolo non all’altezza degli standard qualitativi ed etici. Adesso stanno cambiando i protocollo. Non si resiste alla forbice di prezzo e quindi il concentrato cinese ora fa gola per i margini che riesce a garantire e per il fatto che le etichette non ne indicano la provenienza». Fin qui l’analisi dei numeri e dei prezzi. È però opportuno come il Dragone riesca a dimezzare i prezzi dei prodotti e qui subentra un tema ben più ampio. «Paesi come gli Stati Uniti hanno imposto un divieto di importazione di derivati esportati dalla regione dello Xinjiang, dove vivono gli uiguri. Le motivazioni addotte sono quelle del genocidio in atto contro la popolazione musulmano e il totale accantonamento dei diritti umani. Anche Bruxelles da tempo discute di queste problematiche e noi, come Coldiretti e Filiera Italia chiederemo alla Commissione di avviare una serie di controlli e di sancire il divieto di importazione dallo Xinjiang». Non un dettaglio visto che circa l’80% dei circa 6 milioni di tonnellate viene proprio da lì. Ci auguriamo che Bruxelles risponda in qualche modo. La notizia è importante anche dal punto di vista geopolitico. Oggi il premier Giorgia Meloni è negli Usa. Incontrerà Joe Biden e anche rappresentanti della Camera. Oltre alla collaborazione nell’industria spaziale e alle questioni libiche e tunisine, sul tavolo c’è l’accordo sulla via della Seta. Il memorandum firmato ai tempi di Giuseppe Conte nel 2019 e con la presenza di Sergio Mattarella prevede una serie di collaborazioni in progetti infrastrutturali e, inutile dirlo, punta il dito sugli asset più importanti: i porti. A marzo del prossimo anno l’accordo scade ma una clausola prevede che entro il 31 dicembre di quest’anno debba essere rivisto o cancellato, altrimenti scatta il rinnovo automatico. La posizione del governo sarebbe quella di uscire ma salvare le relazioni commerciali. Se volessimo usare uno slogan dovremmo passare dalla via della Seta alla via dei mercati. Bene. Ma anche questa strada porta con sè incognite e difficoltà. Nel corso degli ultimi 20 anni, il nostro Paese ha beneficiato di iniezioni di liquidità cinesi per un valore vicino ai 16 miliardi di euro. Tanto quanto è toccato alla Francia, la metà della Germania e molto meno della Gran Bretagna che ha sfiorato gli 80 miliardi di investimenti. I picchi degli investimenti si sono segnati nel 2014, 2015 e 2016, quando si vendette un terzo di Cdp Reti a China State Grid per l’importo di 2 miliardi. L’Italia, pur dentro la Belt and road initiave, non ha avuto alcun beneficio. Sul fronte export c’è stata una impennata rispetto al periodo pre Covid. Si è passati da circa 12 a oltre 16 miliardi. Mentre l’import di prodotti cinesi è passato dai 32 miliardi del 2020 ai 57 dello scorso anno. Insomma, di chi è il maggior beneficio? Infine, l’esempio del concentrato di pomodoro e la denuncia di Filiera Italia impone un ulteriore punto di vista. La concorrenza cinese, al di là del genocidio degli uiguri (che permette prezzi starcciati per i pomodori) ha effetti negativi lungo tutta la filiera produttiva made in Italy.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.