2020-10-06
Chiusa l’indagine su Siri e l’eolico. Manca la prova del passaggio di soldi
Nell'ipotesi di corruzione per l'ex sottosegretario non ci sono nemmeno intercettazioni.A indagini chiuse il capo d'imputazione principale, quello con l'ipotesi di corruzione, è rimasto identico: «Nel suo ruolo anche di sottosegretario alle Infrastrutture all'epoca dei fatti», Armando Siri avrebbe asservito i suoi poteri a interessi privati «proponendo e concordando con gli organi apicali dei ministeri competenti (Infrastrutture, Sviluppo economico e Ambiente), l'inserimento in provvedimenti normativi (...) ovvero proponendo emendamenti contenenti disposizioni in materia di incentivi per il mini eolico». Ed è rimasta identica anche la formula usata dai pm sui 30.000 euro che i giornali della vulgata avevano affibbiato con un virgolettato al principale indagato di questo procedimento: Paolo Franco Arata, ex deputato di Forza Italia e, nel 1994, presidente del Comitato interparlamentare per lo sviluppo sostenibile, amministratore della Etnea Srl, della Alqantarea Srl, dominus della Solcara Srl (amministrata dal figlio Francesco) e della Solgesta Srl (amministrata dalla moglie).Stando a quanto riporta l'accusa nell'avviso di chiusura della indagini preliminari notificato ieri mattina, Siri (difeso dall'avvocato Fabio Pinelli) «riceveva indebitamente la promessa e/o la dazione di 30.000 euro da parte di Arata». Dal verbale di incidente probatorio con l'interrogatorio di Vito Nicastri, indicato come il re dell'eolico in odore di mafia che faceva affari con le energie rinnovabili, non c'è traccia della dazione di denaro. Che neanche gli investigatori in due anni d'indagine sono riusciti a trovare. E neppure sono riusciti a ricostruirne i possibili passaggi. Così come non c'è traccia del virgolettato che si affrettarono a riportare Corriere della Sera, La Repubblica e Il Messaggero: «Questa operazione ci è costata 30.000 euro». Parole messe in bocca ad Arata, riferendosi ai compensi destinati a Siri per modificare i provvedimenti legislativi. Un investigatore spiegò a La Verità che quelle intercettazioni erano «false». Aggiungendo: «Quelle frasi non ci sono nel fascicolo». Nel documento notificato ieri, infatti, si parla ancora di dazione «promessa». In cambio di un favore: ovvero la norma da inserire nel Def che avrebbe consentito di ampliare i finanziamenti per il settore del mini eolico, retrodatando la concessione al momento della costituzione di alcune società di Nicastri. Norma che, inoltre, non è mai stata inserita nel Def. Nell'avviso di conclusione delle indagini, nel quale Siri e Arata risultano indagati insieme ad altre tre persone, c'è anche un altro capo d'imputazione: al centro c'è Leonardo, l'azienda italiana che opera nei settori dell'aerospazio, della difesa e della sicurezza. Siri, secondo l'accusa, «in concorso» con Arata, e con «Valerio Del Duca, Simone Rosati e Paolo Iaboni (gli ultimi due sono funzionari della Leonardo Spa, ndr), si attivava per ottenere un provvedimento normativo ad hoc che finanziasse, anche in misura minima, il progetto di completamento dell'aeroporto di Viterbo, di interesse per future commesse della Leonardo Spa». Inoltre «esercitava pressioni direttamente e per interposta persona, sul comandante generale della Guardia costiera, ammiraglio ispettore capo Giovanni Pettorino, al fine di determinarlo a rimuovere il controammiraglio Piero Pellizari dall'incarico di responsabile unico del procedimento nell'ambito di un appalto, in essere ma in scadenza, per la fornitura di sistemi radar Vts (Vessel traffic service), essendo Pellizzari inviso alla Leonardo Spa, siccome critico su alcuni aspetti della fornitura». Anche in questo caso viene ipotizzata, seppure in un modo molto macchinoso, una mazzetta: «8.000 euro», anticipate da Del Duca e Rosati (quest'ultimo di intesa con il suo superiore gerarchico Iaboni) che avevano programmato di riottenere tale provvista, pur non riuscendo nell'intento, mediante il pagamento da parte di Leonardo Spa, di una fattura» emessa da una società: la Aster Spa. Ora la palla passa alle difese.