2024-01-25
C’è un giudice: Trudeau condannato
per la repressione durante il Covid
Un giudice del Canada ha riconosciuto l’illegittimità della legislazione di emergenza per soffocare le proteste dei camionisti a cui il governo congelò anche i conti correnti. L’esatto contrario della Consulta italiana, che ha avallato i dpcm liberticidi.Qualche volta la giustizia trionfa, persino in maniera piuttosto clamorosa. Ci sono voluti due anni e l’intervento di un giudice federale particolarmente scrupoloso ed equo, certo, ma alla fine un tribunale canadese ha usato contro il premier Justin Trudeau lo stesso pugno di ferro che lui aveva sventolato contro il Freedom Convoy. Parliamo ovviamente della grande protesta guidata dai camionisti e deflagrata a febbraio 2022 dopo l’istituzione del green pass e delle restrizioni sanitarie in Canada. Una serie di manifestazioni che durarono per settimane e ottennero visibilità a livello mondiale. Le sollevazioni erano iniziate il 22 gennaio 2022, dopo che il governo aveva imposto ai camionisti di sottoporsi a vaccinazione per poter continuare a lavorare. La mobilitazione dei trasportatori aveva paralizzato Ottawa per tre settimane. Il 30 gennaio Trudeau, positivo al Covid, si era rifugiato in isolamento vicino alla capitale ma nel Paese si era diffusa la voce che, intimorito, fosse dovuto scappare con la sua famiglia negli Stati Uniti per sfuggire alle proteste che si erano spinte fin davanti ai palazzi del potere. La reazione istituzionale non si era fatta attendere: le forze di polizia corsero ad arrestare i cittadini che manifestavano contro l’istituzione del passaporto vaccinale e la repressione raggiunse vette inaudite. Si arrivò addirittura al blocco dei conti correnti dei manifestanti. ll ministro delle Finanze canadese, Chrystia Freeland (figlia di un’esule ucraina e membro del consiglio direttivo del World Economic Forum), era andata in televisione annunciando misure estreme: «Se avete usato il vostro camion per protestare, i vostri conti saranno congelati e l’assicurazione del vostro veicolo sarà sospesa. Le pene che abbiamo deciso sono certe e faranno male. Ci sarà tolleranza zero per nuovi blocchi. Possiamo seguire il flusso del denaro, possiamo vedere cosa fate in tempo reale e siamo determinati a far finire tutto ciò, adesso e per sempre». Ai partecipanti al Freedom Convoy era stato anche impedito di procurarsi cibo e sostentamento, per loro e per le loro famiglie, e pure la catena di solidarietà che si era creata intorno ai renitenti al vaccino era stata spezzata con la forza. Insomma, il buono e inclusivo Trudeau usò la mano pesante con i dimostranti, rivelando il volto ringhioso del potere: tollerante con tutte le minoranze a parte quelle che davvero sfuggono alla narrazione dominante. Va detto che non tutti, in Canada, restarono a guardare e anche la politica intervenne invocando un riesame delle misure draconiane volute dal governo. Nell’aprile 2022 fu istituita la Commissione Rouleau, dal nome del giudice della Corte d’Appello dell’Ontario Paul Rouleau, fratello di Pierre Rouleau, marito della zia paterna di Justin Trudeau e militante dello stesso Liberal Party del primo ministro (giusto per fare capire quale fosse il contesto...).La commissione ha lavorato poco meno di dodici mesi per poi arrivare, un anno fa, all’assoluzione del governo. Per il giudice l’azione di Justin Trudeau (ribadiamo: un suo parente) è stata «rispettosa dei principi costituzionali». Al danno si è poi aggiunta la beffa: il primo ministro, alla fine dell’indagine della commissione, ha rivendicato le azioni drastiche adottate nei confronti di chi protestava. E ha dichiarato che i manifestanti avevano «deliberatamente diffuso disinformazione e condotto i canadesi alla morte». Dopo la repressione, gli insulti. Sembrava finita lì, ma ecco che, ieri, è arrivata una piacevole sorpresa dalle aule di giustizia. Il giudice federale Richard Mosley ha stabilito che l’uso da parte del Canada dei poteri di emergenza (l’Emergencies act del 1988) per porre fine alle proteste è stato «irragionevole» e «ingiustificato», niente meno. La sentenza del giudice Mosley è scaturita da quattro iniziative legali organizzate da gruppi in difesa delle libertà civili, tra cui la Canadian Civil Liberties Association (Ccla) e la Canadian Constitutional Foundation (Ccf). Secondo il giudice Mosley, il governo ha violato la carta dei diritti del Canada. Il magistrato ha in effetti mostrato un livello notevole di equilibrio e imparzialità, ammettendo che all’inizio dell’udienza la sua visione tendeva più a favore delle ragioni del governo, ma poi è cambiata. «All’inizio, pensavo che le azioni del Freedom Convoy si fossero spinte oltre la legittima protesta e avessero rappresentato una rottura inaccettabile dell’ordine pubblico», ha detto Mosley. «Se fossi stato al governo al momento della decisione, potrei aver convenuto anche io che era necessario applicare la legge». «Tuttavia», ha aggiunto il giudice, «sto rivedendo quel periodo con il senno di poi, per deliberare attentamente sulla base delle testimonianze fornite dai manifestanti. Le prove fornite e le loro argomentazioni mi hanno fatto cambiare idea». Mosley ha dichiarato di essere «preoccupato» per il modo con cui il governo ha congelato i conti bancari di alcuni manifestanti senza preoccuparsi degli effetti collaterali, ossia le conseguenze subite dai familiari e dai titolari di conti congiunti. «Le misure», ha concluso, «hanno violato il loro diritto di essere al sicuro contro perquisizioni e sequestri irragionevoli».Certo, come prevedibile la storia non finisce qui. Il governo federale canadese ha reso noto che ricorrerà in appello contro la sentenza di Mosley: «La sicurezza pubblica dei canadesi era minacciata, la nostra sicurezza nazionale, che include la nostra sicurezza economica nazionale, era minacciata», ha detto Chrystia Freeland. «In quel momento ero convinta che fosse la cosa giusta e necessaria da fare».Comprensibile che Trudeau e soci provino a difendersi, anche perché la decisione del tribunale potrebbe influenzare l’esito delle elezioni comunali, provinciali e federali che si stanno tenendo dal 10 gennaio (proseguiranno fino a marzo 2024) in diverse aree del Canada: per il partito del premier, l’aria si fa sempre più pesante.Gli equilibri politici canadesi, in ogni caso, sono del tutto secondari rispetto alla lezione offerta da questa vicenda. La sentenza di Mosley dimostra che i «contropoteri» servono davvero: un giudice, se retto, può compensare l’azione deleteria di un esecutivo e difendere i diritti dei cittadini. Il dramma è se ciò non avviene come accaduto in Italia, dove la Consulta ha di fatto avallato le azioni oppressive del governo sdoganando obblighi e divieti. È un fatto: quando la stampa non è libera e i poteri di controllo si piegano alla politica, il risultato è che la libertà muore soffocata. E da queste parti ne sappiamo qualcosa.