2022-01-22
Cav lontano dal Colle, il Pd sbanda su Draghi
Riunito ieri ad Arcore lo stato maggiore di Forza Italia. Dopo il vertice del centrodestra, oggi Silvio Berlusconi scioglierà la riserva. Sinistra agitata e spaccata sull’attuale premier. Intanto, spunta tra i papabili anche Elisabetta Belloni, capo dei servizi segreti. «Tutti a chiedersi se Berlusconi ha i numeri per essere eletto, ma chi sicuramente non ce li ha è Draghi»: un autorevolissimo protagonista politico affida alla Verità questa riflessione che sembra un paradosso, ma invece paradosso non è, a 48 ore dall’avvio delle votazioni e nel giorno dell’attesissimo vertice di centrodestra. Il ragionamento di chi non considera per nulla in discesa la strada di Draghi verso il Quirinale, e sono numerose le fonti di primissimo piano che convergono su questo dato, è estremamente semplice. Nel M5s, l’unico che punta su Draghi è Luigi Di Maio, perché è sicuro che verrebbe riconfermato anche con un altro governo, mentre gli altri tre ministri grillini (Stefano Patuanelli, Fabiana Dadone, Federico D’Incà) rischiano di restare fuori. Per quel che riguarda i parlamentari pentastellati, quelli che voterebbero per Draghi, nel segreto dell’urna, sono poche decine: il resto è terrorizzato dall’ipotesi di elezioni anticipate e quindi non ne vuole sapere. Nel Pd, la situazione è più che precaria: «Un nuovo governo», dice alla Verità un big dei dem, «vedrebbe la conferma di Lorenzo Guerini, mentre Andrea Orlando o Dario Franceschini dovrebbero lasciare il posto a una donna. Letta tifa per Draghi perché con lui ha un rapporto personale e perché con un nuovo esecutivo potrebbe entrare al governo o comunque cambiare la compagine ministeriale con la scusa della parità di genere. Diciamo che tra di noi sostanzialmente Draghi al Colle non lo vuole quasi nessuno, ma nessuno ha il coraggio di dirlo». In Forza Italia, al di là di quello che dirà oggi Berlusconi, sono pochissimi a spingere per Draghi: «Berlusconi mi ha chiamato il 30 dicembre per parlare del Quirinale», dice alla Verità un parlamentare azzurro, «ma se mi richiamasse per votare Draghi non lo seguirei». La Lega vuole che Draghi resti a Palazzo Chigi, e Matteo Salvini lo ha ripetuto mille volte. Resta Giorgia Meloni, che fa il tifo per Draghi perché vuole andare alle elezioni anticipate, ma che deve anche sperare che l’attuale premier abbia una maggioranza molto ampia, perché non potrebbe certo votarlo dopo averne criticato ogni provvedimento. «Draghi può puntare solo sullo spread e sulla pressione che arriva dall’estero», riflette un protagonista della partita che si sta giocando in queste ore, «Su Letta, sulla Meloni e su alcuni dei centristi di Coraggio Italia che sperano con un nuovo governo di spuntare qualche ministero, ma è sempre più evidente che se l’attuale premier dovesse andare al Colle si tornerebbe al voto. Draghi non dia per scontato nulla, nel segreto dell’urna sono stati impallinati candidati autorevolissimi». Uno che dichiara mettendoci la faccia che non voterà mai per l’attuale premier è il deputato grillino Riccardo Fraccaro, finito sulla graticola per aver incontrato Matteo Salvini proponendo al leader della Lega, secondo quanto è trapelato, i voti di due correnti del M5s se il centrodestra candidasse Gulio Tremonti: «Sta montando, e il mio caso ne è un esempio», dichiara Fraccaro, «un clima estremamente preoccupante e velenoso intorno all’elezione del Presidente della Repubblica. Perciò, vorrei sgombrare subito il campo da ogni dubbio dicendo che non voterò mai Mario Draghi». Tra i papabili per la successione a Sergio Mattarella crescono intanto le quotazioni di Elisabetta Belloni, nominata da Draghi a capo del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, servizi segreti. Lo ha rivelato il direttore del Fattoquotidiano.it, Peter Gomez, a La7. Passiamo a Berlusconi: ieri il Cav ha riunito ad Arcore per due volte, nel primo pomeriggio e in serata, lo stato maggiore del partito. Tonico e determinato, ha fatto il punto della situazione con i capigruppo alla Camera e al Senato, Paolo Barelli e Anna Maria Bernini, con la senatrice Licia Ronzulli, e con il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri. Oggi è in programma il vertice del centrodestra, lunedì (giorno della prima votazione) sono stati convocati i gruppi parlamentari di Forza Italia. «Domani (oggi, ndr), molto probabilmente, il presidente Berlusconi scioglierà la riserva», dice Paolo Barelli, «il centrodestra è unito e deciderà assieme. Siamo ormai a ridosso delle elezioni e quindi è opportuno che i leader si incontrino per stabilire operativamente la linea comune da condurre durante la prossima settimana». Impossibile prevedere cosa farà Berlusconi: c’è chi ipotizza un passo di lato e chi invece punta tutto sulla volontà del Cav di giocarsi la partita. Alla Verità risulta che due parlamentari non di centrodestra stiano aspettando da giorni di incontrare Silvio, segnale che l’operazione scouting potrebbe essersi fermata. Autorevolissime fonti della coalizione considerano «impossibile» una soluzione per lunedì prossimo: si va verso una proposta di centrodestra a partire dalla quarta votazione.
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