2025-03-13
Caso Ramy, inseguimento corretto. Carabinieri vittime della sinistra
Che dirà ora Franco Gabrielli, ex capo della polizia, che da delegato della sicurezza della giunta di sinistra di Beppe Sala spiegava che gli inseguimenti di chi si sottrae all’alt delle forze dell’ordine non si devono fare così? E che diranno quegli esponenti politici del Pd che, senza neppure attendere le risultanze dell’inchiesta della Procura, accusarono i carabinieri di essere assassini per il solo motivo di aver fatto il loro mestiere? Per settimane ho partecipato a dibattiti tv dedicati alla morte di Ramy Elgaml e per settimane ho ascoltato sentenze di condanna senza appello nei confronti delle forze dell’ordine, accusate di aver volontariamente investito il ragazzo egiziano morto mentre a Milano fuggiva da una pattuglia dell’Arma. sono stati insultati e addirittura gli avvocati del conducente della moto su cui viaggiava Ramy, ovvero di chi ha la maggiore responsabilità del tragico incidente in cui ha perso la vita il giovane, hanno chiesto il loro arresto, accusando i militari di aver manipolato la scena del «crimine» e di aver minacciato l’unico testimone, cancellando il filmato che questi aveva fatto con il telefonino. Per la sinistra, e per i manifestanti che nelle piazze d’Italia hanno messo in atto una vera e propria caccia ad agenti e carabinieri, le forze dell’ordine avevano tutto da nascondere, a cominciare dallo scontro che sarebbe stato provocato proprio con l’intenzione di fermare la moto e dunque di travolgere i ragazzi. Nella fantasiosa ricostruzione è entrato anche il razzismo, motivo principale per cui le pattuglie dell’Arma si sarebbero scatenate all’inseguimento dello scooter in fuga: nonostante i caschi, i carabinieri avrebbero saputo che Ramy e il suo amico erano stranieri.Ora però è arrivata la perizia, disposta su ordine della magistratura, che in 166 pagine spiega quel che è successo. Il vicebrigadiere che guidava l’auto non ha urtato la moto per farla schiantare contro un semaforo. È stato il conducente dello scooter che, con una manovra sconsiderata, ha tagliato la strada alla gazzella dei carabinieri. Il sottufficiale ha fatto tutto ciò che era possibile per evitare l’incidente, ma se avesse sterzato a sinistra avrebbe colpito la moto, se fosse andato a destra avrebbe investito un pedone. Dunque, in poche frazioni di secondo (0,6 scrive il perito) ha fatto la sola cosa possibile: ha frenato e l’auto è finita contro il palo. Osserva l’ingegner Domenico Romaniello: «Si può concludere che, nei limiti dell’esito imprevedibile e drammatico del seguito della manovra difensiva obbligata (l’investimento del corpo del trasportato, evoluzione non prevedibile all’atto della decisione della manovra), sia la risposta attentiva del conducente dell’autovettura Giulietta, sia la sua reazione sono state adeguate e controllate». Il perito non ha dubbi: «Il conducente del motoveicolo ha attuato una tale sconsiderata azione di cambio traiettoria ed interposizione su quell’autovettura, con le note gravissime conseguenze». In pratica, l’amico di Ramy ha tagliato la strada alla macchina dei carabinieri.Altro che omicidio. Quali forze dell’ordine assassine? Qui gli unici assassini (della verità) sono quanti hanno emesso una sentenza di condanna verso i carabinieri prima ancora che venissero fatti gli accertamenti della magistratura. Per loro esisteva una sola possibilità, ovvero la colpevolezza dei militari dell’Arma. Colpevoli di aver inseguito due uomini in fuga. Responsabili di aver fatto il loro dovere. Per questo sono stati infangati e accusati. Per settimane il loro nome è stato accostato alla parola assassino. E a proposito di parole: oggi ci piacerebbe sentire quelle di Franco Gabrielli, della segretaria del Pd lombardo, Silvia Roggiani, della senatrice Ilaria Cucchi, dell’europarlamentare Ilaria Salis. Ovvero di tutti coloro che hanno rovesciato la realtà, prendendosela con chi fa rispettare la legge e non con chi l’ha violata. Tra le tante parole dette durante le scorse settimane, ne sapranno pronunciare una per chiedere scusa?
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)