2025-03-29
Nel caso Equalize spuntano anche i lavori del Mose. Ma alcune accuse traballano
Secondo Nunzio Samuele Calamucci, l’imprenditore Lorenzo Sbraccia avrebbe parlato di una tangente legata a un’imbarcazione usata per la diga. Sulle sue dichiarazioni, però, piovono smentite.Nell’affaire dell’agenzia investigativa Equalize entrano anche il Mose, la grande opera costruita per proteggere Venezia dall’acqua alta, il bonus 110, una presunta tangente e, persino, un naufragio.Il personaggio intorno a cui ruota tutto è l’imprenditore Lorenzo Sbraccia, nativo di Roma, ma originario dell’Abruzzo, indagato a Milano per associazione a delinquere finalizzata all’accesso abusivo e anche per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso poiché per mettere ordine nei suoi cantieri si sarebbe affidato a un calabrese ’ndranghetista, Annunziatino Romeo. Andiamo con ordine.Un anno fa il Consorzio Venezia nuova ha dovuto affrontare la crisi dell’impresa di costruzioni Nuova Coedmar, una delle ditte legate al Mose, finita in concordato preventivo. A correre in soccorso era arrivata la Fenice srl di Sbraccia, che aveva acquisito il ramo d’azienda della società di Chioggia comprendente anche i cantieri della grande diga. Quella che sembrava una soluzione, però, si è trasformata in un altro problema. Sbraccia, che nel frattempo ha cambiato il nome della Fenice in Sbr costruzioni generali, è coinvolto, come detto, nell’inchiesta su Equalize, di cui era uno dei più generosi clienti, e la sua posizione sta facendo traballare gli equilibri all’interno del consorzio della Serenissima. Attualmente la Sbr si sta occupando di lavori importanti per il Mose, tra cui la costruzione di edifici e opere infrastrutturali nell’area di Malamocco. Sulla carta c’è anche un progetto per la sistemazione della scogliera all’ingresso del Lido, un’opera del valore di circa 20 milioni di euro. Senza un provvedimento di sospensione o interdizione da parte della Prefettura, però, il commissario liquidatore Massimo Miani si trova con le mani legate: escludere Sbr dai lavori potrebbe esporre il consorzio a cause milionarie. Sbraccia, nel frattempo, ha scritto una lettera ai suoi clienti e ai soci, in cui afferma di essere una vittima, dato che anche su di lui quelli di Equalize avevano effettuato delle spiate. Nel frattempo, la trasformazione della Fenice in Sbr Costruzioni generali non è passata inosservata: dalla sua fondazione nel 2020 con un capitale di appena 10.000 euro (di cui 2 mila versati), l’azienda ha subito un continuo cambiamento di forma, passando da Fenice Srl a Fenice Benefit Spa, con un capitale di 2 milioni di euro, fino ad arrivare a Sbr Costruzioni Spa (avviata il 27 dicembre 2020) che come attività prevalente dovrebbe occuparsi di costruzione di edifici residenziali (e non). Ha 33 addetti e quattro amministratori. Tra questi Roberto Linetti, ex dirigente di prima fascia del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti con incarico di provveditore per le opere pubbliche per il Veneto, Trentino e Friuli Venezia Giulia, dopo essere passato per Sicilia e Calabria. Ovviamente nella sua carriera da dipendente del ministero si è occupato del Mose e, dopo essere andato in pensione (l’1 settembre 2019), il 26 maggio 2021 è stato nominato consigliere del Cda dell’azienda di Sbraccia. Un dettaglio che non è passato inosservato, anche perché l’unico appalto del ramo d’azienda acquisito da Sbraccia della Coedmar era proprio quella che si occupava della diga.Agli atti dell’inchiesta c’è un’intercettazione in cui Carmine Gallo (altro indagato eccellente, morto lo scorso 9 marzo, ndr) spiega che Sbraccia e i suoi erano «pronti a riciclarsi in altri settori grazie anche alle «personalità» presenti nel Cda dell’azienda tra cui Linetti, già Provveditore alle Opere pubbliche di Venezia o ad A. A. che ha lavorato anch’esso per il Mose». E dei lavori di questa ditta ha parlato il «pentito» Nunzio Samuele Calamucci in uno dei suoi verbali. Il quale ha raccontato di cene a casa di Sbraccia a cui avrebbero partecipato Linetti e anche l’ex deputato dem Giovanni Legnini, nonché commissario per la ricostruzione sull’isola di Ischia.L’indagato ha spiegato che Sbraccia avrebbe proposto in giro Legnini per vari incarichi e che «in cambio di questo lui (l’ex vicepresidente del Csm, ndr) gli assicurava diciamo del lavoro…». I magistrati hanno chiesto quale tipo di lavoro e Calamucci ha risposto: «Delle commesse future sulle ricostruzioni eccetera…».Durante una cena l’imprenditore avrebbe riferito che «la Fenice Benefit non andava molto bene perché si occupava del 110% e faceva fatica ad incassare» e avrebbe detto che attraverso Legnini «avrebbe potuto prendere dei lavori di ricostruzione a seguito delle sciagure». Calamucci fa riferimento a Ischia e aggiunge: «Dei lavori su Genova e dei lavori su Venezia, tant’è che aveva consigliato a Sbraccia di comprarsi una società marittima che si chiama Coedmar […] e insieme a questa società doveva acquistare una nave che trasportasse le macerie per mare...». Sbraccia avrebbe spiegato che l’imbarcazione «era l’unica che esisteva nel Mediterraneo» e avrebbe specificato «che questa era una tangente del Mose». Senza aggiungere ulteriori particolari. Salvo spiegare: «So che lui partecipava tipo a un’asta, a una gara e in effetti con Carmine Gallo abbiamo pensato che lui non stesse pagando le fatture ad Equalize perché magari utilizzava i proventi del 110% per comprare questa azienda qua». La presunta «tangente» è un’imbarcazione con una storia davvero sventurata. Si tratta della Guang Rong, nave cargo battente bandiera cipriota, che, però, Sbraccia non ha mai acquistato. A quanto risulta alla Verità c’è stata una lunga trattativa, ma, alla fine, a causa delle richieste eccessive, sarebbe rimasta ai vecchi proprietari della Coedmar. Negli ultimi mesi era stata impiegata per i lavori della diga foranea di Genova (forse a questi lavori si riferiva Calamucci) e il 28 gennaio scorso si è schiantata contro il pontile di Marina di Massa, causandone un crollo parziale ed è rimasta incagliata. La Procura ha aperto un’inchiesta (per naufragio) e iscritto il comandante sul registro degli indagati. Dunque le dichiarazioni sulla Coedmar e sulla nave confermano che buona parte dei racconti dei testimoni d’accusa si basano su ricostruzioni parziali e chiacchiere carpite in cene più o meno conviviali. Per questo andranno attentamente verificati dalla Procura, il cui impianto accusatorio è già stato (in parte) messo in discussione da due giudici. Legnini e Luca Palamara, accusati di avere brigato per la nomina della procuratrice di Larino, hanno già annunciato querela. Ma anche Sbraccia e altri dei soggetti chiamati in causa hanno già respinto gran parte delle contestazioni. Persino Fabrizio Gatti, il giornalista che a Calamucci ha dato ascolto per primo, dedicando decine di articoli a un fantomatico team di spioni soprannominato Squadra Fiore, ha messo in dubbio l’affidabilità della sua fonte, dopo che ha scoperto che lo stesso Calamucci diceva in giro di aver preparato dossier per il cronista e che Gatti sarebbe al soldo dell’intelligence intelligence: «La calunnia di Calamucci verrà valutata nelle sedi competenti. Non conosciamo agenti segreti e le uniche notizie che diamo sono quelle che pubblichiamo, soltanto dopo averle verificate» ha scritto stizzito Gatti. Ma se nemmeno lui si fida più di Calamucci…
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.