2020-02-04
Casaleggio fa il paladino di Internet: «Impatta sul Pil». A iniziare dal suo
Marco Cantile/LightRocket via Getty Images
Il presidente di Rousseau difende la piattaforma di democrazia digitale rispetto ai partiti che «confezionano le liste in una stanza chiusa». Ma dimentica le sanzioni ricevute per le violazioni di segretezza e sicurezza. «La cittadinanza digitale e la partecipazione dei cittadini nell'era dei big data». Era il frizzante titolo del convegno organizzato dai 5 stelle ieri mattina alla Camera nella Sala Tatarella del palazzo dei gruppi parlamentari. Ospite d'onore, il conflitto di interessi. Ovvero l'associazione Rousseau con il suo presidente, Davide Casaleggio (erede della Casaleggio associati), talmente esperto di dati dei cittadini che l'anno scorso è stato sanzionato per 50.000 euro dal Garante della privacy, Antonello Soro, con un'accusa pesante: «La piattaforma Rousseau non gode delle proprietà richieste a un sistema di e-voting». In parole povere: non garantisce né la segretezza né la sicurezza del voto degli iscritti ai 5 stelle. In quell'occasione Casaleggio tuonò: «È un attacco politico, a capo del Garante non può starci un ex capogruppo del Pd». Lo stesso partito che un tempo riteneva inaccettabile proprio il sistema di democrazia diretta gestito da Rousseau ma che ora è diventato il compagno di viaggio del Movimento al governo. Ma torniamo al convegno di ieri, moderato dalla deputata grillina Vittoria Baldino. Sul palco, anche due guru digitali del Blog dei 5 stelle come Massimo Di Felice (docente dell'Università di San Paolo del Brasile) e Derrick De Kerckhove (professore di antropologia della comunicazione all'Università di Toronto e al Politecnico di Milano). Tra supercazzole da manuali di sociologia 4.0, citazioni di Pericle, George Orwell e Stefano Rodotà e voli pindarici sulla sorveglianza totale, l'attenzione della platea è tutta per Casaleggio jr. Che riporta tutti con i piedi per terra: «L'accesso a Internet deve essere libero e gratuito, soprattutto perché è una parte fondamentale del Pil di una nazione» su cui l'identità digitale avrà un impatto del 3%. Solo in Italia, se si dovesse spegnere Internet perderemmo 50 miliardi di prodotto interno lordo». Ecco perché servono «singole riforme che ci permettano di accedere a una nuova dimensione, che è quella della cittadinanza digitale». E poi l'attacco ai partiti che «confezionano le liste in una stanza chiusa» mentre con Rousseau «abbiamo innovato, abbiamo permesso agli iscritti M5s di scegliere i propri rappresentanti, cosa che, incredibilmente, nella democrazia rappresentativa non esisteva», ha aggiunto Casaleggio di fronte a molte seconde linee del Movimento. Che in queste ore sta facendo i conti proprio con l'altra faccia della medaglia della democrazia diretta: in Campania, la regione più importante e rappresentativa per i 5 stelle, attivisti e delegati dei cosiddetti meetup hanno votato se allearsi o no col Partito democratico. Risultato: 90 no a qualunque accordo elettorale, 10 sì (di cui 5, a patto che il Pd tolga di mezzo Vincenzo De Luca). I mal di pancia aumentano: alcuni eletti grillini chiedono che il controllo della piattaforma Rousseau passi ai parlamentari, molti dei quali scontenti del finanziamento obbligatorio di 300 euro che devono erogare tutti i mesi alla piattaforma di democrazia digitale. Un contributo «utile per lo sviluppo della piattaforma, la voce degli iscritti«, ha assicurato ieri Casaleggio ribadendo di non essere mai stato retribuito per le attività di Rousseau. Pronta però la replica di uno dei senatori sulle barricate, Emanuele Dessì: «Gli iscritti pentastellati», ha detto ieri all'agenzia Adnkronos, «si iscrivono al M5s tramite la piattaforma, quindi Casaleggio è a tutti gli effetti un prestatore di servizi». Quindi, secondo Dessì, «la linea politica del Movimento deve essere gestita dalla sua classe dirigente, anche attraverso le piattaforme, e non attraverso una associazione esterna che non comprende alcun politico» ma «persone che poi Rousseau ha pensato bene di inserire nella classe dirigente, mettendole nel team dei facilitatori«, affonda il senatore.Il tema, di certo, animerà il confronto sull'organizzazione degli stati generali: per stasera è in calendario una nuova assemblea congiunta di deputati e senatori sempre con all'ordine del giorno l'appuntamento per ridiscutere la carta dei valori del Movimento e in ballo c'è ancora la definizione della data della kermesse che dovrebbe tenersi ad aprile.All'agitazione della base si aggiungono le tensioni con gli alleati sulla futura tornata di nomine. In ballo ci sono anche le poltrone dei commissari e del presidente dell'Agcom, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. La tabella di marcia è serrata perché la proroga di oltre sette mesi degli attuali vertici vale solo fino al 31 marzo. Le votazioni sono state fissate per il prossimo 18 febbraio (alla Camera e al Senato) ma sarebbero destinate a saltare. I grillini avrebbero, infatti, chiesto informalmente un rinvio per il timore di spaccature interne (il voto in aula è segreto) e anche all'interno dell'opposizione il fronte non è compatto e le trattative sono in stallo.