2024-04-14
L’Ue trucca i conti per fregarci le case
Ursula von der Leyen (Getty Images)
Stime ridicole sui costi per l’efficientamento green: 275 miliardi per sistemare tutta Europa. Peccato che col Superbonus abbiamo bruciato 150 miliardi per il 4% dei nostri edifici. Pure i giornali di Elkann, che punta forte sulla transizione, costretti ad ammetterlo.Che la direttiva europea per far diventare green le abitazioni, riducendone fino a eliminarle le emissioni, sia una colossale fregatura per i proprietari di case lo dicono due semplici numeri. La Ue prevede che il piano per trasformare gli edifici e renderli ecologicamente compatibili con lo stato del pianeta si debba investire all’incirca 275 miliardi, parte dei quali - circa il 40 per cento - saranno a carico degli Stati, cioè della fiscalità generale, mentre il resto dovrà essere sganciato dai privati.Già questo vorrebbe dire che più di 150 miliardi dovrebbero essere pagati dai risparmiatori che hanno investito i loro soldi nel mattone. Considerando che gli italiani sono in percentuale coloro che più desiderano essere proprietari del tetto sotto cui abitano, la spesa graverebbe principalmente sulle loro tasche. E dunque solo ciò può essere considerato un bel problema, perché anche solo il 20% del totale vorrebbe dire che le famiglie italiane nel giro di qualche anno dovrebbero sborsare almeno 30 miliardi, senza che vi sia alcun aiuto dai governi.E però è il dato di partenza a non tornare, perché se per ristrutturare meno di 500.000 case l’esecutivo guidato da Giuseppe Conte ha dilapidato circa 150 miliardi (122 solo per il Superbonus 110), tenendo conto che secondo le stime gli immobili che devono migliorare la propria classe energetica sono 5 milioni, la cifra spesa dall’esecutivo giallorosso potrebbe addirittura decuplicare. Qualcuno obietta che il costo si è rivelato di gran lunga superiore alle previsioni in quanto, per effetto del 110 per cento e dello sconto in fattura, è mancato il controllo del committente. Non essendo il proprietario di casa a pagare, nessuno, nemmeno il titolare dell’appartamento, aveva interesse a negoziare un prezzo migliore e così le quotazioni sono lievitate. In realtà, questo fattore ha influito, ma non in maniera determinante. A pesare di più è la legge della domanda e dell’offerta. Se all’improvviso centinaia di migliaia di famiglie decidono di ristrutturare la propria casa e tutte insieme pretendono di farlo entro una certa data, è inevitabile che i prezzi delle materie prime aumentino. Dunque, se il rincaro si è verificato per le opere di manutenzione di meno di mezzo milione di case, immaginatevi che cosa accadrebbe se a dover rifare l’impianto di riscaldamento, i serramenti e l’isolamento dell’edificio fossero milioni di famiglie. Le quotazioni esploderebbero e a pagare sarebbero coloro che hanno urgenza di rifare casa. Per chi intenderà ristrutturare il luogo in cui vive sarebbe un salasso, mentre quanti la vorranno mettere in vendita con una classe energetica più bassa saranno costretti ad abbassare i prezzi. Una terza possibilità non esiste. Nell’uno e nell’altro caso, come spiegavo ieri, si tratterebbe di una patrimoniale sugli immobili, con distruzione di valore. Di tutto ciò si è accorta anche Repubblica, che dopo aver per mesi cavalcato la svolta ambientalista ieri metteva in guardia la sinistra dai rischi del cosiddetto Green deal. Pur sostenendo che le spese per singola famiglia non supererebbero i 20-25.000 euro (in realtà, tra caldaia e serramenti nuovi se ne vanno non meno di 35.000 euro, cui potrebbero aggiungersi altri 25.000 se si decidesse di isolare con un «cappotto» l’abitazione), il quotidiano di casa Agnelli avverte i compagni del Pd e dei Verdi che a causa della direttiva Ue alle prossime elezioni europee potrebbero prendere una bella scoppola. Ragionamenti populisti sulla direttiva Ue, ma anche molto popolari, che la gente capisce facilmente, potrebbero cambiare l’esito delle consultazioni, come è avvenuto in Svizzera, scrive Massimo Giannini. Già, argomenti che la gente capisce facilmente, perché colpiscono i cittadini nel loro portafogli, mentre a non capire sono i politici di sinistra e i giornalisti che li sostengono. «Una sinistra seria e responsabile dovrebbe spiegare l’enorme vantaggio di un’economia riconvertita all’ambiente», spiega l’editorialista di Repubblica. Peccato che per le persone comuni non ci sia alcun vantaggio ma solo costi, come per l’auto green, che si paga più di una a benzina e per giunta ha meno autonomia. Già, ma questi sono dettagli per chi ha la vocazione a guidare le masse. Certo, non sono dettagli per l’industria automobilistica, che con le vetture a batteria conta di fare soldi a palate costringendo le persone a cambiare macchina. Né sono dettagli, ma miliardi, per le finanziarie che investono nella rivoluzione green. Ah, dimenticavo: Exor, della famiglia Agnelli, la stessa che possiede Repubblica, investe sia nell’auto che nella transizione verde. Dettagli.