2025-08-20
«Cartabellotta pubblichi i bilanci»
Nino Cartabellotta (Imagoeconomica)
Claudio Borghi all’attacco su Gimbe, fondazione «senza fini di lucro» che vende servizi alle Regioni: «Lei riceve denaro?». E Alberto Bagnai rivela: dei 15 componenti, 6 non sono dottori.Pensava di essere ai tempi del Covid e del ministro Roberto Speranza, in cui a uno «scienziato» bastava poco per zittire chi non era allineato. E invece questa volta il gastroenterologo Nino Cartabellotta, patron della fondazione Gimbe, nel tentativo di difendere il «suo» ministro Orazio Schillaci da due presunti e perniciosi «no vax», si è cacciato in una polemica scivolosa con due parlamentari leghisti che non le mandano a dire, ovvero Claudio Borghi e Alberto Bagnai. Che hanno chiesto trasparenza sugli enti pubblici che affidano consulenze e ricerche alla Gimbe. Cartabellotta è diventato famoso con il Covid, il classico «esperto» super partes di cui hanno bisogno i governi quando devono convincere i cittadini a fare volontariamente qualcosa. In capo a poche settimane, l’esperto comincia a essere invitato come ospite «neutrale» in tutte le trasmissioni televisive e in radio, oltre a essere intervistato dalla carta stampata che pigramente si adegua. Com’è ormai di moda da un decennio, anche grazie alla demenziale moda dell’«uno vale uno» di grillina memoria, nessuno guarda i curriculum, nessuno valuta le specializzazioni, nessuno pesa le università frequentate, nessuno distingue tra professori veri e docenti a contratto, nessuno controlla conflitti d’interessi e finanziatori. Vale tutto, pur di essere funzionali al sistema che ti manda in tv, come «esperto di geopolitica» o «infettivologo», non importa. In tv, un «sottopancia» gonfiato non si nega a nessuno. E così, Cartabellotta non poteva certo tacere. Due giorni fa, inveisce sui social: «La destra sovranista chiede le dimissioni di Schillaci. Ma davvero, quando hanno chiesto un ministro tecnico, ignoravano che un medico e docente universitario non può accettare certi compromessi politici?». E su La7 fa sapere che è tra i firmatari dell’appello contro le nomine di Serravalle e Bellavite. Non senza aggiungere, su X, una lezioncina diretta a Giorgia Meloni: «Il vero pluralismo valorizza la scienza. Dare dignità all’antiscienza non arricchisce il confronto, lo svuota». Ha praticamente parlato di «antiscienza» riguardo a due medici che hanno un curriculum infinitamente più lungo del suo. Il senatore Borghi non aspettava altro e ha sfidato il gastroenterologo che capiva di Covid a una bell’operazione trasparenza: «Sarebbe così cortese a pubblicare i bilanci Gimbe e dirci se per caso da questa fondazione senza fini di lucro che vende servizi lei riceve denaro o altra utilità?». Cartabellotta risponde, sempre a mezzo X, evocando un mezzo gomblotto: «Parlamentari della Repubblica che, dopo il colpo del Nitag, cercano sollievo provando a screditare Gimbe con pretestuose insinuazioni e toni intimidatori». Già, perché anche l’economista Bagnai ha le sue curiosità e aveva chiesto se fosse vero che «dei 15 componenti del Comitato scientifico della Gimbe, oltre al simpatico dentista del messaggio precedente (su X, ndr), ben sei non sono medici». Quanto ai soldi della Fondazione, ancora Cartabellotta chiarisce: «Gimbe non prende finanziamenti, ma vende servizi alle Regioni. Anche a quelle governate egregiamente dalla Lega». In effetti, risultano contratti con varie Asl in Valle d’Aosta, Trentino Alto-Adige, Liguria, Lombardia, Emilia-Romagna, Molise, Marche, Puglia e Basilicata. Non sono tutte guidate dal Carroccio, come si vede. In ogni caso, il senatore Borghi ha chiuso la polemica mettendo in un angolo Cartabellotta: «Facciamo che la sua fondazione Gimbe smette di parlare con i politici per prendere finanziamenti dalle regioni?».
Iil presidente di Confindustria Energia Guido Brusco
Alla Conferenza annuale della federazione, il presidente Guido Brusco sollecita regole chiare e tempi certi per sbloccare investimenti strategici. Stop alla burocrazia, realismo sulla decarbonizzazione e dialogo con il sindacato.
Visione, investimenti e alleanze per rendere l’energia il motore dello sviluppo italiano. È questo il messaggio lanciato da Confindustria Energia in occasione della Terza Conferenza annuale, svoltasi a Roma l’8 ottobre. Il presidente Guido Brusco ha aperto i lavori sottolineando la complessità del contesto internazionale: «Il sistema energetico italiano ed europeo affronta una fase di straordinaria complessità. L’autonomia strategica non è più un concetto astratto ma una priorità concreta».
La transizione energetica, ha proseguito Brusco, deve essere affrontata con «realismo e coerenza», evitando approcci ideologici che rischiano di danneggiare la competitività industriale. Decarbonizzazione, dunque, ma attraverso strumenti efficaci e con il contributo di tutte le tecnologie disponibili: dal gas all’idrogeno, dai biocarburanti al nucleare di nuova generazione, dalle rinnovabili alla cattura e stoccaggio della CO2.
Uno dei nodi principali resta quello delle autorizzazioni, considerate un vero freno alla competitività. I dati del Servizio Studi della Camera dei Deputati parlano chiaro: nel primo semestre del 2025, la durata media di una Valutazione di Impatto Ambientale è stata di circa mille giorni; per ottenere un Provvedimento Autorizzatorio Unico ne servono oltre milleduecento. Tempi incompatibili con la velocità richiesta dalla transizione.
«Non chiediamo scorciatoie — ha precisato Brusco — ma certezza del diritto e responsabilità nelle decisioni. Il Paese deve premiare chi investe in innovazione e sostenibilità, non ostacolarlo con inefficienze che non possiamo più permetterci».
Per superare la frammentazione normativa, Confindustria Energia propone una legge quadro sull’energia, fondata sui principi di neutralità tecnologica e sociale. Uno strumento che consenta una pianificazione stabile e flessibile, in linea con l’evoluzione tecnologica e con il coinvolgimento delle comunità. Una recente ricerca del Censis evidenzia infatti come la dimensione sociale sia cruciale: i cittadini sono disposti a modificare i propri comportamenti, ma servono trasparenza e dialogo.
Altro capitolo centrale è quello delle competenze. «Non ci sarà transizione energetica senza una transizione delle competenze», ha ricordato Brusco, rilanciando la necessità di investire nella formazione e nel rafforzamento della collaborazione tra imprese, università e scuole.
Il presidente ha infine ringraziato il sindacato per il rinnovo del contratto collettivo nazionale del settore energia e petrolio, definendolo un esempio di confronto «serio, trasparente e orientato al futuro». Un modello, ha concluso, «basato sul dialogo e sulla corresponsabilità, capace di conciliare la valorizzazione del lavoro con la competitività delle imprese».
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Mario Venditti. Nel riquadro da sinistra: Maurizio Pappalardo, Silvio Sapone e Antonio Scoppetta (Ansa)