2020-11-02
Caro Fico, la priorità adesso sarebbe il ddl Zan?
Mettiamo che uno pensi che sia giusto approvare quelle norme. Ma adesso? Mentre il Paese muore soffocato dal coronavirus? Non sarebbe più urgente discutere delle terapie intensive che mancano? O degli autobus da aumentare per evitare assembramenti? Caro Roberto Fico, lo so che ora si dà un tono istituzionale, punta in alto e ha dimenticato gli umori forti delle piazze, ma volevo sapere se si ricorda ancora dove stanno gli italiani. Mi è venuto il sospetto l'altro giorno quando ha chiesto un'accelerazione all'aula per l'approvazione del ddl Zan. Non voglio riaprire la discussione sul contenuto di quelle norme: l'abbiamo già detto mille volte che già oggi, senza il ddl Zan, chi odia o insulta qualcuno soltanto per la sua identità sessuale può e deve essere punito. E dunque non si capisce a che serva una nuova legge se non a mettere un bavaglio a chi non si allinea al sessualmente corretto. Ma lasciamo stare. Mettiamo che uno pensi che sia giusto approvare quelle norme. Ma adesso? Mentre il Paese muore soffocato dal coronavirus? Non sarebbe più urgente discutere delle terapie intensive che mancano? O degli autobus da aumentare per evitare assembramenti? O degli aiuti ai baristi e taxisti che rischiano di essere poco più di una presa per i fondelli? Non pensa che ci siano mille questioni più importanti da affrontare in quell'aula? Davvero pensa che l'emergenza non sia il Covid ma le presunte schiere di italiani che non vedono l'ora di uscire dal coprifuoco per andare a insultare i trans?Lei è il rappresentante di una forza politica che si è affermata proprio per ridurre le distanze tra palazzo e cittadini. Quando entraste in Parlamento, glielo dico con sincerità, per molti di noi fu come una ventata di aria fresca, la speranza di far circolare un po' di Paese reale dentro le stanze chiuse del potere. Anche quando lei, platealmente, fece il suo ingresso a Montecitorio da presidente a bordo di un autobus, io la difesi. Ne fui felice. Molti, anche su questo giornale, dicevano: è una sceneggiata. Ma io pensavo che anche le sceneggiate possono servire per ricordare che c'è un modo diverso per stare nei palazzi. Senza diventarne prigionieri. Mi sembra, però, che lei di quei palazzi e dei loro privilegi ne sia diventato proprio prigioniero. Sembra che si sia dimenticato di quello che ci sta fuori. Da dove siete partiti. Quello che vi eravate promessi. Ora non solo non prende più l'autobus, ma ha perso il treno. E anche la trebisonda.Ci faccia caso, presidente Fico: dovevate avvicinare le istituzioni alla gente. E mai come oggi le istituzioni sono lontane dalla gente. C'è in corso una pandemia che mette in ginocchio il Paese e lì dentro, nelle vostre ammuffite stanze parlamentari di che si parla? Di «verifica», «rimpasto», «tavolo politico», «bicamerale del Covid», ci si interroga sulle «alleanze strutturali» (si fanno o non si fanno?) e si discute di poltrone in ministeri e di nomine da spartirsi. Una pena. Avete (abbiamo?) tanto denigrato la Prima Repubblica: ma i politici di allora, di fronte all'emergenza terrorismo, ebbero uno scatto d'orgoglio che sta alle vostre piccole beghe quotidiane come il cioccolato sta all'altra cosa marrone. Per questo mi sono permesso di scriverle: andate pure avanti così, tra pasti e rimpasti, legge sui trans e alleanze strutturali. Ma poi, presidente Fico, non esca più. Si chiuda nel suo palazzo dorato e metta dei sacchi alle finestre. Ché c'è il rischio che la vengano a prendere non più con l'autobus, ma con i forconi.