2021-09-23
«Il pass condanna all’indigenza e raggira la Carta»
L'illustre giuslavorista Franco Carinci: «Inseguire le persone con la siringa è impossibile, perciò l'obbligo è realizzato con sanzioni e limiti».Classe 1938, avvocato giuslavorista, il professor Franco Carinci ha insegnato all'università di Bologna ed è considerato uno dei più autorevoli esperti di diritto del lavoro. Nel corso della sua lunga attività professionale e accademica ha sempre affermato che ogni scienza ha il suo linguaggio, l'economista ad esempio analizza le ricadute delle leggi, «a noi spetta il compito di interpretare la norma e di ricostruire la volontà del legislatore». Come tale non esita a definire il distinguo tra obbligo di vaccinazione e green pass «un autentico sofisma». Significa che è un gioco di parole per aggirare i paletti della Costituzione?«Se per obbligo vaccinale, in senso assoluto, si intende una somministrazione forzata, come per il Tso nei confronti di un malato psichiatrico, allora appare vietata al di là di tale ipotesi dall'articolo 32, comma 2, della Costituzione circa la necessità di salvaguardare la dignità della persona, nonché praticamente inapplicabile a livello generale». Ricordiamo cosa dice il secondo comma: «Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge». La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.«L'obbligo vaccinale non può essere attuato forzatamente come se fosse un trattamento sanitario obbligatorio, sarebbe costituzionalmente illegittimo, anche praticamente inattuabile, perché non si può inseguire la gente con una siringa in mano, strada per strada, comune per comune. Ma l'obbligo può essere realizzato solo in maniera obliqua, con un sistema di sanzioni, di due tipi, o di restrizione all'accesso a certi luoghi e servizi/sospensione delle attività professionali, sancendo la necessità di dotarsi di un pass per svolgerle, oppure, in alternativa o in aggiunta prevedendo le sanzioni amministrative pecuniarie. Questo obbligo relativo o obliquo, quando attuato con esclusioni di accessi o sospensioni di attività è quello che chiamiamo green pass, che quindi non è altro che un modo di realizzare l'obbligo vaccinale».Però, secondo i liristi del pass, non si avrebbe una restrizione della libertà individuale, ma addirittura una sua estensione, dato che così si potrebbero svolgere tutte quelle attività che altrimenti sarebbero precluse. «Se vengo messo in prigione subisco una restrizione della mia libertà e deve esserci una giustificazione, che possa essere considerata fondata da un giudice, il famoso habeas corpus; se poi, a prescindere da una giustificazione fondata, per uscire di prigione devo fare qualcosa, non si può dire che non ci sia stata una limitazione della mia libertà per il fatto che la posso recuperare aderendo a un obbligo. Neppure viene in gioco la libertà altrui, il problema non è dato dal conflitto della libertà individuale con quella collettiva, che sarebbe limitata dal trovarsi esposta all'infezione in misura statisticamente superiore a quella altrimenti assicurata dal green pass, ma dal necessario compromesso fra libertà individuale e sanità pubblica».Questa soluzione, di una privazione integrale non solo della possibilità di lavorare ma anche del reddito, è compatibile con l'articolo 32 della Costituzione, circa il necessario rispetto della persona? «Di certo il legislatore si è posto questa domanda tanto da aver previsto l'alternativa del tampone, peraltro addossando l'onere del pagamento a chi intende mantenere il suo rifiuto della vaccinazione, senza tener conto della diversità di reddito. Ora non si può addurre il precedente giurisprudenziale, con la Corte costituzionale che ha dato semaforo verde ai famosi dieci vaccini del dl Lorenzin perché in quel caso non era affatto in questione la sospensione dal lavoro accompagnata da quella della retribuzione che rischia di condannare la persona dissenziente ad una condizione di assoluta indigenza».Come valuta il continuo richiamo alla scienza, con la s maiuscola, per giustificare da ultimo anche il super green pass?«È una evidente forzatura, la scienza dice la sua, ma a fronte della pandemia non è ancora univoca, quella prevalente in un Paese non può essere elevata a unica o esclusiva, altrimenti dovremmo concludere che là dove la si pensa diversamente la scienza nazionale sia incompetente o collusa, come in Inghilterra o in Francia. Tocca alla politica scegliere.E qual è il suo giudizio circa la proroga dello stato di emergenza fino al 31 dicembre?Di per sé può andare, anche se nel contesto di un vero e proprio esproprio del Parlamento tramite il sistematico ricorso al voto di fiducia, proprio per non dar spazio al dibattito, rischia di essere un sintomo di sofferenza della democrazia. Certo serve a minacciare il lockdown, per rafforzare l'accettazione del super green pass.Professore, lei sa già che rischia di essere additato da qualcuno come un pericoloso no vax solo perché si pone fuori dal coro?«È già un segno dell'isterismo che pervade il Paese il sentirmi quasi in dovere di premetterle che sono vaccinato con doppia dose e disponibile a ricevere la terza, nella mia condizione di ultraottantenne. Le rispondo che il clima del dibattito è diventato indegno non solo di uno Stato democratico, ma di un Paese civile, dove è possibile arrivare ad ostracizzare chiunque esprima una idea diversa. L'esistenza di una minoranza è la migliore indicazione della salute della democrazia, tanto più quanto più si dimostra ostinata e disposta a tenere la testa alta in maniera non violenta, senza doverne per forza demonizzarne la motivazione».
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.