2025-04-10
Washington molla il green di Biden per rilanciare l’uso del carbone
Firmata una serie di ordini esecutivi. «Serve più energia per l’Intelligenza artificiale»Donald Trump punta sul carbone. Martedì, il presidente americano ha firmato una serie di ordini esecutivi volti a sostenere questo settore. «È una priorità nazionale sostenere l’industria nazionale del carbone rimuovendo le barriere normative federali che minano la produzione di carbone, incoraggiando l’utilizzo del carbone per soddisfare la crescente domanda di energia interna, aumentando le esportazioni di carbone americane e assicurando che la politica federale non discrimini la produzione di carbone o la generazione di elettricità a carbone», si legge in uno dei decreti. Viene inoltre sottolineato che il rilancio del carbone servirà a fornire elettricità ai data center necessari per l’Intelligenza artificiale. La mossa di Trump segna una rottura significativa rispetto alle politiche green di Barack Obama e Joe Biden. Come deve essere interpretata?Innanzitutto, per il presidente americano, il rilancio del carbone punta a soddisfare un’esigenza di sicurezza nazionale. In un certo senso, la logica è la stessa che è alla base dei recenti dazi imposti all’import di acciaio e alluminio. Trump non vuole che gli Usa risultino eccessivamente dipendenti da altri Paesi nei settori industriali strategici. In quest’ottica, la ripresa della manifattura statunitense, per lui, ha una duplice valenza: una socioeconomica e una di sicurezza nazionale.Un secondo elemento da sottolineare è che, come notato lunedì da Reuters, l’industria green americana è fortemente dipendente da minerali critici provenienti dalla Cina. Il rilancio del carbone va quindi letto anche nel più ampio quadro del disaccoppiamento, caldeggiato da Trump, dell’economia americana da quella cinese. Non è forse un caso che i decreti sul carbone siano stati firmati poche ore prima dell’entrata in vigore dei dazi al 104% contro Pechino. Il fatto stesso che Trump voglia usare il carbone per produrre elettricità volta a sostenere l’Intelligenza artificiale è un chiaro segno di come tale mossa venga inserita dalla Casa Bianca nella cornice della competizione geopolitica con la Repubblica popolare. Quella competizione che, a gennaio, aveva spinto il presidente americano ad annunciare l’uscita di Washington dall’accordo di Parigi sul clima. In terzo luogo, non è escludibile che Trump veda nel carbone anche un modo per ridurre i costi dell’energia negli Stati Uniti e combattere così i possibili effetti inflativi dei dazi. Ma non è tutto. Secondo Reuters, le tariffe americane metteranno presto sotto pressione i settori produttivi dei Paesi asiatici, che cercheranno quindi di reperire energia a costi sempre più ridotti: ciò potrebbe far sì che tali Paesi ricorrano a un aumento dell’import di carbone. È quindi significativo che, come abbiamo visto, la Casa Bianca punti a un incremento dell’export di carbone americano.E attenzione: se la mossa di Trump su dazi e carbone è sintomatica della sua volontà di procedere con il disaccoppiamento dall’economia cinese, tale questione potrebbe entrare prepotentemente nei negoziati tra Stati Uniti e Unione europea. In cambio della riduzione o dell’abolizione delle tariffe al 20% recentemente imposte, la Casa Bianca chiederà prevedibilmente ai Paesi europei di attenuare significativamente i loro legami con Pechino: una richiesta che riguarderà soprattutto Francia e Germania le quali, tra il 2023 e il 2024, hanno ulteriormente rafforzato i rapporti con il Dragone. Non a caso, sia Berlino sia Parigi giocano di sponda con Pechino anche sul dossier del cambiamento climatico. Ed è proprio questa sponda che Trump è pronto a mettere nel mirino. Il duello tra Stati Uniti e Cina si sta, insomma, inasprendo progressivamente. Per l’Ue sarà sempre più difficile tenere il piede in due staffe.
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