2025-01-27
        Cara Santanchè, tolga il Vinavil dalla poltrona
    
 
Cara Daniela Santanchè, le scrivo questa cartolina per farle i complimenti perché in questo periodo di passioni deboli, lei dimostra un sentimento forte: un attaccamento davvero senza pari. Che poi l’attaccamento sia alla poltrona, è una questione secondaria: c’è chi si affeziona ad un animale domestico, chi ad una squadra del cuore. Lei, evidentemente, è affezionata alla cadrega. Come disse il suo ex maestro Paolo Cirino Pomicino: «Daniela non è appassionata di politica, è appassionata di potere». E alla passione, si sa, non si comanda: per questo rimane lì, attaccata al suo ministero. Fra lei e il potere c’è solo il Vinavil. «Non mi dimetto per il rinvio a giudizio in falso in bilancio. Potrei farlo se arriva il rinvio a giudizio per l’uso dei fondi Covid», ha detto l’altro giorno, istituendo così in modo ufficiale la pratica delle dimissioni a punti, come la patente. Al primo rinvio a giudizio, sei salvo. Al secondo forse no. Se arrivi al quarto, devi tornare alla scuola guida. Non è una meraviglia? Anzi, un «open to meraviglia»? Lei è davvero geniale: dopo la Venere influencer s’è inventata la Santanchè dispenser, con apposito dosaggio nell’erogazione di dimissioni. Si capisce: mica si può sottoporre la poltrona al trauma della improvvisa dipartita delle sue adorate terga...I soliti che si accaniscono contro di lei hanno ricordato in questi giorni quando questa sua geniale innovazione ancora non c’era. E perciò lei stessa chiedeva dimissioni a raffica. Le chiedeva subito, immediate, anche per questioni assai meno rilevanti di un rinvio a giudizio per falso in bilancio: voleva, per esempio, il passo indietro dell’allora ministro Josefa Idem per un banale errore in una dichiarazione Imu, del sottosegretario Manlio Di Stefano per aver confuso Libia e Libano, del presidente Pasquale Tridico per un problema tecnico dell’Inps, della vicepresidente Cariplo Paola Pessina per un insulto alla Meloni... Sarebbe facile accusarla di incoerenza, ma nessuno ha capito che da quando lei è diventata ministro è cambiato tutto. Ora ci sono le dimissioni a punti: anche se arriva un rinvio a giudizio, c’è il bonus.Sia chiaro: noi continuiamo a ritenere, come riteneva lei un tempo, che sarebbe meglio che i ministri pensassero prima al bene del Paese che al loro. Come fanno all’estero dove ci si dimette anche per molto meno: una bugia sulle vacanze, per esempio, o un antico plagio nella tesi di laurea. Ma si sa, noi siamo tradizionalisti e lei invece è un’innovatrice, come ha dimostrato quando ha attribuito il Gattopardo all’inedito regista Lucchini, o come quando ha fatto volare un autobus, scambiandolo per un airbus, o come quando ha ridotto i black block a black box (in attesa, ovviamente, dei più consoni black botox). L’altro giorno ha dichiarato, tutta felice, che «il ciclismo sta crescendo moltissimo» mentre saliva su una moto al Motor Bike che è un po’ come celebrare il trionfo del veganesimo alla fiera del bue grasso di Carrù. Può il Paese fare a meno di cotanta lucida capacità di innovare? Per questo, cara Daniela, abbiamo deciso di scriverle: per esprimerle solidarietà e farle i complimenti. Pochi ministri sono stati attaccati come lei, ma soprattutto pochi ministri sono stati attaccati come lei alla poltrona. Più che attaccata, incollata, per la verità. Così toccherà innovare anche i soprannomi: altro che Pitonessa, lei è Lady Coccoina.
        La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)
    
        Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
    
        Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
    
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico. 
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
Continua a leggereRiduci
        Viktor Orbán durante la visita a Roma dove ha incontrato Giorgia Meloni (Ansa)