2022-01-20
Caos scuola, Bianchi litiga coi presidi: «Metà classi in Dad». «No, solo il 6%»
Pasticcio sui numeri degli alunni che seguono le lezioni da casa: per l’Anp sono il 50%, per il ministero il 93,4 % lavora in presenza. Il sindacato Gilda: «I dati danno un’idea riduttiva del reale disagio che viviamo».Con le regole approvate nell’ultimo decreto per la scuola era inevitabile che molte classi chiudessero per andare in Dad. I dati che arrivano dall’associazione nazionale presidi contano il 50% delle classi in didattica a distanza. Un enorme mole di burocrazia per le scuole e i distretti sanitari locali che, come già ampiamente previsto, non riescono a processare il lavoro. Il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, si è mostrato scocciato per i dati diffusi dall’Anp che ha contestato dichiarando che i dati sulla scuola li ha il ministero. E infatti poi li ha diffusi lo stesso Bianchi in un’audizione in Commissione Cultura alla Camera nella giornata di ieri. L’elaborazione del ministero copre l’82,1% delle classi in Italia ed è aggiornata alle ore 12 del 19 gennaio. I dati riportano il 93,4 % delle classi in presenza di cui il 13,1% con attività integrata (Did). Le classi in Dad invece sono il 6,6%. Dati molto contrastanti rispetto a quelli dati dai presidi che contribuiscono a portare ancora più confusione nel mondo scuola. In termini di alunni, con una copertura dell’81,8% degli studenti, i dati mostrano l’88,4% degli studenti che seguono la scuola in presenza. Mentre quasi il 12% segue le lezioni tramite un computer. «I dati forniti da Bianchi» secondo Rino Di Meglio del sindacato degli insegnanti Gilda, «danno un’idea riduttiva del reale disagio che le scuole stanno vivendo». Inoltre, le percentuali regionali forniscono dati fuorvianti come per la Campania dove un centinaio di sindaci hanno chiuso gli istituti dopo la pausa natalizia. Le rilevazioni di questi dati sono state fatte tramite il sistema informatizzato Sidi, ma a questo punto è doveroso prendere queste informazioni con la dovuta cautela perché se Sidi funziona come ha funzionato la piattaforma Myis per la collocazione degli insegnanti a inizio anno, sorgono moltissimi dubbi sulla loro veridicità. È bene ricordare infatti che la piattaforma Myis che doveva risolvere il problema degli insegnanti nelle scuole, ha invece creato moltissimi danni poi risolti solo dopo alcune settimane in modo «analogico» con il lavoro degli uffici regionali scolastici e dei presidi.In ogni caso, prendendo per veri i dati diffusi da Bianchi, parliamo di circa 1 milione di studenti costretti a seguire le lezioni di casa. Infatti, gli studenti attualmente in Italia sono 7.407.312 per la scuola statale e 814.390 nelle scuole paritarie. Bloccare 1 milione di ragazzi significa creare effettivi disagi anche a un milione di famiglie che dovranno seguire e sostenere i propri figli spesso dovendo rinunciare al lavoro. È bene ricordare infatti che non tutti possono permettersi un aiuto in casa e non tutti hanno la possibilità di poter sfruttare i nonni. Le ricadute di queste scelte piombano sull’intera società. Quello a cui stiamo assistendo è un lockdown di fatto, con negozi deserti e strade senza traffico. Con il 90% dei vaccinati con due dosi e il 69% di persone che hanno già effettuato la dose booster questo scenario appare quantomeno surreale. Per garantire veramente la scuola in presenza è necessario cambiare le regole attualmente in vigore. Le misure attuali prevedono la Dad con un solo caso alla scuola dell’infanzia, con due casi alla scuola elementare e didattica mista per superiori di primo e secondo grado. Sempre alle superiori si finisce tutti in didattica a distanza con tre casi, vaccinati e non. Con i numeri del contagio che corrono così veloci, rimanere in aula è diventata una corsa a ostacoli. Oltretutto queste misure hanno dei controsensi intrinsechi. Alle superiori un ragazzo con il green pass valido, dopo un contatto con un positivo, può uscire e fare qualsiasi cosa dopo appena 5 giorni, basta un tampone negativo. Tutto o quasi, perché lo stesso ragazzo per 10 giorni non potrà andare a scuola e sarà costretto a seguire la didattica a distanza. Sui territori poi continua a esserci grande caos. Le Asl devono occuparsi di tutti i contagi, non solo delle scuole, ed è evidente che, se già facevano fatica con livelli di contagi molto più bassi, adesso non reggono più. Lo stesso Giannelli presidente di Anp, riferisce di aver letto alcuni moduli delle aziende sanitarie in cui si demanda al dirigente scolastico di disporre quarantene e isolamenti. Le testimonianze che arrivano dai territori lo confermano. A Roma nell’Istituto comprensivo Boccioni, il dirigente scolastico ha deciso in autonomia di chiudere una classe per un caso positivo perché la Asl ancora non aveva inviato la notifica. Purtroppo, però, i genitori dei bambini la cui classe è stata chiusa senza comunicazione della Asl non possono chiedere il congedo per assistere i propri figli. Il risultato è che le famiglie si ritrovano schiacciate dalla burocrazia del Covid che, peggio del virus, non risparmia nessuno. Persistono quindi due elementi: presidi che vanno in autonomia e aziende sanitarie locali che non riescono a stare dietro alle scuole.Un altro problema enorme riguarda la didattica digitale che fra Did e Dad, facendo riferimento ai dati del ministro Bianchi, conta quasi il 20% delle classi. I presidi in una nota dell’Anp del Lazio segnalano che le scuole in molti casi non hanno le infrastrutture di rete adatte a sostenere tutte le connessioni allo stesso momento. Infine, è doveroso mettersi nei panni delle insegnanti che, nel 13,1% delle classi, debbono sostenere contemporaneamente i ragazzi a casa e quelli in presenza con conseguente impoverimento di tutta la didattica.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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