2018-04-07
Il Campidoglio paga l’affitto ai rom
Buoni da 800 euro alle famiglie se lasciano i campi illegali, che il Comune non riesce a chiudere. L'idea della giunta grillina costa 3,8 milioni. Vale anche per i clandestini.Ecco il prezzo del fallimento: 100 milioni di euro. Tanto ha speso l'Italia - dal 2012 (cioè da quando Mario Monti varò la strategia nazionale che avrebbe dovuto risolvere il problema) a oggi - per costruire e gestire i campi rom. Nel Paese, spiega il rapporto annuale dell'Associazione 21 luglio presentato ieri in Senato, ci sono 148 baraccopoli cosiddette «formali» (cioè seguite dalle istituzioni), sparse per 87 Comuni in 16 regioni. Nel nostro territorio vivono tra i 120.000 e i 180.000 gitani. Di quelli che abitano nei campi riconosciuti, il 57% è di nazionalità straniera, il 55% è minorenne. Circa un terzo di questi proviene dalla ex Jugoslavia, poi ci sono tremila apolidi. Nei campi abusivi, invece, l'86% degli occupanti viene dalla Romania, il 9% dalla Bulgaria. Parliamo di persone che versano per lo più in condizioni disastrose, con una aspettativa di vita di dieci anni minore rispetto a quella di un italiano medio. Secondo i dati dell'Associazione 21 luglio, nelle baraccopoli formali vivono circa 16.400 persone, in quelle informali 9.600.Il piano di Mario Monti prevedeva - come da richiesta dell'Europa - la chiusura dei campi entro il 2020. Manco a dirlo, siamo parecchio indietro. Solo a Roma ci sono 17 strutture gestite dal Comune (6 formali e 11 diciamo tollerate), oltre a 300 insediamenti abusivi. Che cosa accada in quei luoghi lo sappiamo. Lo abbiamo visto giusto pochi giorni fa, quando un centinaio di occupanti del campo rom di via dei Gordiani, nella Capitale, ha aggredito e picchiato gli agenti di polizia entrati nella baraccopoli per arrestare quattro criminali che avevano appena compiuto un furto. Tra i banditi c'era pure un serbo di 39 anni, pluripregiudicato, che avrebbe dovuto trovarsi agli arresti domiciliari e invece se ne andava tranquillamente in giro a rubare. Quando gli agenti sono entrati nel campo, sono stati assaltati a sprangate. Ecco, questa è la situazione in cui ci troviamo. La giunta romana guidata da Virginia Raggi, però, sembra avere escogitato una soluzione per porre rimedio a una situazione che, finora, non ha saputo gestire (anche perché, va detto, non è per niente facile a venire a capo della questione rom). Il Comune di Roma, come riportato ieri dal Messaggero, ha presentato un appalto per la chiusura dei campi che prevede buoni affitto fino a 800 euro per chi lascia la baracca o la roulotte, oltre ad altri incentivi utili a consentire agli zingari di aprire imprese o attività. In totale, si parla di 3,8 milioni di euro. Provengono dai fondi europei, fortunatamente, ma l'appalto presenta una curiosa particolarità. Nel testo si legge che «il possesso della cittadinanza italiana o del permesso di soggiorno non costituiranno criteri selettivi», poiché bisogna «considerare in maniera inclusiva anche quei residenti nell'insediamento/ campo per i quali la mancanza di un documento può aver costituito causa di impedimento nell'accesso al sistema dei servizi». In sostanza, il buono affitto e gli incentivi potranno andare anche ai clandestini, così li integriamo. Idea curiosa, per lo meno. E non è finita. Per i rom che si impegneranno a lasciare i campi, il Comune ha intenzione di mettere disposizione anche corsi di «orientamento nella relazione con i condomini e/o vicini di casa» e «corsi di economia domestica». Saranno addirittura mobilitati specialisti di «mediazione del conflitto», che insegnino ai gitani come relazionarsi con i normali cittadini. Il fatto è che i proprietari di casa disposti ad affittare ai rom sono pochi (non è difficile capire perché), motivo per cui, spiega il Messaggero, il Comune ha previsto «diverse alternative: dalla casa popolare allo spostamento in altri Comuni, a progetti di rientro assistito nei Paesi di origine». Sempre con incentivo economico annesso. Per restare in zona 5 stelle, a Torino Chiara Appendino ha sfoderato un atteggiamento un poco diverso da quello della collega Raggi. Un paio di giorni fa è stato approvato il nuovo regolamento comunale sui campi rom, che prevede di far pagare agli occupanti una tariffa annuale in attesa di essere trasferiti. Inoltre, sintetizza il sito TorinoToday, «chi vorrà risiedere nei campi dovrà accedere ai percorsi di inclusione sociale e accoglienza in strutture comunali collettive. Le morosità pregresse e non sanate con rateizzazioni causeranno il mancato rilascio del permesso di sosta. Infine, chi abiterà all'interno delle aree sosta dovrà provvedere alla pulizia e alla cura degli spazi occupati». Secondo Fabrizio Ricca, consigliere comunale leghista, si tratta di un piano deludente, dato che «per ogni campo regolare ce n'è uno abusivo e il regolamento non tiene conto di ciò né prevede strumenti efficaci per il controllo e la sanzione della violazioni». Anche a Torino, dunque, la situazione non è delle più rosee. Forse sarebbe ora di cambiare approccio, e smetterla di trattare i rom come vittime di uno Stato crudele e xenofobo. Purtroppo, questo è l'approccio più diffuso, lo stesso mostrato ieri da Luigi Manconi, neo presidente dell'Unar, secondo cui la vera emergenza è il «razzismo». Già: siamo così razzisti che diamo buoni casa pure ai clandestini.
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