2020-11-28
Cambiano colore 5 Regioni. Ma a Natale e capodanno resta il coprifuoco alle 22
Lombardia, Piemonte e Calabria diventano arancioni, Liguria e Sicilia gialle. Migliora l'Rt nazionale (è 1,08), però gli spostamenti saranno vietati anche durante le vacanze.Un pezzo d'Italia cambia colore: Lombardia, Piemonte e Calabria passano dal rosso all'arancione, Liguria e Sicilia dall'arancione al giallo. Già ieri mattina, Giuseppe Conte, all'evento Generazione energia, dopo il vertice con i capi delegazione di maggioranza, il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, il sottosegretario di Palazzo Chigi, Riccardo Fraccaro e gli scienziati Franco Locatelli e Silvio Brusaferro, anticipava «novità». L'indice Rt nazionale è sceso a 1,08 e in 4 Regioni è sotto l'1, dato che indica «una diminuzione significativa nella trasmissibilità» del virus. Certo, la bozza del report dell'Istituto superiore di sanità e del ministero della Salute sottolineava pure che «quasi tutte le Regioni o Province autonome», nella settimana di monitoraggio, «sono ancora classificate a rischio alto di una epidemia non controllata e non gestibile sul territorio, o a rischio moderato con alta probabilità di progredire a rischio alto nelle prossime settimane. […] In particolare, dieci Regioni o Province autonome sono classificate a rischio alto». Si tratta di Abruzzo, Calabria (non valutabile), Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Bolzano, Puglia, Sardegna e Toscana. È però slittata a stamani la conferenza stampa di commento dei dati.Ieri, si sono susseguiti gli annunci semiufficiali dei governatori. Eugenio Giani ha precisato che, dal 4 dicembre, la Toscana passerà in fascia arancione, con la prospettiva di approdare al giallo per Natale. Oggi sarà firmata un'ordinanza per consentire la ripartenza di alcune attività. Attilio Fontana, reduce da un confronto con il titubante Roberto Speranza, è andato più spedito: la Lombardia abbandonerà il rosso entro poche ore. Soddisfatto eppur prudente Alberto Cirio: il Piemonte approda in zona arancione, ma affinché «gli sforzi non vengano vanificati», saranno previste «misure molto rigorose» per i centri commerciali e «le altre attività, che è giusto che riaprano ma sempre in un regime di sicurezza». Per una volta, non sono le Regioni in mano al Pd a godere della corsia preferenziale. Luca Zaia, intanto, ha varato un'ordinanza, valida in Veneto fino al 4 dicembre, per consentire ai centri commerciali di aprire il sabato. Nel tardo pomeriggio, Speranza ha firmato l'ordinanza, in vigore da domani, che decreta appunto il passaggio in zona arancione di Lombardia e Piemonte, insieme alla Calabria (nonostante questa sia considerata invalutabile, quindi a rischio, dall'Iss), e dall'arancione al giallo di Liguria e Sicilia. Situazione immutata, fino al 3 dicembre, in Campania, Toscana, Emilia Romagna, Marche e Friuli Venezia Giulia. Se qualcuno esce dalla black, anzi dalla red list, qualcun altro, però, rischia di entrarci. Anzitutto, la Basilicata, candidata alla zona rossa. In più, non tutti i presidenti di Regione paiono entusiasti. Tanto per cambiare, a sparlare dell'esecutivo è Vincenzo De Luca, piddino eretico: «La mia opinione è che zone e sottozone siano una grande buffonata», ha tuonato. «Il livello dei controlli, tranne forse nella prima giornata, è praticamente uguale a zero. […] Ormai mi sono convinto […] che siamo nelle mani del Padreterno e, per quanto ci riguarda, della Regione Campania», della quale contesta l'inserimento in area rossa.Sul tavolo del governo, intanto, è approdato il dpcm natalizio. Sarà confermata la triplice «tavolozza», per differenziare le aree di rischio. Quanto al coprifuoco, è il sottosegretario alla Sanità, Sandra Zampa, a chiudere a ogni ipotesi di deroga per i giorni di festa: «Rimarrà alle 22». A questo punto, non solo salterebbe la messa di mezzanotte. È in forse pure il cenone, a meno di consumarlo, come dice la Bibbia, «in fretta, con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano». Solo che quella era la Pasqua ebraica… D'altro canto, l'esecutivo, che può interdire le feste nei luoghi pubblici e nei locali, non ha alcun potere di proibire le riunioni dentro casa. Al netto della probabile «raccomandazione» di limitarsi a invitare massimo 6-8 persone, una svolta alla belga, con la polizia che passa porta a porta a controllare i conviviali, cozza con la Costituzione, già stropicciata oltremisura. Per impedire le tavolate serali, non resta che il divieto di farsi trovare in strada dopo una certa ora. Novità in vista per incoraggiare lo shopping, evitando al contempo il rischio di assembramenti. L'idea sarebbe di consentire ai negozi di rimanere aperti fino alle 22. Solo in questo caso, Zampa permettendo, il coprifuoco sarebbe ritardato alle 23, per tornare alle 22 dalla Vigilia in avanti. Quanto agli spostamenti tra Regioni, l'orientamento è rigorista, per scongiurare un «secondo Ferragosto» (colpa atavica che il pateracchio giallorosso rinfaccia da settimane agli italiani): vietato muoversi anche tra aree gialle, al netto del rientro nella propria residenza. Al vaglio, ci sarebbe una deroga sul ricongiungimento nel caso di anziani soli. Ma i governatori sono perplessi dalla serrata dei confini regionali. E Zaia ha chiesto che «il prossimi dpcm venga scritto assieme alle Regioni». Le quali si trovano in disaccordo con Roma altresì rispetto alla data di riapertura delle scuole: l'esecutivo, su impulso di Lucia Azzolina, preme per il 9 dicembre; una scelta che i presidenti di Giunta reputano «improvvida». Ma in cosa, finora, il governo è stato previdente?