2019-03-29
Calvizie e infezioni con i trapianti fatti low cost in Turchia e Thailandia
Cicatrici e danni irreversibili causati da tante cliniche illegali, che offrono trattamenti sulle chiome a prezzi stracciati. Di medici neanche l'ombra: a fare gli interventi sono perfino gli autisti di taxi e i rifugiati siriani.Certo non capiterà nella lussuosa Insparya hair medical clinic specializzata in trapianti di capelli, ciglia e barba, di cui è socio al 50% Cristiano Ronaldo, appena inaugurata a Madrid e affidata dal fuoriclasse portoghese alla compagna Georgina Rodríguez Hernández, ma sono in aumento i pazienti con alopecia che si fanno mettere le mani in testa e finiscono pelati, con infezioni croniche, cicatrici diffuse, danni estetici irrimediabili. Sempre più spesso, di ritorno da un trattamento low cost in Turchia, Ungheria, Thailandia e in altre destinazioni a poco prezzo, persone alla ricerca dei capelli rimpiangono amaramente una scelta basata sul risparmio, non sulla sicurezza del trapianto che può essere offerto da cliniche spregiudicate. L'approssimazione con la quale si estraggono gruppi di follicoli piliferi da innestare è diventata così pericolosa, da indurre l'International society of hair restoration surgery (Ishrs), autorità medica mondiale per il trattamento della calvizie, a promuovere in questi giorni una campagna molto forte per sensibilizzare su problemi e rischi delle pratiche eseguite in tante cliniche illegali che hanno siti web frequentatissimi. Con immagini che mostrano necrosi e infezioni tremende su pazienti ai quali sono stati fatti anche 6.000 innesti, quando ne bastano al massimo 2.000, l'associazione ha pubblicato sul sito ufficiale una serie di raccomandazioni da tener presente se si decide di andare all'estero spendendo poco, sognando di tornare con una chioma fluente. Una scelta che anche molti italiani fanno, affrontando un trapianto senza garanzie, invogliati da pacchetti di 2.000 euro, viaggio e soggiorno compresi. Meno di un terzo di quanto pagherebbero la sola operazione nel nostro Paese. «L'autotrapianto è un intervento chirurgico e deve essere seguito da un medico nella fase del prelievo così come in quella dell'innesto», spiega Vincenzo Gambino, 67 anni, responsabile della chirurgia della calvizie presso l'unità di dermatologia e cosmetologia dell'Ospedale San Raffaele di Milano e nel direttivo Sitri, la Società italiana di tricologia. «In molte cliniche low cost l'estrazione chirurgica viene effettuata da tecnici non qualificati, che lavorano come in una catena di montaggio. Di un medico, spesso, nemmeno se ne vede l'ombra». «La domanda (di trapianti, ndr) è così alta che in alcuni Paesi esteri sono i conducenti di taxi e i rifugiati siriani che eseguono interventi chirurgici», avverte Ricardo Mejia, presidente del comitato Ishrs costituito ad hoc sui temi riguardanti la pratica illegale della medicina. Il medico si riferisce alla Fue, escissione delle unità follicolari, una delle due tecniche utilizzate nei trapianti, diventata sempre più popolare da una decina d'anni proprio perché sembrerebbe facile ed esportabile ovunque dentro un piccolo kit predisposto per le incisioni. A differenza della Fut (Follicular unit transplantation, autotrapianto di una striscia di pelle che solo un chirurgo può fare), la Fue consiste nel prelievo delle singole unità follicolari, una per una, da più aree della testa del paziente, utilizzando microbisturi circolari. Attenzione, però: non si tratta di una semplice estrazione di «peli» dal cuoio capelluto, perché comunque i tessuti vengono incisi. «Il messaggio fuorviante degli ultimi anni è che non sia un atto chirurgico. In realtà deve essere eseguito da uno specialista in sala operatoria», precisa Gambino. Solo una mano esperta può controllare la profondità di inserimento nella cute dell'affilatissima lama, in modo da rispettare le strutture nervose e vascolari e garantire che non ci siano danni né al tessuto né alle unità follicolari. «Certe cliniche promettono 5-6.000 estrazioni, questo significa altrettanti buchi nella testa del paziente. Migliaia di cicatrici che possono indurre necrosi o essere effettuate al di fuori dell'area sicura del prelievo, chiamata corona ippocratica, ai lati e posteriormente. Se non si è esperti, è facile danneggiare anche più della metà dell'insieme dei bulbi nell'area donatrice, dove sono presenti capelli permanenti, precludendo così la possibilità di un secondo, eventuale intervento. La zona donatrice è come un conto in banco, se prelevi il bulbo non ricresce più», avverte il chirurgo, appena rientrato dal 5°workshop latinoamericano di Buenos Aires sulla tecnica Fue, dove ha parlato delle difficoltà di eseguire gli interventi nei pazienti troppo giovani. «Bisogna sicuramente considerare la zona familiare della calvizie, ma normalmente ai ventenni si sconsiglia il trapianto che potrebbe provocare un'accelerazione della perdita dei capelli», riassume Gambino. «Nei giovani, poi, la richiesta è di una linea frontale adatta alla loro età, nel tempo le esigenze cambiano e diventerà difficile aiutare il paziente perché non ci sarà più zona donatrice o la calvizie sarà diventata troppo estesa». Anche quando si inserisce il bulbo vanno rispettate delle regole ben precise, l'operazione va eseguita nel giro di due o tre ore dall'estrazione perché con la tecnica Fue c'è meno tessuto adiposo di protezione attorno, i gruppi di capelli sono molto più delicati e fragili. «Senza competenze specifiche, privi di strutture sanitarie alle spalle e in mancanza di personale medico non si possono promettere autotrapianti, perché il rischio di danneggiare i pazienti è molto elevato. In giro si vedono volti deturpati, proprio perché l'intervento è diventato un business», conclude il medico. L'Ishrs elenca tra gli effetti subìti dai pazienti cicatrici perenni, infezioni, direzioni sbagliate dei capelli, scarsa crescita e zone estese di calvizie. Se proprio si vuole partire per un turismo sanitario, invita a conoscere le leggi e i regolamenti relativi alle procedure chirurgiche del Paese estero dove si vuole andare, e di controllare sul sito dell'associazione le credenziali e la formazione del medico che verificherà l'intervento.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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