2023-10-15
«Vogliamo giovani, ma la scuola non li forma»
Nel riquadro, Silvio Calvigioni (Tombolini)
Il direttore marketing di Tombolini Silvio Calvigioni: «Mettere al centro le persone è la nostra forza. Ora incoraggeremo la continuità familiare in azienda. Serve un’educazione più professionale, si fa fatica ad avvicinare i ragazzi al lavoro e farli restare qui nelle Marche».«Il caldo è una leva negativa per il settore», racconta alla Verità, Silvio Calvigioni, direttore marketing e commerciale di Tombolini, brand marchigiano d’abbigliamento che l’anno prossimo compirà 60 anni. E, soprattutto, terza generazione di una famiglia che ha sempre fatto dell’azienda il punto di partenza del domani. «Viviamo anche di meteo e questo non aiuta», continua. «Gli acquisti puntano sulle cerimonie e la gente chiede ai negozianti se hanno in magazzino capi leggeri, questo non aiuta la partenza dell’inverno. Per noi le campagne vendite partiranno fra un mese e non sarà un inizio semplice, ma siamo abituati a stringere i denti, dopo gli anni di Covid siamo pronti a tutto». In effetti, la moda ha attraversato momenti davvero difficili. «Fino a qualche mese fa eravamo molto sereni perché c’è un ritorno al capospalla, alle giacche, a un certo modo di vestire, ma questo inizio d’inverno ci sta preoccupando». Tombolini è, senza dubbio, un patrimonio italiano di storia e d’innovazione, il vostro è un futuro che ha radici antiche e da lì è stata una continua evoluzione. È nel vostro Dna puntare sulle persone che lavorano con voi. Ci sono cambiamenti in atto?«È vero che mettere al centro le persone è ciò che facciamo da sempre, è la forza della nostra impresa. Questa azienda, come la vita della gente che è qui con noi, ha attraversato e attraverserà, perché così è la vita, momenti non semplici. Ma le crisi portano anche delle rivisitazioni dove ci si porta dietro le cose positive e si tagliano i rami secchi». Come state procedendo? «Quei momenti difficili Tombolini li ha superati grazie alle persone del territorio, marchigiane, che ci hanno sempre sostenuto. Basti pensare al periodo del Covid quando per un anno abbiamo smesso di produrre abiti e avevamo iniziato a fare mascherine. Gestiamo le risorse umane in maniera concreta e riteniamo sia importante avere il personale di questa terra che si sente la responsabilità quotidiana di portare avanti una storia. Siamo tutti di passaggio, anche la mia famiglia, mentre l’azienda è un valore comune, del territorio che va sostenuta, portata avanti dai nostri dipendenti, da noi, dai nostri manager come madri e padri di famiglia». Un messaggio importante. «I proprietari della nostra azienda sono i nostri clienti, possono licenziarci da un momento all’altro. Se non si accontentano con prodotti sani, di qualità, confortevoli e competitivi la vita di una azienda è molto corta. Le nuove generazioni hanno necessità diverse e noi dobbiamo evolverci di conseguenza». In che modo? «Sviluppando l’ufficio del personale in maniera più ampia, fornendo ulteriori servizi ai dipendenti. Stiamo pensando alla Fondazione Eugenio Tombolini, mio nonno, dove sarà istituita a partire dall’anno prossimo una scuola di formazione proprio per formare i figli dei nostri dipendenti per avere una continuità famigliare come avevamo una volta. Era un processo naturale, ora deve essere indotto, il cambiamento è questo. Anche i miei figli hanno bisogno di una spinta, che invece le generazioni di mio nonno e di mia madre non avevano. Era naturale andare a lavorare nello stesso luogo dove c’erano stati il padre o la madre. I giovani oggi vogliono viaggiare, fare esperienze all’estero. Ma penso che qualche esperienza in aziende marchigiane e del territorio italiano siano molto formative. È ora che le istituzioni e non solo le aziende si diano da fare, siano più vicine al mondo del lavoro, le università, le scuole, dovrebbero fare qualche viaggetto in più nelle fabbriche e qualche gita in meno. Teniamo conto che la fabbrica è il museo del lavoro». C’è un ricambio generazionale? «Su questo tema mi hanno invitato a parlarne all’università di Ancona. Mia madre, quando è morto mio nonno, nel 1987, in quattro mesi, ha dovuto fare un importante ricambio generazionale a livello di proprietà. È un processo che si fa quotidianamente con tutte le aree, cerchiamo di inserire personale giovane vicino alle nostre figure di esperienza che hanno una efficacia e un’efficienza nei risultati molto alta. Il ricambio è necessario per la vita dell’azienda, ma deve essere fatto in maniera molto attenta con piani d’inserimento e d’informazione approfonditi perché sono costi per l’azienda, formare personale è un investimento. I neo laureati che arrivano nelle aziende, proprio perché c’è lontananza tra le università e le fabbriche, hanno bisogno di essere formati. Ripartire dalle scuole, più professionali e settoriali servirebbe per dare una forza e un potenziale unici a questo Paese». Le Marche sono una regione che rappresenta un grande distretto della moda. «Qui, dalla piccola pelletteria alla calzatura fino all’abbigliamento, ci sono fior di aziende, micro e medie e sono tantissime. Ma si fa una enorme fatica nel far avvicinare i giovani, e parlo dai neo laureati fino ai 30 anni. Per questo mettiamo attenzione a tanti fattori come gli ambienti lavorativi in modo che uffici e fabbriche siano sempre più luoghi dove è piacevole passare le ore lavorative, stiamo investendo in questo senso. Regione stupenda, riassunto dell’Italia dove abbiamo tutto, dal cibo, alle montagne, al mare. Azienda immersa tra le colline del maceratese tra una vigna e ulivi. Eppure è difficile trovare nuovo personale». Va in questa direzione anche il vostro rafforzamento verso il mondo dello sport con la linea Tmb Running e Zero Gravitiy, un modo per legare sempre più i giovani a Tombolini? «Abbiamo definito l’area di collocamento, sportiva con dettagli sartoriali, un’anima sartoriale, ma che si rivolge a un mondo sportivo. Sia per i giovani che usano un abito running che va in lavatrice, sia per i nostri storici consumatori, che durante il weekend vogliono sentirsi ben vestiti ma in maniera confortevole. Questa linea deriva da un legame con lo sport che da Tombolini c’è sempre stato, fin dai tempi di mio nonno calciatore, tennista. Ogni decisione viene dalle nostre radici e Tmb è legato allo sport e allo stile di vita del nuovo consumatore. C’è un’attenzione al corpo, alla salute e a un certo modo di vestire. Tessuti tecnici, lavabili a casa e utilizzo di materiali riciclati e riciclabili».
Operazioni di soccorso dopo il crollo ai Fori Imperiali (Getty Images)