2020-06-12
Calciatori e giocatori di football Usa sono gli atleti a maggior rischio di Sla
Uno studio sugli sportivi degli ultimi 40 anni dimostra che in Serie A, specie nei centrocampisti, l'incidenza della sclerosi laterale amiotrofica è sei volte più alta rispetto al resto della popolazione e in età più precoce.La sclerosi laterale amiotrofica (Sla) è una malattia neurodegenerativa che colpisce la popolazione adulta, generalmente dopo i 50 anni, e che determina una degenerazione irreversibile dei neuroni motori. L'incidenza nel mondo è di circa 1-3 casi su 100.000 ogni anno. In Italia, dove sono attivi alcuni registri regionali di malattia, si stima che vi siano circa 5.000 ammalati con una incidenza di circa 1.000 casi all'anno. Purtroppo non vi sono a oggi farmaci efficaci a combattere questa malattia e ancora non è certa la causa determinante. Si suppone che sia una malattia determinata da cause multifattoriali sia di tipo genetico che ambientale. Lavori recenti avrebbero individuato mutazioni in una serie di geni che sembrerebbero essere predisponenti alla malattia. Alcuni studi sui giocatori di football americano hanno riportato tassi di mortalità generale più bassi rispetto alla popolazione generale, ma con un possibile aumento della mortalità per cause neurodegenerative, incluse la Sla. Uno studio retrospettivo, pubblicato recentemente su Jama, ha confrontato la mortalità tra i giocatori della National football league (Nfl) e della Major league baseball (Mlb) degli Stati Uniti, il gruppo di confronto più appropriato tra gli atleti professionisti, con una differenza sostanziale: nei primi i traumi anche cranici sono alla base del gioco, cosa che non avviene nei secondi. Il confronto avveniva valutando la mortalità dal 1° gennaio 1979 al 31 dicembre 2013. I partecipanti erano 3.419 giocatori di football americano e 2.708 giocatori di baseball con almeno cinque stagioni di gioco professionista. Alla fine del follow-up, ci sono stati 517 decessi (età media 59,6 anni nella coorte dei giocatori di football americano) e 431 decessi (età media 66,7 anni) nella coorte dei giocatori di baseball. Le condizioni cardiovascolari e neurodegenerative, rispettivamente, sono state notate come cause sottostanti o contribuenti in 498 e 39 decessi nel football e 225 e 16 decessi nel baseball. Rispetto ai giocatori di baseball, i giocatori di football americano avevano tassi significativamente più elevati di mortalità per tutte le cause e per malattie cardiovascolari e per malattie neurodegenerative. I fattori che variano in questi sport (ad esempio habitus corporeo e trauma cranico) potrebbero essere alla base delle differenze. In questo studio di coorte retrospettivo, è stato riscontrato un tasso significativamente più elevato di mortalità per tutte le cause, e in particolare di mortalità cardiovascolare e neurodegenerativa, tra i giocatori di football americano rispetto ai giocatori di baseball. Ciò suggerisce che alcune esposizioni più associate al football americano, rispetto al baseball sono collegate a un aumentato rischio di mortalità per malattie cardiovascolari e neurodegenerative, inclusa la Sla.Per ironia della sorte la Sla prende il nome di Morbo di Lou Gehrig, dal nome di un famoso giocatore americano di baseball degli anni Trenta. Inoltre, come riferisce Negri News del professor Silvio Garattini, nei laboratori dell'Istituto Mario Negri vengono studiate le cause che sono alla base della Sla, in particolare le cause ambientali, gli stili di vita, l'attività fisica e sportiva che possono, in soggetti predisposti, promuovere l'insorgenza della malattia.È convinzione diffusa che i giocatori di calcio siano più soggetti della popolazione generale a essere colpiti da questa malattia. Diversi lavori scientifici hanno avvalorato questa convinzione, ma fino a oggi in modo non del tutto convincente. Lo studio epidemiologico condotto da Ettore Beghi e da Elisabetta Pupillo del Laboratorio delle malattie neurologiche del Dipartimento di neuroscienze dell'Istituto Mario Negri in collaborazione con l'Azienda ospedaliera universitaria di Novara (Letizia Mazzini) e l'Istituto superiore di sanità (Nicola Vanacore) ha confermato questa ipotesi: i calciatori si ammalano di Sla molto più della popolazione in generale. Lo studio è stato condotto su un elevato numero di calciatori (23.875) i cui nominativi sono stati identificati in un modo molto particolare ma efficace: erano i nominativi presenti nelle figurine Panini! Giocatori di Serie A, B e C della stagione 1959-1960 fino a quella 1999-2000 sono stati seguiti fino al 2018. Nel periodo considerato dallo studio sono stati accertati 32 casi di Sla, di cui 14 fra i centrocampisti, più del doppio degli attaccanti. Due sono i dati importanti che emergono da questa indagine: il rischio di Sla è due volte superiore per i calciatori rispetto a quello della popolazione in generale (addirittura sei volte per i giocatori di serie A) e l'età di insorgenza della malattia si attesta più precocemente rispetto a chi non ha praticato il calcio: 43 anni per i calciatori, 65 per la popolazione in generale. Questi risultati importanti dal punto di vista epidemiologico sottendono delle domande alle quali la ricerca è impegnata a rispondere per capire il ruolo di fattori esterni nel determinare l'insorgenza della Sla e la conoscenza dei meccanismi di malattia sui quali poter intervenire a beneficio degli ammalati. Ettore Beghi ha presentato questi dati all'American academy of neurology annual meeting che si è tenuta a Filadelfia nel maggio 2019. In conclusione, i giocatori di calcio della serie A, soprattutto i centrocampisti (che hanno più spesso traumi cranici rispetto ad altri giocatori) e di football americano della Nfl (nei confronti dei giocatori di baseball della Mlf) hanno un'incidenza di Sla superiore alla popolazione generale e in età più precoce. La causa? Il trauma cranico è il più imputato, ma non si possono escludere altre cause concomitanti che ancora non sono conosciute (farmaci? Sostanze chimiche presenti nelle strutture dei campi di gioco?). www.umbertotirelli.it