
Cala il numero dei morti: il bilancio finale è di 253 vittime. Errore dovuto alla difficoltà di identificare i resti. Imboscata contro le forze dell'ordine in un deposito di esplosivi. Il presidente: «Deceduto durante l'attacco a un hotel l'ideologo dell'attentato».Una buona e una cattiva notizia. Quella buona è che le autorità cingalesi hanno (clamorosamente) sbagliato il conteggio delle vittime degli attentati di Pasqua: non già 359 morti ammazzati, ma 253, ha detto il viceministro della Difesa Ruwan Wijewardene. Quella cattiva è che ieri i soldati hanno ingaggiato un furioso conflitto a fuoco con alcuni soggetti sospettati di legami con la cellula terroristica che, domenica scorsa, ha seminato sangue e distruzione nelle chiese e negli hotel di lusso dell'isola. L'imboscata è scattata nella città di Ampara Sainthamaruthu, vicino a Batticaloa, mentre i militari erano impegnati nella perquisizione di un edificio. C'è stata prima una esplosione, e subito dopo i cecchini hanno sparato sulle forze di sicurezza. Nel corso dell'operazione, sono state trovate 150 barre di gelatina esplosiva e 100.000 cuscinetti a sfera, da utilizzare probabilmente nelle bombe, e poi ancora uniformi dell'Isis, bandiere del Califfato nero e un drone per le foto. Malgrado i 70 arresti di questi giorni (gli ultimi sette a Kalmunai, nell'Est del Paese) lo stato di allerta prosegue. Anzi, con l'avvicinarsi del week end, come hanno confermato le autorità, si temono nuove incursioni dei kamikaze. Secondo il governo, che ieri ha dovuto registrare le dimissioni del capo della polizia Pujith Jayasundara, ci sarebbero almeno 140 fiancheggiatori dello Stato islamico tuttora in fuga, alcuni dei quali avrebbero intrattenuto rapporti con l'organizzazione di Al Baghdadi fin dal 2013. «L'Isis non è alla disfatta, non è sconfitto», ha commentato Laith Alkhouri, un alto dirigente di Flashpoint, organizzazione che valuta la minaccia terroristica globale, perché «non è un'organizzazione basata sui membri. È abile nel riorganizzare e modificare la propria strategia per adattarsi all'evoluzione del panorama della sicurezza in tutto il mondo». In questa direzione vanno letti anche i report del ministero degli Esteri australiano che ha sconsigliato viaggi nel Paese asiatico perché «è probabile che i terroristi effettuino altri attacchi nello Sri Lanka». Peraltro, proprio ieri, un uomo e una donna sono stati arrestati, davanti a una chiesa anglicana di Melbourne, con indosso armi da fuoco. Stavano preparando una rappresaglia? Pure dal dipartimento di Stato Usa arrivano segnali che le organizzazioni terroristiche attive nello Sri Lanka «continuano a pianificare» possibili attacchi a luoghi di culto, località turistiche e aeroporti. Incertezze e paure che si riflettono sulla vita quotidiana. Per questo, su decisione dell'arcivescovo di Colombo Malcolm Ranjith, sono state sospese tutte le messe domenicali, e analogo provvedimento è stato adottato dal ministero degli Affari islamici a Colombo, che ha invitato i musulmani a evitare le preghiere del venerdì e le donne a non portare il velo in pubblico. Gli inquirenti cingalesi sono convinti che, nei raid di una settimana fa, sia morto anche il predicatore islamico Zahran Hashim, indicato dal presidente Maithripala Sirisena come la mente del piano terroristico; la certezza però manca e non è detto che arriverà in tempi brevi. La confusione in cui sono precipitate le agenzie di intelligence e le forze dell'ordine del Paese è tale che ieri, addirittura, è stato arrestato (e subito dopo rilasciato) anche il fratello del ministro dell'Industria e del commercio Rishad Bathiutheen. Mentre una donna musulmana americana è stata indicata per errore tra i sospettati ancora in fuga. Giovedì scorso, la polizia ha pubblicato i nomi e le foto di sei persone, tre uomini e tre giovani donne latitanti. L'immagine della ricercata, indicata con il nome Abdul Cader Fathima Khadhiya, è risultata però raffigurare Amara Majeed, una statunitense musulmana i cui genitori sono immigrati dello Sri Lanka e che nel 2015 aveva scritto una lettera aperta al presidente degli Stati Uniti Donald Trump criticando la sua politica verso i fedeli di Allah.L'unica certezza è che la domenica di sangue potrebbe mettere in ginocchio in maniera definitiva l'economia locale nel 2019. La stima è del ministro delle Finanze, Mangala Samaraweera. Ha previsto che «il turismo sarà il settore più duramente colpito» e che «ci attendiamo un calo del 30% degli arrivi, il che significa una perdita di circa 1,5 miliardi di dollari».
2025-09-14
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