2021-10-09
«In fabbrica il foglio verde fa paura. Rischiamo il blocco degli impianti»
Massimiliano Burelli (Getty Images)
Massimiliano Burelli, ad delle acciaierie di Terni: «Per come sono concepiti i controlli, scopriremo chi è in regola pochi minuti prima che inizino i turni. E il timore più grande è proprio per il 15: nel weekend abbiamo risorse limitate».Massimiliano Burelli è l'amministratore delegato di Acciai speciali Terni (Ast), il sito umbro specializzato nella produzione di acciaio inox da poco tornato in mani italiane, dopo la vendita da ThyssenKrupp al gruppo Arvedi. Il 15 ottobre è evidenziato di rosso nell'agenda di Burelli, perché scatterà l'obbligo di green pass per i luoghi di lavoro pubblici e privati. Dunque, anche per gli oltre 2.000 dipendenti dello stabilimento di Terni. Con il rischio di avere assenze incontrollabili e imprevedibili, che potrebbero avere un impatto sulle turnazioni e quindi sulla produzione. Burelli non è un «no green pass», né tanto meno un pericoloso «no vax». È un manager di un grande gruppo industriale. E parte da una premessa. Che è nel suo interesse dell'azienda, e dunque nel suo interesse di amministratore delegato, garantire le condizioni di sicurezza necessarie per evitare contagi che fermerebbero il lavoro. Chiarito questo punto, però, arriva la realtà. Cosa succederà in Ast dal 15 ottobre?«Da un punto di vista implementativo ci sono diversi problemi oggettivi e difficili da gestire, a cominciare da quello della privacy. Quando si concilia un bene così importante con la gestione di un'azienda si possono venire a creare numerosi problemi. Bisogna essere in grado di affrontarli preventivamente ma diventa difficile, visto che non possiamo sapere chi non è vaccinato o chi non ha intenzione di fare i tamponi. Soprattutto in un contesto come della lavorazione dell'acciaio».Come funziona lo stabilimento di Terni?«Abbiamo tante persone che lavorano su tanti turni, a ciclo continuo, e che entrano da diversi punti dentro lo stabilimento. Per Ast parliamo di una struttura che è grande come 150 campi da calcio. Faremo i conti con l'aleatorietà delle presenze, ovvero scopriremo solo quando inizia il turno quante persone verranno a lavorare. Così diventa estremamente complesso. La paura per venerdì prossimo è questa. Ma i timori riguardano soprattutto i turni del fine settimana».Perché?«Mi rendo conto che chi ha legiferato e dice “partiamo da venerdì 15 ottobre", lo ha fatto in buona fede, pensando che il sabato e la domenica molti dipendenti pubblici e anche di molte aziende private stanno a casa. Ma per un'impresa come la nostra che ha il ciclo continuo sia il sabato sia la domenica, parliamo dei giorni più complessi. Perché la copertura del management e le risorse in generale sono molto più limitate. L'azienda è grande, ogni ciclo ha quattro squadre al lavoro e abbiamo anche impianti imponenti. Le nostre linee di decapaggio e laminato sono lunghe 5-600 metri e richiedono 10-12 persone a turno per impianto. Se mi vengono a mancare due risorse su dieci devo fermare la linea. Anche poche assenze che non sono in grado di prevedere e, quindi, di gestire, possono creare una situazione in cui mi trovo costretto, al momento, a fermare l'impianto».E se si ferma, poi cosa succede?«Innanzitutto certi impianti in acciaieria non si possono fermare così, spegnendo un interruttore o girando una chiave. Hanno bisogno di un ramp down di un certo tipo. Che porta via tempo, così come serve altro tempo per farli ripartire. Significa bloccare la produzione, con conseguenze pesanti».Come vi siete attrezzati per i controlli?«Noi metteremo un lettore, stiamo valutando se automatizzato, puntando a una verifica del 100%. Al momento dell'ingresso, chi non ha il green pass non potrà essere ammesso all'interno del luogo di lavoro e sarà considerato assente ingiustificato, cosi come chi non si presenterà: questo potrebbe valere anche per i vaccinati, dato che non c'è la possibilità di fare verifiche in tal senso. In questo modo l'assenteismo si trasforma in una variabile imprevedibile, perché la mancata presenza sul posto di lavoro si potrebbe scoprire a pochi minuti dall'inizio del proprio turno. Non solo. A livello di organizzazione posso fare le verifiche sui dipendenti a libro matricola e sugli interinali ma non sui lavoratori delle imprese esterne.». Non è possibile avere una stima di quanti potrebbero essere i dipendenti non vaccinati?«Possiamo solo considerare che statisticamente abbiamo numeri importanti come organico, i non vaccinati possano essere pari alla media italiana. Ovvero il 20% circa. Che su uno stabilimento come il nostro, con 2.325 sociali a libro matricola, significherebbe avere circa 450-460 persone che dovrebbero tamponarsi due-tre volte la settimana per venire a lavorare. Non so quanti sono i non vaccinati, non so chi non ha voglia di farsi e pagarsi il tampone. Non so chi mancherà e dove. Non discuto la scelta di chi non vuole vaccinarsi. Per me l'importante è sapere in anticipo su quante risorse posso contare, se so che un x per cento non viene a lavorare riesco a gestire le turnazioni. Se lo scopro a inizio giornata, diventa una missione impossibile. Siamo strapieni di ordini, il ritrovarsi con eventuali buchi di capacità vuol dire creare perturbazioni e ritardi a una catena di fornitura già stressata. E nel caso peggiore, arrivare al blocco della produzione».
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