2023-05-12
«Bruxelles ci vuole affogare per favorire il pescato del Nord»
Raffaele Stancanelli (Ansa)
L’eurodeputato di Fdi Raffaele Stancanelli: «La Commissione chiede di vietare l’uso delle reti a strascico senza valutare i danni per l’Italia. Hanno fretta perché con il prossimo Parlamento cambierà la musica. Ma noi ci opporremo».Se va avanti così per la frittura che profuma l’estate arriveremo a una dipendenza totale dall’importazione di pescato. Con conseguenze disastrose per un comparto che si è già fortemente ristrutturato con una perdita consistente di barche e di occupati. La pesca in Italia vale insieme all’acquacoltura 1,5 miliardi con circa 6 mila pescherecci e 22 mila persone imbarcate, ma è un forte volano per l’economia meridionale. Ora la Commissione europea con un colpo di spugna vuole cancellarla. Chiede ai paesi europei di vietare entro il marzo prossimo i sistemi di «pesca mobile di fondo». Tradotto si tratta delle reti a strascico che si usano da sempre: vietarle significa mettere sul lastrico gli armatori, chiudere i mercati ittici. Tutto è come al solito rivestito dall’afflato green, in realtà sotto ci sono i soliti interessi dei paesi del Nord. Contro questa azione della Commissione si sono schierati gli eurodeputati di Fratelli d’Italia e della Lega che ha addirittura organizzato un flash mob sotto le finestre della Commissione. Con l’europarlamentare Raffaele Stancanelli, di Fratelli d’Italia già sindaco di Catania, facciamo il punto.Onorevole Stancanelli è un attacco all’Italia?«Sicuramente da parte della Commissione non c’è nessuna valutazione dell’impatto di questa decisione sulla nostra economia, sulla sopravvivenza della marineria da pesca. È però doveroso precisare che finora non c’è alcuna decisione e che peraltro non si parla espressamente di reti a strascico. La raccomandazione della Commissione ai paesi europei di vietare entro il marzo 2024 i cosiddetti sistemi di pesca mobile di fondo non ha alcun valore giuridico. Però bisogna vigilare perché questo è il metodo che la Commissione usa per indurre le decisioni che lei vuole imporre».Una sorta di persuasione occulta?«Qualcosa di più e anche di diverso. Il Parlamento europeo purtroppo è un co-decisore, legifera insieme alla Commissione. Cosa fa la Commissione? Prepara gli atti, mandava avanti il Commissario in modo da precostituire una decisione. Noi ormai lo chiamiamo il metodo Timmermans, dal vicepresidente olandese Frans, che ha un approccio ideologico verde a tutte le questioni e antepone la sua visione ai dati reali. Sulla pesca abbiamo chiesto senza ottenerlo uno studio che motivi la proposta della Commissione. Niente di niente».Il commissario alla pesca è Virginijus Sinkevičius, lituano, viene da un paese che ha qualche chilometro di costa sul Baltico. È possibile che non sappia cos’è il Mediterraneo?«Noi ci stiamo battendo con tutte le nostre forze per far valere la specificità mediterranea. Abbiamo spiegato che togliere lo strascico che non danneggia affatto le riserve ittiche e l’ambiente significa mettere sul lastrico le flotte pescherecce della Sicilia, del nostro meridione, dell’Adriatico. I nostri pescatori hanno fatto enormi sforzi per ridurre le giornate di pesca e sono i primi amici del mare, anche perché loro di quello vivono. Ma il sospetto forte è che si voglia colpire la pesca mediterranea per dare totale sbocco a quella dei mari del Nord così che quei Paesi possano venderci il loro pesce».Si possono bloccare i pescherecci europei, ma in Mediterraneo quelli della costa Sud, come i giapponesi e i cinesi che fanno campagne nel nostro mare, continueranno a operare?«Certo, ma non ascoltano. Glielo abbiamo detto in tutti i modi. Siccome il divieto riguarda solo le barche dei paesi europei è ovvio che chi già pesca in Mediterraneo tunisini, algerini, marocchini, ma anche i giapponesi continueranno con i loro sistemi di pesca che, quelli sì, spessissimo sono dannosi per l’ambiente. Siamo al solito paradigma: l’Europa decide di non produrre e lascia che gli altri la invadano». È un po’ la storia del tonno rosso...«Esatto, col sistema delle quote motivate con la necessita di evitare l’estinzione del tonno rosso, minaccia che non c’è mai stata e che di certo non è attuale, si sono favorite le altre flotte a discapito della piccola pesca italiana che poi è il grosso del nostro settore. Per fortuna ora il ministero dell’Agricoltura ha assegnato una quota di 580 tonnellate che ripartita sulle 118 barche di pesca artigianale italiane ha dato un po’ di respiro».Il tema riguarda però anche la Spagna, la Francia, la Croazia e la Grecia. State tessendo alleanze?«Lo facciamo tutti i santi giorni, ma il fatto è che ci sono delle diversità. Ad esempio sulle dimensioni delle vongole la Spagna che non poteva pescarle ha cercato di bloccare quelle dell’Adriatico. La Francia si è vista assegnare aree di mare che prima erano nostre dai governi a guida Pd e certo non sempre è pronta al dialogo. È però innegabile che tutti abbiamo necessità di difendere la specificità mediterranea. Le politiche degli ultimi 20 anni hanno ammazzato la pesca del nostro mare».E con le altre forze politiche?«Noi e la Lega ci muoviamo con un’intesa perfetta, ma spero che anche gli altri eurodeputati visto che c’è in gioco l’interesse dell’Italia si uniscano alla nostra azione».Ha l’impressione che la Commissione stringa i tempi perché teme che il prossimo Parlamento non varerà una nuova maggioranza Ursula?«Non è un’impressione: è una certezza. Si sa che il Parlamento avrà un orientamento di centrodestra e loro vogliono far passare tutto in fretta, soprattutto in tema di green e di salvaguardia dei paesi del Nord prima che la Commissione se ne vada. E noi non faremo passare più niente perché sappiamo che nella nuova legislatura ci sarà un cambiamento radicale di quadro politico. Ovvio che per condizionarci cercano di mettere in difficoltà l’Italia. Ma non ci facciamo prendere a strascico».
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)