2024-03-20
Braccio di ferro tra Biden e Netanyahu sull’attacco a Rafah. L’Onu critica Israele
La Casa Bianca: «È un errore». Gerusalemme invia negli Usa una delegazione. Nazioni Unite: «La fame non sia un’arma».Il portavoce militare degli Huthi, Yahya Saree, ha rivendicato di aver preso di mira con missili navali la petroliera Mado nel Mar Rosso, oltre a lanciare missili contro la regione di Eilat. Questa affermazione segue le precedenti dichiarazioni delle Forze di difesa israeliane, che hanno segnalato l’ingresso di un «bersaglio aereo sospetto» nello spazio aereo israeliano. L’incidente ha avuto luogo senza causare danni o feriti, con il missile che ha colpito un’area aperta a Nord di Eilat. Il Comando centrale degli Stati Uniti (Centcom) ha annunciato di aver abbattuto sette missili antinave, tre veicoli aerei senza pilota e distrutto tre depositi in aree dello Yemen controllate dagli Huthi. Ieri si sono verificate una serie di esplosioni nelle vicinanze della Capitale siriana, Damasco. Secondo i media statali siriani, Israele ha condotto un attacco aereo su obiettivi situati nelle zone rurali. Gli israeliani non hanno confermato, tuttavia, è possibile che siano stati presi di mira depositi di Hezbollah. Dopo i violenti attacchi verbali di martedì contro Israele da parte dell’alto rappresentante e capo della politica estera dell’Ue, Josep Borrell, ieri è toccato a Jeremy Laurence, portavoce dell’alto commissariato Onu per i diritti dell’uomo, accusare Israele. Nel consueto briefing con la stampa il funzionario ha affermato: «L’ampiezza delle restrizioni imposte da Israele all’ingresso di aiuti a Gaza, così come il modo in cui continua a condurre le ostilità, possono equivalere all’uso della carestia come metodo di guerra, cosa che costituisce un crimine di guerra». In realtà, così come accaduto con l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi (Unrwa), l’Onu non dice tutta la verità, ad esempio, che non stanno affatto vigilando sulla distribuzione degli aiuti che vengono rubati ogni giorno da Hamas, che poi li rivende al mercato nero. Sempre a proposito di menzogne, ieri all’Onu Saeed Iravani, ambasciatore iraniano presso le Nazioni Unite, ha respinto le accuse di Stati Uniti e Gran Bretagna di sostenere gli Huthi negli attacchi nel Mar Rosso definendole «prive di fondamento». Ma non è finita qui perché il diplomatico iraniano ha persino scritto una lettera al presidente del Consiglio di sicurezza per rispondere a Washington e Londra: «Consideriamo queste accuse come una scusa che Washington e Londra usano per portare avanti la loro miope agenda politica, nonché per giustificare e legittimare le loro azioni illegali e l’aggressione militare contro lo Yemen». Se non ci fosse una guerra in corso ci sarebbe da ridere ma va comunque registrato il decadimento dell’istituzione Onu che ormai consente ad assassini e dittatori di ogni tipo di salire in cattedra e mentire spudoratamente. Ieri ha parlato di nuovo il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, che è tornato sul colloquio telefonico avuto con Joe Biden: «Gli ho detto che siamo determinati a portare a termine l’eliminazione dei battaglioni di Hamas a Rafah e non c’è modo di farlo senza un ingresso di forze di terra». L’inquilino della Casa Bianca ha risposto dicendo che i piani di Israele per una grande operazione a Rafah potrebbero essere catastrofici per i civili e ha chiesto al leader israeliano di inviare una delegazione a Washington per discutere le alternative. Davanti alla Commissione affari esteri della Knesset, Netanyahu ha affermato: «Occorre distruggere anche il battaglione e mezzo di Hamas rimasto nella zona centrale della Striscia. Con gli Usa ci sono divergenze d’opinione non sull’eliminazione di Hamas ma sulla necessità, per farlo, di entrare a Rafah». In serata, è arrivato un chiarimento. Secondo Axios « Biden ha detto al premier israeliano che non sta cercando di indebolirlo politicamente e di non aver intenzione di intervenire nella politica interna israeliana». L’Idf ha ricominciato a inviare messaggi di testo ai palestinesi a Gaza, offrendo denaro in cambio di informazioni sugli ostaggi. Questo è stato riportato dalla Cnn, che ha precisato che anche un giornalista a Gaza, appartenente all’emittente americana, ha ricevuto un messaggio in arabo sul suo cellulare. L’Idf ha anche confermato che durante l’operazione all’interno dell’ospedale al-Shifa, avvenuta lunedì, sono stati uccisi 80 terroristi e sono stati fermati 180 sospettati. Secondo Al-Jazeera, l’esercito israeliano ieri si è ritirato dall’interno del complesso di Al-Shifa, tuttavia, si combatte ancora nelle aree circostanti. A proposito delle trattative in corso a Doha, il capo del Mossad, David Barnea, ha lasciato Doha dopo aver partecipato a colloqui con mediatori provenienti dall’Egitto e dal Qatar durante la notte. Secondo quanto riportato da Kan News, «Barnea è rientrato in Israele per ulteriori colloqui e discussioni», mentre un alto funzionario israeliano vicino ai negoziati ha dichiarato, sempre a Kan News, che i colloqui condotti dalla delegazione israeliana a Doha fino a ieri «sono stati positivi», sebbene si preveda «che le trattative saranno lunghe, difficili e complesse». Nonostante il ritorno di Barnea in Israele, sono rimasti a Doha uomini del Mossad, dello Shin Bet, della divisione di intelligence dell’Idf e il team del generale Nitzan Alon. Infine, il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, così come fatto in precedenza da Abu Mazen, presidente dell’Autorità nazionale palestinese, ha trasmesso un messaggio di congratulazioni al presidente russo ,Vladimir Putin, per la sua rielezione. Lo ha comunicato Hamas attraverso il suo canale ufficiale Telegram, dove Haniyeh ha anche elogiato la «posizione russa a sostegno della causa palestinese».
Matteo Salvini (Imagoeconomica)
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