2025-02-14
Botte ai migranti e video sui social. In manette due trafficanti stranieri
L’inchiesta coinvolge anche Belgio e Regno Unito. La banda aveva anche nuclei armati.Pestaggi e torture venivano immortalati e diffusi sui social. Un’organizzazione spietata, che non si limitava a far entrare gli immigrati illegalmente in Europa dalla Rotta balcanica. Li trattava come prigionieri di un racket senza scrupoli. E poteva contare su una cellula operativa che dal cuore della Puglia organizzava la traversata tramite il Friuli Venezia Giulia per poi consegnarli a chi li avrebbe trasferiti verso Nord. Gli investigatori del Ros, il Raggruppamento operativo speciale dei carabinieri, hanno individuato e arrestato due afgani che avevano scelto l’area metropolitana barese per mimetizzarsi. Sono accusati di associazione a delinquere finalizzata alla tratta di esseri umani. I due, secondo gli investigatori, non erano semplici scafisti o passeur, ma meccanismi di un ingranaggio più grande: «Un’organizzazione transnazionale» che avrebbe gestito la rotta illegale dei clandestini verso l’Europa, con destinazione il Belgio e il Regno Unito. I viaggi, definiti «infernali» dagli immigrati, avrebbero garantito un business milionario all’organizzazione. Chi non poteva pagare ulteriori somme veniva brutalmente picchiato. Alcuni sarebbero stati addirittura abbandonati in condizioni critiche. I criminali documentavano tutto: botte, umiliazioni, abusi. Il tutto per convincere chi si era affidato a loro a sborsare ancora. Per rivendicare la loro forza, i video finivano principalmente su TikTok, tant’è che l’inchiesta è stata ribattezzata dagli investigatori «Douyin», ovvero il nome cinese del social. Si andava avanti senza cibo né acqua per giorni, stipati nei camion come bestie. Con lunghi percorsi a piedi. L’inchiesta è partita da Anversa, in Belgio. E gli arresti di Bari sono solo un tassello di un’operazione più ampia. La Direzione distrettuale antimafia di Bari ha accolto l’ordine europeo trasmesso dall’autorità giudiziaria belga, messo in moto dall’Europol, che ha coordinato la polizia federale belga, la National crime agency britannica, i carabinieri del Ros e altre forze investigative europee. Il coinvolgimento di più Paesi, viene sottolineato dagli investigatori, testimonierebbe l’ampiezza del sistema. Misure cautelari sono state eseguite contemporaneamente anche in Belgio e nel Regno Unito. In Italia, i Ros hanno operato con il supporto dei carabinieri di Bari e di Gorizia, insieme alla squadra operativa del tredicesimo reggimento Friuli Venezia Giulia. L’organizzazione si muoveva grazie a una logistica ben collaudata: uomini di fiducia piazzati nei punti strategici, documenti falsi prodotti su richiesta, mezzi di trasporto attrezzati per il traffico illecito. E poi il sistema di comunicazione criptata, che permetteva ai criminali di coordinare le operazioni senza lasciare tracce evidenti. Mentre il denaro scorreva veloce attraverso i money transfer, rendendo più difficile il tracciamento dei flussi. E non è finita. Secondo l’Operational task force, il gruppo (sul quale è ancora concentrata l’attività investigativa, che non si è conclusa con gli arresti), attivo principalmente in Serbia e Bosnia Erzegovina, potrebbe contare anche su nuclei «armati organizzati». «Lo Stato non molla di un centimetro di fronte a pericolosi criminali», ha commentato la senatrice di Fratelli d’Italia Francesca Tubetti, che ha aggiunto: «Le sfide che abbiamo di fronte impongono attenzione massima nella tutela delle nostre frontiere. Il governo Meloni ha fornito e continuerà a fornire risposte chiare e concrete».