2022-05-13
Bono dà l’addio a Fincantieri. Nomine al posto di Giordo. Nei movimenti pure il genero
Giuseppe Bono (Imagoeconomica)
In un video l’ad uscente celebra il ruolo pro italianità e lancia l’allarme sul futuro. Caccia il manager del caso D’Alema e sceglie il sostituto. Infornata di ordini di servizio.Giuseppe Bono è stato per 20 anni sinonimo di Fincantieri. Ha portato avanti battaglie personali e battaglie per il sistema Paese. Si è scontrato con numerosi politici, mentre molti altri lo cercavano come punto di riferimento nei vari territori sui quali l’azienda pubblica nel corso degli anni ha sviluppato cantieri e filiere collegate alle commesse. Con i francesi ha avuto un rapporto complesso. È stato fermato in malo modo da Emmanuel Macron poco prima che mettesse mano sui celebri cantieri Stx, ma al tempo stesso ha avviato una joint venture con Naval group. Si è scontrato con Leonardo lo scorso anno sul cloud e da ultimo su Oto Melara e Wass. Fino all’ultimo è stato in lizza come presidente con deleghe, ha osservato con interesse la vicenda Massimo D’Alema raccontata nei minimi dettagli dai colleghi della Verità salvo poi apprendere il giorno delle nomine, il 20 aprile scorso, che il governo Draghi ha scelto la totale discontinuità.Ieri è stato così il suo ultimo giorno. Ha salutato i dirigenti e «il popolo» di Fincantieri con un video di una decina di minuti. Seduto alla sua scrivania ha ripercorso il ventennio, portando un abbraccio virtuale ai circa 10.000 dipendenti dei 18 stabilimenti. Un grazie ai giovani ingressi e soprattutto più di un passaggio autocelebrativo per tutte le scelte che hanno permesso il consolidamento e la crescita. Non solo nella parte militare, ma soprattutto in quella civile della crocieristica. «L’azienda ora ha commesse e posti di lavoro per anni», ha tenuto a precisare Bono poco prima di ribadire il suo impegno per mantenere saldo l’italianità dell’azienda. È solo negli ultimi minuti del video che al manager di lungo corso scappa un po’ la frizione. «Siamo italiani determinati a non farsi mettere i piedi in testa», perché chi viene per il consolidamento lo farà per il proprio interesse. Conclude: «Faccio tanti auguri, grazie di tutto e speriamo che insomma nella vita non si sa mai...». Un messaggio abbastanza chiaro che non cela più di tanto l’idea o la volontà di tornare. Tanto più che il messaggio sul pericolo consolidamento sembra essere diretto proprio ai suoi successori. Il nuovo ad Pierroberto Folgiero e il presidente, il generale Claudio Graziano. Che cosa intenda con esattezza? Sicuramente in ballo c’è il tema da tempo sussurrato di una possibile fusione con Leonardo. Un’idea che piace a molti politici, ma di difficile realizzazione nel breve.Un altro tema è quello del rapporto con i francesi che non fanno segreto delle mire su tutto ciò che è naviglio. Gli italiani hanno già perso qualunque tipo di supremazia nello spazio, il rischio sarebbe quello di farsi scappare la grande partita delle fregate europee. Forse le poche parole di Bono sono rivolte direttamente a Folgiero che certamente è stato spinto da una parte del Pd che certo non alzerebbe mai un dito contro le scelte di Parigi. Interrogativi che meriterebbero una esegesi vera e propria e di cui qualcuno in astratto si occuperà. Restano invece alcuni temi molto concreti che hanno visto impegnato l’ad uscente negli ultimi giorni di servizio. In modo irrituale Bono ha assistito alla firma di più di un ordine di servizio con una serie di nomine culminate nella data dell’11 maggio. Il giorno prima di lasciare. La direzione «legal affairs», rinominata «legal and corporate affairs» affidata a Giuseppe Cannizzaro in qualità di general counsel viene ridisegnata in ben otto articolazioni con rispetti responsabili. Rimesso a nuovo anche il coordinamento degli uffici legali. Poco prima, il 6 maggio, nell’ambito della direzione «Amministrazione finanza e controllo», la responsabilità della funzione «group treasury & corporate finance» viene assegnata a Massimo Nelci. Ha invece destato all’interno più di una perplessità la sostituzione di Giuseppe Giordo, già capo della divisione militare. Anche il nome del manager è spuntato nell’inchiesta giornalistica su D’Alema, cosa che gli è costata prima la sospensione e poi il licenziamento, nonostante l’audit interno fosse stato solo avviato. Così il 20 aprile, il giorno delle nuove nomine, Bono affida la responsabilità della divisione a Dario Deste, in pratica il vice di Giordo. Soltanto il 9 maggio Deste viene nominato ufficialmente direttore generale delle Navi militari. Quest’ultimo in data 11 maggio fa cessare la funzione «Strategy & business support» decide che le attività e risorse ad essa afferenti sono riallocate nell’ambito della direzione gestionale affidata a Cristiano Pasanisi. Il quale in precedenza era deputy cfo e capo della finanza corporate e dunque rimane fermo al precedente incarico ma assomma le responsabilità di tutta la funzione accorpata.Dettaglio: Pasanisi è il marito di Emanuela Bono, la figlia dell’ad uscente. Come ci fanno notare dall’azienda nulla di legato alla parentela ma una semplice riorganizzazione avviata con la nomina di Deste. Il tema però è quest’ultimo. È corretto che un ad uscente avalli tutti questi ordini di servizio? Come è possibile che non tocchi a chi arriva prendere tali decisioni? E non è un tema certo di nepotismo. Il tema è di strategia da un alto e di rischi aziendali dall’altro. Giordo uscendo ha nei fatti annunciato una causa. Chi la dovrà affrontare? L’audit a che punto è? Mentre sul tema delle strategie non si può non notare che Deste è stato colui che fino allo scorso dicembre ha seguito la partita delle fregate destinate all’Australia. Operazione con partnership francese che è stata nei fatti azzoppata dagli Usa nel momento in cui Oltreoceano hanno deciso che l’Australia avrebbe dovuto tagliare la testa anche al progetto sottomarino francese. Capiremo solo in futuro come si evolveranno i rapporti triangolari tra Fincantieri, Francia e Usa.
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 17 settembre con Carlo Cambi
Dario Franceschini (Imagoeconomica)
Papa Leone XIV (Getty Images)
Sergio Mattarella con la mamma di Willy Monteiro Duarte (Ansa)