
Gli instant payment sono un potente alleato dei criminali informatici, capaci di intercettare con un malware le disposizioni dell'home banking. La velocità dell'operazione rende difficile bloccare la truffa, ma qualche accorgimento c'è: ecco quale...Una nuova minaccia incombe sui correntisti delle banche di tutta Europa: il bonifico istantaneo. Questo fantastico strumento, che permette il trasferimento di denaro nel giro di pochi secondi, è diventato un potente alleato per i criminali informatici proprio per le sue caratteristiche di immediatezza e irrevocabilità. L'esistenza di malware capaci di intercettare le disposizioni effettuate tramite home banking e app per smartphone non sono una novità, ma uno dei rischi per i delinquenti era il tempo di esecuzione, che consentiva a un utente attento di bloccare la disposizione truffaldina. I cosiddetti instant payment hanno risolto il problema, perché quel «provvidenziale ritardo» non esiste più.In ogni caso facciamo un passo alla volta e scopriamo come funzionano i malware bancari. Uno dei più noti permette di intercettare il contenuto di una disposizione di bonifico, modificarne i campi per poi fare in modo che proceda verso i sistemi della banca. L'ignaro correntista completa un bonifico legittimo, inserisce la one time password ricevuta via sms oppure generata dalla «chiavetta» e conferma l'operazione. A questo punto interviene il virus, reindirizzando la pagina al criminale che la modifica, cambiando i dati di suo interesse e quindi le permette di proseguire a destinazione. L'unico modo per accorgersi dell'inganno e visualizzare i propri movimenti dopo il bonifico è verificare i dati, questo perché la schermata su cui è stata effettuata l'operazione non presenta alcuna anomalia.Ancora più pernicioso è un tipo di malware concepito per compromettere gli smartphone. Una volta installato sul telefono, sostituisce l'app della banca con un clone fasullo e quando l'utente accede e inserisce il suo identificativo e la password esse vengono trasferite al criminale. Tuttavia, tanto non basta per effettuare operazioni, perché rimane il problema del one time password e a questo punto interviene la seconda funzionalità del virus, quello che gli permette di deviare gli sms verso un altro numero. Il criminale, infatti, utilizzerà le credenziali intercettate per predisporre il bonifico e poi richiederà il secondo fattore di autenticazione via sms. L'utente legittimo non lo vedrà mai arrivare, perché sarà deviato. La combinazione di questi malware e degli instant payment sta permettendo ai criminali di organizzare vere e proprio campagne contro i correntisti e le banche che non hanno i tempi tecnici di recuperare il maltolto. Le disposizioni di pagamento sono spesso indirizzate verso carte prepagate, di solito estere, sulle quali sono già stati predisposti degli acquisti. Se sommiamo i circa 10 secondi per il trasferimento a un'altra trentina di secondi per confermare le spese preimpostate, ecco che in meno di 1 minuto i soldi si sono volatilizzati e la possibilità di recuperarli è praticamente nulla.Quali sono le cautele che possono salvare la vittima? Come sempre grande attenzione ai clic che facciamo in giro per il Web o sui messaggi di posta elettronica. Poi è fondamentale scaricare le app da siti attendibili e controllati e possibilmente limitarsi a quelle che veramente servono. Controllare sempre il proprio conto corrente e i relativi movimenti. Fare molta attenzione ai sistemi di pagamento che concentrano in un unico sistema le credenziali di accesso e la password dispositiva. Per esempio, se utilizziamo una app per smartphone, meglio avere la classica «chiavetta» per generare il codice di conferma e non il servizio sms. Infine, come sempre, evitare di spegnere il cervello nel momento in cui si accende un dispositivo elettronico.
Alessia Pifferi (Ansa)
Cancellata l’aggravante dei futili motivi e concesse le attenuanti generiche ad Alessia Pifferi: condanna ridotta a soli 24 anni.
L’ergastolo? È passato di moda. Anche se una madre lascia morire di stenti la sua bambina di un anno e mezzo per andare a divertirsi. Lo ha gridato alla lettura della sentenza d’appello Viviana Pifferi, la prima accusatrice della sorella, Alessia Pifferi, che ieri ha schivato il carcere a vita. Di certo l’afflizione più grave, e che non l’abbandonerà finché campa, per Alessia Pifferi è se si è resa conto di quello che ha fatto: ha abbandonato la figlia di 18 mesi - a vederla nelle foto pare una bambola e il pensiero di ciò che le ha fatto la madre diventa insostenibile - lasciandola morire di fame e di sete straziata dalle piaghe del pannolino. Nel corso dei due processi - in quello di primo grado che si è svolto un anno fa la donna era stata condannata al carcere a vita - si è appurato che la bambina ha cercato di mangiare il pannolino prima di spirare.
Roberto Crepaldi
La toga progressista: «Voterò no, ma sono in disaccordo con il Comitato e i suoi slogan. Separare le carriere non mi scandalizza. Il rischio sono i pubblici ministeri fuori controllo. Serviva un Csm diviso in due sezioni».
È un giudice, lo anticipiamo ai lettori, contrario alla riforma della giustizia approvata definitivamente dal Parlamento e voluta dal governo, ma lo è per motivi diametralmente opposti rispetto ai numerosi pm che in questo periodo stanno gridando al golpe. Roberto Crepaldi ritiene, infatti, che l’unico rischio della legge sia quello di dare troppo potere ai pubblici ministeri.
Magistrato dal 2014 (è nato nel 1985), è giudice per le indagini preliminari a Milano dal 2019. Professore a contratto all’Università degli studi di Milano e docente in numerosi master, è stato componente della Giunta di Milano dell’Associazione nazionale magistrati dal 2023 al 2025, dove è stato eletto come indipendente nella lista delle toghe progressiste di Area.
Antonella Sberna (Totaleu)
Lo ha dichiarato la vicepresidente del Parlamento Ue Antonella Sberna, in un'intervista a margine dell'evento «Facing the Talent Gap, creating the conditions for every talent to shine», in occasione della Gender Equality Week svoltasi al Parlamento europeo di Bruxelles.
Ansa
Mirko Mussetti («Limes»): «Trump ha smosso le acque, ma lo status quo conviene a tutti».
Le parole del presidente statunitense su un possibile intervento militare in Nigeria in difesa dei cristiani perseguitati, convertiti a forza, rapiti e uccisi dai gruppi fondamentalisti islamici che agiscono nel Paese africano hanno riportato l’attenzione del mondo su un problema spesso dimenticato. Le persecuzioni dei cristiani In Nigeria e negli Stati del Sahel vanno avanti ormai da molti anni e, stando ai dati raccolti dall’Associazione Open Doors, tra ottobre 2023 e settembre 2024 sono stati uccisi 3.300 cristiani nelle province settentrionali e centrali nigeriane a causa della loro fede. Tra il 2011 e il 2021 ben 41.152 cristiani hanno perso la vita per motivi legati alla fede, in Africa centrale un cristiano ha una probabilità 6,5 volte maggiore di essere ucciso e 5,1 volte maggiore di essere rapito rispetto a un musulmano.






