2021-02-11
Bonaccini elenca i flop del Conte bis. «Più collaborazione con le Regioni»
Il dem, in rappresentanza degli enti locali, ha sottolineato a Draghi le priorità d’azione: Recovery, sieri e ristori. Prosegue la caccia dei governatori al farmaco. Dopo l’Emilia, anche il Friuli si unisce al Veneto«Non era né dovuto, né scontato che un presidente incaricato decidesse di confrontarsi con le autonomie locali prima della formazione del governo e del relativo programma. Un’innovazione estremamente positiva». Dietro le parole di Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia-Romagna che ieri, in qualità di presidente della conferenza delle Regioni, ha incontrato Mario Draghi, si potrebbe intravedere un sospiro di sollievo per un cambio di passo da parte di Palazzo Chigi nei rapporti con gli enti territoriali, tutt’altro che distesi durante il governo Conte. Il dem, che ieri rappresentava istituzionalmente anche le 14 Regioni di centrodestra, ha precisato: «Ho posto tre questioni a nome delle Regioni e delle Province autonome. Massimo impegno nel contrasto della pandemia, accelerazione della campagna vaccinale e un impiego efficace e tempestivo delle risorse europee per risollevare il Paese. Sul piano di Ripresa e Resilienza 'abbiamo chiesto un incontro urgente al presidente, perché su questo non eravamo riusciti a incontrare il presidente Conte e, avendo davanti poche settimane, serve una più concertata e condivisa collaborazione». Un elenco che mette in fila tutte le criticità riscontrate e segnalate dagli enti territoriali durante la pandemia, più volte motivi di attrito con il governo centrale e il commissario Arcuri. Insieme all’altro punto dolente, i ristori alle attività tenute chiuse e sempre più in affanno: «Ci siamo detti che è bene arrivino il prima possibile a chi li merita e chi li deve avere, punto». Dietro a un colloquio di rito, Bonaccini ha colto quindi l’occasione per sottolineare tutte le inefficienze registrate finora. Il tema più caldo, comunque, rimane quello delle acquisizioni in autonomia dei vaccini da parte delle Regioni: «Ogni acquisto deve avere autorizzazioni precise e serve una leale collaborazione tra governo e Regioni, mi auguro che non ci sia bisogno di acquisti fatti singolarmente e autonomamente», ha dichiarato il governatore emiliano, all’indomani tuttavia dell’annuncio da parte del suo assessore alla Salute dell’intenzione dell’Emilia Romagna a sondare da sé il procacciamento delle dosi. Dichiarazione che aveva provocato l’ennesimo cortocircuito in casa Pd, rappresentato dall’opposizione alla via emiliana da parte del Lazio del segretario Nicola Zingaretti. Proprio per evitare la caccia in solitaria dei sieri, ieri le Regioni hanno chiesto al ministro della Salute, Roberto Speranza, l’attivazione di un tavolo tecnico con rappresentanti degli enti stessi, del ministero, dell’Istituto superiore di Sanità, dell’Agenas e di Aifa per «sgomberare il campo dalle incertezze che stanno creando difficoltà all’andamento della campagna vaccinale». Ulteriore riprova della preoccupazione e insoddisfazione da parte delle amministrazioni territoriale della gestione di Arcuri e Speranza. E, a tal proposito, nonostante le polemiche suscitate per l’iniziativa, il governatore veneto, Luca Zaia, non arretra e anzi fa sapere che la contrattazione tra Regione e industrie farmaceutiche prosegue: «Semmai si concretizzasse, la quantità potrebbe interessare due o tre Regioni, ha puntualizzato, interpellato sull’interessamento espresso proprio da parte dell’Emilia Romagna. «Anche il Friuli Venezia Giulia potrebbe essere una delle Regioni interessate. Le quantità prevederebbero più realtà, perché la quantità minima obbligatoria per la vendita è rilevante». In ballo, fa sapere il leghista, ci sarebbero anche il siero Sputnik e il vaccino cinese, ma «finché non vengono approvati dall’Ema non si fa nulla. Flor (il dg della sanità regionale, ndr) ha voluto concretizzare con un’azienda per un accordo scritto, vedremo che contratto arriverà», ha concluso, non prima di rimandare al mittente le critiche piovutegli addosso: «Siamo senza vaccini, abbiamo persone disperate che ci telefonano perché vogliono essere vaccinate e qualcuno dice che è una fuga in avanti? Non ho parole. Mi sembra una roba allucinante, abbiamo la colpa di esserci preoccupati di andare a trovare i vaccini per i veneti». Intanto, in Lombardia, le vaccinazioni degli ultraottantenni sono state anticipate di sei giorni: non più dal 24, ma il 18. Lo hanno annunciato ieri il presidente Attilio Fontana, e la vicepresidente e assessore al Welfare, Letizia Moratti, in una lettera aperta ai cittadini. A partire dal 15 febbraio, quindi, gli over 80 potranno comunicare al proprio medico o in farmacia la volontà ad essere vaccinate. Basterà avere con sé la tessera sanitaria, un numero di cellulare o telefono fisso. In alternativa, sarà possibile aderire attraverso la piattaforma online dedicata, per ora ancora inattiva. Il piano per l’immunizzazione di massa del Pirellone, firmato da Guido Bertolaso, era stato inviato martedì al Cts, ma il ministero della Salute ne aveva bloccato l’esame in vista dell’incontro tra Speranza, il ministro per gli Affari regionali Boccia, il commissario Arcuri e i governatori. L’altolà di Roma è stato chiaro: il piano vaccinale è unico e vale per tutti, e lo detta Arcuri. Ma dopo l’incontro di oggi tra Bonaccini e il premieri incaricato, lo scenario sembra sempre più sfocato.