2024-01-19
Bologna ancora paralizzata. E il Pd si spacca
Continuano le proteste per il limite a 30 km orari, che desta perplessità anche nella maggioranza. La dem Cristina Ceretti: «Modificare tempi e attuazione». Allarme di una farmacia: «Impossibile reperire farmaci urgenti». Oggi manifestazione davanti al Comune.La prossima volta la spingo a piedi». Non poteva mancare d’ironia Sergio Bardazzi, professione gioielliere, il primo multato per avere superato il limite di velocità nella città più lenta d’Italia, dove da due giorni tutti guidano come se stessero cercando parcheggio. È la Bologna surreale a 30 all’ora del sindaco Matteo Lepore che - dopo aver abolito la parola «patriota» nelle targhe stradali, spalmato il sito del Comune di parole con lo schwa finale e licenziato gli ingegneri rei di avere detto che la torre Garisenda pende - ha trasformato la città italiana con la testa nei motori in un tutorial di scuola guida. Il Bardazzi è stato fulminato alle nove di mattina dal tele-laser dei vigili mentre andava a 39 all’ora, ben 4 km in più della soglia di tolleranza: fanno 42 euro di contravvenzione, 29 se saldati entro cinque giorni. A nulla è valsa la sua flebile protesta: «Ma voi l’avete capito quanto è difficile guidare e guardare contemporaneamente il contachilometri?». La moviola stradale, fortemente voluta dal sindaco woke e dal Pd che lo sostiene, sta mandando ai matti i bolognesi, che sfilano in coda rallentati dagli ingorghi, smoccolano e si apprestano a contestare il provvedimento oggi davanti al Comune, appoggiati dalle opposizioni di centrodestra. La gente felsinea è per natura tollerante e paziente ma fatica a sopportare le eccentricità di un’amministrazione lunare, uscita da un’assemblea studentesca in un momento di distrazione dei bidelli. Ai tempi dei «comunistoni» al potere sarebbero pure volati gli schiaffi.Per far funzionare la rivoluzione a 30 all’ora sul 70% delle strade comunali (ovviamente salutata dagli applausi degli ambientalisti da weekend), il sindaco Lepore ha schierato la Wagner: sei pattuglie con i supporti tecnologici che nel primo giorno hanno sanzionato 42 malcapitati, fra i quali una signora terrorizzata che andava troppo piano (a nove all’ora). Per ovviare al fastidio, sui social è già partito il passaparola di alcuni giustizieri civici che mappano i tele-laser e postano le coordinate della loro presenza. Nella rete a strascico sono finiti anche il solito scooterista con la sindrome di Valentino Rossi e una decina di ciclisti - si chiama nemesi - che facevano i loro comodi sfrecciando sotto i portici ( e passando col rosso). È l’implicita conferma dell’accusa del capogruppo della Lega, Matteo Di Benedetto: «Lo scopo principale di questo provvedimento insensato è fare cassa sulla pelle dei cittadini, destinati a pagare non solo le multe, ma anche il danno di circolare in una città già paralizzata dai cantieri non coordinati dall’amministrazione».Il malumore è palpabile. Il provvedimento crea disagi ai mezzi pubblici (in media ritardi di 20 minuti), intrappolati fra le auto al minimo. Ruggisce Max Colonna di Uil-Trasporti: «Uno può anche credere agli asini che volano, ma con il limite dei 30 la verità è che aumenta il tempo necessario per andare da un capolinea all’altro». Anche i servizi primari vengono stravolti. Due giorni fa su Facebook una farmacia ha pubblicato un post allarmante: «Si avvisa la gentile clientela che a causa delle nuove regole stradali i corrieri che ci riforniscono quotidianamente non possono garantire la consegna di farmaci, alcuni urgenti e salvavita, nelle tempistiche consuete. Chi legifera dovrebbe anche considerare i disservizi e il disagio arrecato ai cittadini dalle proprie scelte». Il termometro della polemica è confermato dalle prime spaccature all’interno della stessa maggioranza. Di fronte all’offensiva dei pasdaran del sindaco, la consigliera piddina Cristina Ceretti ha dichiarato al Resto del Carlino: «Dobbiamo tutti rallentare per fare le cose meglio. Non ci vedrei nulla di male se si dovessero modificare tempi e modi di attuazione della Città 30. Politica non è strappare, ma cucire». Mentre i vigili stangano chi sfreccia a 39 all’ora, prende piede la volontà delle opposizioni di smantellare l’obbrobrio ideologico con un referendum. Sarebbe una spallata di notevole impatto politico. Sottolinea ancora Di Benedetto: «Noi abbiamo lanciato la proposta e siamo lieti che anche la cittadinanza abbia formalizzato una petizione in tal senso. Una consultazione popolare sarebbe la soluzione migliore: se Lepore è così convinto della bontà della scelta, lasci che siano i bolognesi a votarla».L’inutilità (come minimo) dell’iniziativa viene confermata da un test del quotidiano La Repubblica, che dopo un sopralluogo certifica al ribasso: «Gli ingorghi sono quelli di sempre nei nodi di sempre». Con i gas di scarico di sempre. Resta lo scorno per l’orgoglio bolognese ferito. Da queste parti negli anni 50, parlando di donne e motori, si diceva: «Prima la sposi e poi la Guzzi». Adesso via a passo di ronzino. Nel fortino municipale di piazza Accursio si prova a tenere duro, a vantare il successo infantile d’avere anticipato Milano, a portare l’esempio di Graz e Bilbao. Dalla lista delle città virtuose è stata però depennata Parigi: lassù le zone 30 hanno portato il risparmio di 1 km/h. E dovendo eliminare un fastidio, i francesi hanno buttato nella Senna i monopattini.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)