2020-01-24
«Blocchi del traffico? Disagio inutile. Non sono le auto a inquinare l’aria»
Il presidente dell'Aci Angelo Sticchi Damiani rifiuta la criminalizzazione delle quattro ruote: «Malgrado motori sempre più puliti lo smog resta: i veri responsabili sono altri. Piuttosto lo Stato incentivi il rinnovamento del parco macchine».I blocchi per lo smog? Basta criminalizzare le auto. I motori diesel? Quelli di ultima generazione inquinano pochissimo. Quando si tratta di difendere gli automobilisti Angelo Sticchi Damiani, presidente dell'Aci, tira fuori le unghie. Spiega anche che il reato di omicidio stradale, così com'è configurato, si sta rivelando controproducente per la sicurezza. Lo stesso vale per gli autovelox, spesso trappole piazzate solo per fare cassa. E su gallerie e viadotti che cadono a pezzi? La mancata manutenzione impone una rivoluzione dei controlli. Ma, secondo il numero uno dell'Aci, il problema più urgente è il nostro parco auto, che è il più vecchio d'Europa. Questo significa minore tecnologia d'assistenza alla guida e più incidenti. Servono incentivi statali, e non soltanto sulle vetture nuove che non tutti possono permettersi, ma anche e soprattutto sulla compravendita dell'usato.Parliamo di blocchi per lo smog: non è provato che fermare le auto migliori la qualità dell'aria.«Se, malgrado auto sempre più pulite, l'aria continua a essere sporca, è evidente che il problema non sono le auto. I diesel euro 6 inquinano 28 volte meno di un euro 1; gli euro 4, il 50% in meno di un euro 3. un euro 4 emette il 63% di Co in meno di un euro 1. Sono blocchi del traffico ingiustificati, che non hanno alcuna base scientifica. Perché non cerchiamo i veri responsabili, invece di continuare a criminalizzare gli automobilisti?».Quindi non servono? «Con provvedimenti irrazionali come questi, non si danno risposte serie alle importanti istanze degli ambientalisti e si creano disagi inutili a milioni di cittadini».In Italia abbiamo un parco davvero così vecchio e inquinante?«Il più vecchio d'Europa: l'età media delle auto è 11 anni e ben 4,2 milioni di veicoli hanno tra i 20 e i 29 anni. Un'auto su tre è under euro 4 e 3,7 milioni (il 26,9% del totale) sono euro 0».L'Aci preme sul governo per una rottamazione anche usato su usato…«Rinnovare il parco è una priorità assoluta. Bisogna rottamare le euro 0/3 sostituendole con euro 4/6. L'onere, però, non può ricadere tutto sulle spalle degli automobilisti. Bisogna incentivarli. Ad esempio, abbattendo del 50% l'Ipt (la tassa per la trascrizione dei veicoli sul Pubblico registro automobilistico, ndr). Un segnale in grado di smuovere il mercato, senza sacrifici onerosi per lo Stato, visto che l'investimento è parzialmente compensato dal maggior gettito dell'Iva».La messa al bando delle vetture diesel ha fondamento?«Nessuno. L'Aci è assolutamente contrario all'assurda demonizzazione dei diesel euro 6, nel mirino di tante amministrazioni. Sono motori straordinari, con un impatto ambientale irrisorio. Criminalizzarli significa spaventare gli automobilisti e deprimere il mercato, rischiando posti di lavoro nella produzione e nella vendita».Pensa che motori ibridi ed elettrici possano rappresentare una soluzione?«Certamente. Come tutti i motori di nuova generazione. È il futuro. Ma bisogna arrivarci senza lasciare indietro nessuno».Parliamo di sicurezza: nonostante l'introduzione dell'omicidio stradale, il numero degli incidenti non diminuisce…«Il reato di omicidio stradale, così com'è, rischia di essere controproducente. Se, per chi si ferma a prestare soccorso, scattano automaticamente le manette, il rischio è che non si fermi più nessuno. Bisogna evitare che queste criticità compromettano le ragioni, validissime, del legislatore. Il problema sicurezza, però, si incrocia anche con quello del rinnovo del parco: un veicolo di recente immatricolazione, infatti, ha quasi il 50% di probabilità in meno di essere coinvolto in un incidente stradale grave di un'auto vecchia». Oltre che punire si deve educare?«Educare è molto più importante, perché elimina il problema alla radice: nessuna infrazione, nessuna punizione. L'importante, ovviamente, è educare bene. Sin da giovanissimi. Educazione stradale a scuola, autoscuole, magari di nuova concezione come Ready2go, e corsi di guida sicura sono passaggi fondamentali per evitare che la strada continui a mietere vittime. Sa che è la prima causa di morte tra gli under 24?».Quanto ritiene utili i sistemi di assistenza alla guida per la sicurezza?«Molto utili. Ma non bisogna delegare tutto a loro. I test Euro Ncap hanno certificato che gli Adas (sistemi avanzati di assistenza alla guida, ndr) consentono di evitare o limitare notevolmente le conseguenze degli incidenti. Il solo freno automatico di emergenza riduce l'incidentalità in almeno il 30% dei casi. L'Aci chiede che siano di serie su tutti i veicoli nuovi. Nei Paesi dove così è, in un anno, i morti si sono ridotti di circa il 40%. Grazie ai sistemi “after market", poi, si possono applicare anche ai veicoli meno nuovi, passandoli da un mezzo all'altro, un po' come si faceva con l'autoradio».Un altro problema riguarda gli autovelox, talvolta piazzati dai Comuni come trappole. State raccogliendo le segnalazioni degli automobilisti…«L'autovelox serve a ridurre la velocità per aumentare la sicurezza. Se le multe aumentano, significa che la sicurezza non c'è: l'autovelox ha fallito e va rimosso. Se resta, significa che l'obiettivo è fare cassa. Per questo, spesso, gli autovelox sono invisibili e mal segnalati: trappole per incrementare le entrate. È inaccettabile. Invitiamo gli automobilisti a segnalare gli autovelox-trappola all'indirizzo email segnalaci@aci.it. L'Aci farà sentire la sua voce. Anzi: la loro».Parliamo di infrastrutture: abbiamo visto il moltiplicarsi di viadotti chiusi per crolli e gallerie che perdono pezzi. Come lo spiega?«C'è soprattutto un problema di scarsa o inadeguata manutenzione ordinaria e straordinaria: servono più attenzione e più risorse. Se il distacco di intonaco in galleria è un problema di carenza di manutenzione, il crollo di un viadotto è ben altra cosa. La vita utile di un'infrastruttura è valutata in 50 anni, ma è ovvio che particolari condizioni ambientali e di utilizzo possono determinare durate diverse. Al termine della vita utile, si deve decidere se ripristinare o demolire l'infrastruttura». Crede che percorrendo le autostrade sia a rischio la nostra sicurezza?«No, le autostrade offrono standard di sicurezza superiori a quelli delle altre strade. Lo confermano le statistiche: nell'ultimo ventennio, la maggiore riduzione di incidenti si registra in autostrada, mentre sulla rete urbana avviene ancora il 70% dei sinistri. Anche se gli ultimi dati evidenziano un aumento dell'incidentalità in ambito autostradale, la causa principale non è l'infrastruttura ma il comportamento dell'uomo».Secondo lei bisognerebbe cambiare il sistema dei controlli sulle infrastrutture?«Gli ultimi fatti di cronaca impongono, sicuramente, maggiori controlli e la tecnologia, in questo, può rivelarsi utilissima per realizzare reti di monitoraggio a costi limitati. Lo stato di manutenzione di un viadotto, ad esempio, può essere controllato da remoto, con semplici sensori che dialogano con i satelliti. Ed esistono app che monitorano lo stato di un viadotto transitandoci sopra, registrando i parametri strategici e trasmettendoli in tempo reale al gestore».Di quali risultati raggiunti durante la sua presidenza va più fiero?«La mobilità responsabile è uno dei cardini della nostra attività e le campagne di sensibilizzazione attuate negli ultimi anni hanno fatto centro: solo con #guardalastrada e #mollastotelefono abbiamo raggiunto 7 milioni di persone, richiamando il valore della sicurezza, anche attraverso l'uso corretto del cellulare. Quanto alla Federazione sportiva Aci, sono particolarmente orgoglioso della firma, importantissima, sul contratto che garantisce un futuro al Gran Premio d'Italia di Formula 1, nel “Tempio della velocità" di Monza: un gran bel regalo per tutti gli appassionati di sport dell'auto e anche per i 115 anni che l'Aci compie proprio in questi giorni».