2023-10-03
Blackrock zittisce i gufi: investiamo sull’Italia
Con lo spread in calo e il boom di richieste (4,7 miliardi) per il Btp Valore, la stampa di sinistra accende i fari sulle agenzie di rating: possono colpire il nostro debito. Ma Larry Fink, il numero uno del gestore Usa, il più grande al mondo, dà credito al governo Meloni.Dopo il fantasma dello spread e quello del governo tecnico i ghostbusters di Repubblica ieri si sono messi a caccia dello «spettro» del rating. Agitando la data del 17 novembre quando l’agenzia Moody’s deciderà sull’affidabilità dell’Italia. La minaccia del babau? Se dovesse scegliere la strada del downgrading, cioè del declassamento, si passerebbe dal livello di «investment grade» a quello dello «speculative grade» con un effetto negativo sugli investitori. E se poi il declassamento venisse accompagnato da scelte analoghe di due delle tre altre grandi agenzie S&P, Fitch e Dbrs – che però dovrebbero tagliare due step in un colpo, dunque l’ipotesi appare più improbabile, ammette la stessa Repubblica - allora «le emissioni del Tesoro verrebbero escluse da tutte le principali piattaforme europee ed internazionali degli acquisti». Non è ancora successo niente ma per le cassandre del giornale degli Elkann siamo già a un passo dall’inferno. Con i primi due spettri, intanto, è andata male. La seduta spiritica con cui l’altro quotidiano del gruppo Gedi, ovvero La Stampa, ha evocato l’arrivo dei tecnici facendo roteare il bicchierino sulla G di Gentiloni per ora è servita solo a ridare (vane) speranze agli orfani inconsolabili di Mario Draghi. Quanto al differenziale tra Btp e Bund ieri ha aperto già in calo a 192 punti, contro i 194 della chiusura di venerdì, e ha chiuso ancora più in basso a 189 punti mentre il rendimento del decennale è salito leggermente al 4,8% contro il precedente 4,78 per cento. Anche la fine della luna di miele coi mercati, titolo del Financial Times ripetuto come un mantra dai ghostbusters della sinistra, pare rimandata. Ieri è stata la prima giornata della seconda emissione di collocamento del Btp Valore dedicato ai piccoli risparmiatori (i cosiddetti investitori retail) e il nuovo titolo ha registrato un boom di richieste: sono stati firmati 160.568 contratti per un controvalore di 4,717 miliardi di euro. Nella precedente emissione, che risale allo scorso giugno, il Btp Valore fu emesso per un totale di poco più di 18 miliardi di euro, di cui 5,4 miliardi di euro nel primo giorno di collocamento. Il titolo ha una durata di cinque anni, offre cedole trimestrali e garantisce un extra premio finale di fedeltà per chi lo detiene fino alla scadenza. Per i primi tre anni viene riconosciuto un tasso minimo garantito del 4,10%, che sale al 4,50% per quarto e quinto anno. La seconda emissione si concluderà venerdì 6 ottobre, salvo chiusura anticipata. Certo, ad acquistare non erano chiamati i grandi investitori istituzionali ma i piccoli risparmiatori italiani (che hanno comunque dato un segnale di fiducia). E i big della finanza? A scacciare gli spettri di Repubblica ci ha pensato Larry Fink, il gran capo di Blackrock, la più grande società di investimento del mondo capace di spostare masse di milioni di dollari con un clic. Una sorta di esploratore del mercato che viene seguito a ruota dagli altri investitori internazionali. E che è il primo investitore istituzionale di Piazza Affari: con i suoi fondi gestisce oltre 100 miliardi del risparmio nazionale. Ebbene, Fink ha scelto Milano per iniziare il suo tour europeo. Ha incontrato a pranzo 17 amministratori delegati, e al centro della conversazione c’è stato quasi sempre il grande bisogno di infrastrutture per il futuro, e come finanziarle, attraverso, per esempio, i progetti di co-investimento. Alla fine della giornata, mister Fink ha rilasciato una lunga intervista a Milano Finanza facendo il punto sull’Italia e sulla sua visione di economia e mercati. I fantasmi che vedono nelle redazioni dei quotidiani Gedi agitano anche il sonno del gran capo di Blackrock? Macchè. L’intervistatore gli chiede: il governo Meloni ha appena compiuto un anno, i mercati allora erano scettici, cosa ne pensa oggi? «Io non ero preoccupato affatto. E tutti i protagonisti economici o i leader politici del passato governo che ho sentito nella settimana successiva alle elezioni mi dicevano che sarebbe stata più forte di quanto la gente potesse pensare. Oggi posso confermare che nel primo anno abbiamo visto un governo più forte di quello che alcuni temevano. Certo, guardando indietro ci sono alcune cose per le quali si può avere un’opinione diversa, ma nessun governo al mondo è perfetto». Fink non ha incontrato Meloni in questi giorni ma riparte «pensando che l’Italia sia più forte ora di quanto non fosse un anno fa. E non si può dire lo stesso di altri sistemi economici. Quindi avete un motivo in più per essere ottimisti». Altra domanda: state comprando Btp anche voi a questi tassi? «Posso dire che siamo disposti positivamente verso questi asset. Questo sì», ha risposto il banchiere americano.Ottimista dunque sul Paese, positivo sul primo anno di Giorgia Meloni. Soddisfatto dai risultati degli investimenti nelle banche, invogliato dal Btp, ma soprattutto dai progetti di co-investimento con le aziende italiane sulle infrastrutture per il futuro e la decarbonizzazione del Paese. Quale è il problema maggiore che abbiamo adesso secondo Fink? La paura. Alimentata da una inflazione che durerà a lungo. Già, la paura. Come quella dei fantasmi.